Il diabete nella popolazione italiana viene periodicamente fotografato dal Rapporto Arno Diabete, che ne descrive con rigore scientifico, sulla base di dati rilevati a livello nazionale, i cambiamenti e l’evoluzione per quanto riguarda la diffusione della patologia e l’assistenza ai pazienti.
La più recente edizione (presentata quest’anno) del rapporto dell’Osservatorio Arno Diabete (che scaturisce dalla collaborazione tra Società italiana di diabetologia e Fondazione Diabete Ricerca onlus con il consorzio interuniversitario Cineca) ci rivela, tra l’altro, che, se è vero che la maggioranza della popolazione diabetica italiana può essere definita “anziana”, sono moltissime le persone con diabete non anziane e nel pieno dell’età lavorativa.
Rapporto Arno Diabete: in Italia vi sono “circa 4 milioni di casi noti e circa un milione di casi misconosciuti”.
Secondo le stime ricavate dai dati sul diabete analizzati dal Rapporto Arno 2017, oggi la prevalenza (diffusione) della patologia nella popolazione italiana è stimata intorno all’8%, considerando sia i casi riconosciuti e diagnosticati sia quelli non ancora individuati, “misconosciuti”, che rappresentano presumibilmente il 20% del totale. In cifre assolute in Italia vi sono “circa 4 milioni di casi noti e circa un milione di casi misconosciuti”. Queste cifre esprimono chiaramente la forte dimensione del problema, che appare ancora più evidente se si considera che, rispetto a venti anni fa, i dati suggeriscono che la diffusione della patologia nella popolazione è percentualmente quasi raddoppiata.
In Italia quasi il 65% dei soggetti con diabete ha 65 anni o più, ma un significativo 35% è in piena età lavorativa.
Osservando più da vicino le fasce di età delle persone con diabete emerge che quasi il 65% di essi (il 63,5%) ha un’età pari o superiore a 65 anni (e il 20% dei diabetici italiani ha ottant’anni o più). Le persone in età lavorativa, cioè di età compresa tra i 20 e o 64 anni, sono però una significativa percentuale, il 35% (per la precisione, il 34,6%, circa un milione di individui): di questi, la parte maggiore è naturalmente quella di fascia più alta (tra 50 e 64 anni), pari al 23,7% del totale dei diabetici italiani. I più giovani, sotto i vent’anni di età, sono circa il 2%.
La classificazione per età riflette anche la ben diversa numerosità di casi di diabete di tipo 1 e di tipo 2: il “T2” rappresenta oltre il 90% dei pazienti diabetici e le possibilità di una sua insorgenza aumentano con l’età.
Dal punto di vista del genere, il diabete colpisce più i maschi (circa 54% del totale) delle femmine, con scarti percentuali a volte evidenti tra i 50 e gli 80 (o più) anni: si registra un 8,6% contro 5,6% tra 50 e 64; si passa a 20,6% contro 15,6% tra 65 e 79 e a 20,5% contro 17,7% tra gli ottantenni e gli over 80. Nelle fasce più giovani, però, cioè tra i 20 e i 49 anni, si rileva una frequenza maggiore (sia pure di poco) di casi tra le donne.