L’aderenza terapeutica è fondamentale, specialmente nelle patologie croniche come il diabete. La mancata osservanza delle prescrizioni del medico è infatti la principale causa di non efficacia della terapia e, quindi, di ricadute, maggiori complicanze e ricoveri ospedalieri e, conseguentemente, di aumentata morbilità e mortalità. Il problema riguarda soprattutto le patologie croniche e, dunque, anche il diabete, dove peraltro si registrano preoccupanti percentuali di mancata aderenza.
Dati dell’Osservatorio sui medicinali OsMed mostrano che molte persone con diabete, il 37%, non seguono correttamente la terapia prescritta: una percentuale allarmante, per i rischi che comporta, anche se risulta che per altre patologie croniche la inadeguata aderenza terapeutica sia ancora maggiore.
Il quadro diffuso dall’Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali (OsMed) del Ministero della Salute italiano è infatti allarmante, in quanto evidenzia come soltanto il 63% delle persone con diabete risulti aderente alle terapie ipoglicemizzanti. Questo significa che su 100 diabetici, ben 37 non si curano come dovrebbero, con il rischio di aggravare la loro condizione e di sviluppare le pericolose complicanze della patologia.
Le persone con diabete, sempre secondo i dati OsMed, sono peraltro tra i pazienti più attenti, perché per altre patologie la mancata aderenza risulta ancor più diffusa. Gli ipertesi, per esempio, aderiscono soltanto per il 58%, quelli che soffrono di osteoporosi per il 52%, per non parlare poi dei pazienti con sindromi ostruttive delle vie respiratorie, che soltanto per il 13,5% seguono le prescrizioni del medico. Sono percentuali preoccupanti, perché la mancata aderenza non colpisce soltanto il singolo paziente, che rischia di peggiorare la propria salute, ma è un costo che ricade sull’intera comunità, in quanto impegna risorse che potrebbero essere riservate alla ricerca e alla cura di altri malati.
Si calcola, infatti, che ogni anno in Europa i ricoveri legati alla mancata aderenza terapeutica rappresentino un costo di 125 miliardi di euro, provocando circa 194.500 decessi. Negli Stati Uniti si sprecano 100 miliardi di dollari, con quasi 200.000 morti, mentre superano gli 11 miliardi di euro l’anno i risparmi che una migliore aderenza consentirebbe al Servizio sanitario nazionale italiano.
Se l’aderenza terapeutica è un problema che riguarda tutte le malattie croniche, ancor più lo è nel caso del diabete, dove il rischio di una progressione delle complicanze è molto alto. Nel caso del diabete di tipo 2, il vero pericolo è il modo silente con cui si evolve, senza sintomi allarmanti, se non quando il danno è già avvenuto. Una scarsa aderenza ha, quindi, ricadute sempre negative sul controllo del diabete, anche in assenza di sintomi immediatamente visibili o percepibili. Ecco allora che seguire con attenzione e costanza la terapia prescritta dal medico è, per la persona con diabete, un vero e proprio imperativo categorico, perché soltanto così si prolunga l’aspettativa e la qualità di vita, cioè si vive più a lungo e in buona salute. Dell’argomento abbiamo parlato recentemente anche qui.
Ma in che cosa consiste la scarsa aderenza al trattamento antidiabetico? Si manifesta principalmente nel dimenticare di assumere i farmaci, o nel prenderne una dose eccessiva, o nel ritardarla rispetto all’orario previsto, o addirittura nel decidere di sospenderla. Molto è legato anche alla complessità del trattamento: l’aderenza è più bassa, per esempio, quando i farmaci da assumere sono numerosi (in generale, sono circa 1,5 milioni gli italiani con malattie croniche che ogni giorno assumono 10 e più farmaci) o, per quanto riguarda il diabete, nella cura con insulina rispetto agli ipoglicemizzanti orali, e questi sono proprio i casi in cui il paziente, o chi lo assiste, devono fare maggiore attenzione. Attenzione che non deve però limitarsi al corretto uso del farmaco prescritto, perché la cura del diabete comporta anche l’osservanza di una dieta, la pratica di attività fisica, l’attuazione di stili di vita più sani.
L’adesione terapeutica nel diabete, quindi, dipende da più fattori e presuppone un’adeguata informazione non soltanto per una corretta autogestione della propria condizione da parte della persone diabetica, ma anche da parte dei familiari e di chi assiste il paziente. Qui infatti non basta assumere i farmaci così come prescritto dal medico, condizione in ogni caso essenziale, ma bisogna anche impegnarsi a seguire una specifica dieta, a praticare costante attività fisica, ad automonitorare la glicemia: insomma, imparare ad autogestirsi o comunque aderire al piano di cura stabilito dal proprio team diabetologico.
Un’indagine sulla cronicità: un questionario online per raccogliere idee e suggerimenti sulla gestione delle patologie croniche, come il diabete, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita di chi ne soffre.
CGM Italia, azienda leader mondiale nella sanità elettronica, sta realizzando un’indagine nazionale e multitarget che si prefigge di raccogliere suggerimenti su come migliorare la qualità della vita di pazienti che soffrono di patologie croniche (come malattie cardiovascolari, diabete, colesterolo alto, asma e Bpco, sindromi metaboliche, osteoporosi, artrite, tumori, allergie eccetera) e di far emergere “buone pratiche” in termini di servizi, protocolli e strumenti, a beneficio del paziente e di chi si trova a gestirlo in prima linea.
Il progetto coinvolge medici di medicina generale, farmacisti e pazienti e “Tuttodiabete.it”, vista l’importanza dell’iniziativa, partecipa a questa survey per raccogliere idee e suggerimenti proposti dalle persone con diabete. L’invito che facciamo ai nostri lettori è di contribuire alla buona riuscita dell’indagine. Compila il questionario e contribuisci anche tu allo studio cliccando qui (Assicuriamo che non porta via più di 3 minuti. Grazie per il tuo supporto)..