Per affrontare una eventuale emergenza diabete e aiutare i pazienti delle zone colpite dal terremoto nell’Italia centrale, l’Associazione medici diabetologi sta lavorando per offrire il suo sostegno attraverso una serie di risorse: una linea telefonica dedicata, tramite la quale i pazienti possano rintracciare medici diabetologi, che, su base volontaria, rispondano alle loro domande; un camper mobile, adeguatamente equipaggiato e presidiato da diabetologi della zona e postazioni ambulatoriali per assicurare prestazioni specialistiche in tutti i Comuni colpiti dal sisma. E fondi finalizzati alla ricostruzione, affinché, passata l’emergenza, si possa dar vita a progetti specifici per migliorare l’assistenza diabetologica. “Queste -scrive Amd nel comunicato stampa diffuso in questi giorni- le tre principali linee d’azione su cui l’Associazione medici diabetologi, di concerto con Diabete Italia, sta lavorando per dare il suo supporto alle popolazioni del Centro Italia interessate dal terremoto”.
Musacchio (presidente di Amd): “In questa prima fase non c’è ancora una vera e propria emergenza diabetologica. Ma quando si spegneranno i riflettori e lentamente si cercherà di ripristinare una situazione di normalità, questi pazienti dovranno poter fare affidamento sulla continuità delle cure”.
L’azione di Amd punta a prevenire una vera e propria emergenza diabete, che potrebbe crearsi data la situazione di grave disagio in cui si trovano le popolazioni delle aree colpite, e per sostenere le persone con diabete nelle loro esigenze. Spiega la presidente di Amd Nicoletta Musacchio: “Per i pazienti diabetici che risiedono nelle zone terremotate ciò che sarà davvero cruciale è l’organizzazione dell’assistenza nel lungo periodo. In questa prima fase non c’è ancora una vera e propria emergenza diabetologica. Ma quando si spegneranno i riflettori e lentamente si cercherà di ripristinare una situazione di normalità, questi pazienti dovranno poter fare affidamento sulla continuità delle cure, data la cronicità della loro patologia. Pertanto, il Consiglio direttivo di Amd si è subito attivato per mettere in piedi servizi concreti che aiutino i malati a non perdere il contatto con i medici diabetologi del loro territorio, considerando anche i danni riportati dalle strutture ospedaliere o la difficoltà di raggiungere quelle funzionanti”.
“Siamo in contatto con i presidenti delle sezioni regionali Amd interessate dal sisma -prosegue Musacchio- per rendere operativa una task force che coordini l’attivazione, lo svolgimento e l’efficacia delle attività previste e per interfacciarci con le autorità del posto in modo da capire cos’altro possa essere necessario. Ci tengo a precisare che tutta l’operazione viene condotta, attraverso una regia comune, in collaborazione con Diabete Italia e tutte le sue componenti mediche, infermieristiche, di volontariato, affinché la risposta all’emergenza, sul fronte diabete, sia unitaria non solo a livello locale ma anche nazionale. Nell’ambito di quest’iniziativa corale, Amd sta facendo la sua parte, mettendo a disposizione fondi, competenze medico-scientifiche e attrezzature”.
Amd aveva già sperimentato strategie per fronteggiare l’emergenza diabete in caso di terremoto quando nel 2009 fu colpita L’Aquila. Ne era nato anche un documento, “Emergenza e Diabete”, validato e patrocinato dall’International diabetes federation, con informazioni utili ai pazienti e raccomandazioni su come istituire la task force diabetologica per gestire il diabete durante le catastrofi naturali. Il documento contiene, tra l’altro, suggerimenti ai cittadini “per essere pronti a gestire la propria patologia in caso di emergenza (per esempio, l’elenco delle scorte mediche da avere pronte all’uso e degli alimenti di cui fare provvista o l’invito a portare sempre con sé il tesserino ‘Io sono diabetico’), indicazioni sulla conservazione dei farmaci (per esempio, l’insulina può essere conservata a temperatura ambiente per 28 giorni) e su come comportarsi quando l’emergenza è in atto (per esempio, cercare la postazione diabetologica nel centro medico principale dell’area della catastrofe)”.