Il diabete continua a esercitare un impatto profondo sulla salute pubblica, contribuendo, assieme alle malattie cardiometaboliche, ad incrementare la mortalità negli Stati Uniti. A documentarlo è una nuova analisi pubblicata su JAMA Health Forum, firmata da ricercatori della Boston University School of Public Health, dell’Università di Helsinki e dell’Università del Minnesota. Solo nel 2023, sono stati circa 525mila i decessi in eccesso tra gli adulti statunitensi rispetto ai livelli attesi sulla base dei trend di mortalità precedenti al 2010. Una cifra impressionante, che assume un significato ancora più grave se si considera che oltre il 90% di questi decessi è avvenuto tra persone senza un titolo di studio universitario.

L’INFLUENZA DELLA SCARSA ISTRUZIONE

Ed è proprio tra le cause principali di questi decessi che il diabete di tipo 2 emerge con forza, insieme alle patologie cardiovascolari, come una delle leve più pesanti di questa silenziosa deriva. “I dati parlano chiaro: le disuguaglianze sociali ed educative si traducono in differenze tangibili nei risultati di salute – spiega il dottor Eugenio Paglino, primo autore dello studio e ricercatore presso l’Istituto di Demografia e Salute della Popolazione dell’Università di Helsinki -.Il diabete non colpisce solo il corpo.  Riflette – e amplifica – vulnerabilità già esistenti nella rete sociale”.

MORTALITA’ IN AUMENTO TRA LA POPOLAZIONE CON BASSA ISTRUZIONE

Dal 2011 al 2023, la mortalità nella popolazione con un basso livello di istruzione è aumentata ben oltre le previsioni: tra i 481mila decessi in eccesso avvenuti nel 2023 tra le persone senza una laurea triennale, si osserva un incremento del 26% rispetto ai trend pre-2010. Tra i laureati, l’aumento è stato molto più contenuto, pari all’8%. E se la pandemia di Covid-19 ha avuto un ruolo nel peggiorare i dati, con un picco nel 2021, è altrettanto evidente che il problema era già iniziato ben prima: una tendenza costante, insidiosa, che porta con sé l’impronta del diabete e delle sue comorbidità.

COSA CI INSEGNA QUESTO STUDIO

Il messaggio che arriva dallo studio è duplice. Da un lato, è necessario riconoscere il diabete come un indicatore di fragilità sistemica, che coinvolge anche istruzione, accesso ai servizi, stili di vita, alimentazione, salute mentale. Dall’altro, è urgente potenziare interventi di prevenzione e cura mirati proprio alle popolazioni più vulnerabili. Non basta, infatti, monitorare gli effetti a breve termine – come la pandemia – ma occorre leggere i trend di lungo periodo, che raccontano storie di ineguaglianza e di salute negata.

 

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