Fu approvata nel 1987 dal Parlamento italiano la prima legge sul diabete, la Legge 115.
Le norme “per la prevenzione e la cura del diabete” sono le fondamenta sulle quali si è cominciato a costruire l’edificio, ancora da completare, dei diritti della persona con diabete sia sul piano sanitario, sia su quello sociale
Dopo un lungo travaglio, il 16 marzo 1987, veniva approvata dal Parlamento italiano e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la “Legge n. 115 – Disposizioni per la prevenzione e la cura del diabete mellito”, che riconosceva per la prima volta ufficialmente l’importanza della patologia e la necessità di una specifica tutela legislativa per chi ne fosse affetto.
Primi firmatari delle proposte di legge erano stati esponenti di tre dei principali partiti di allora (Aldo Pastore del Pci, Francesco Lussignoli della Democrazia cristiana, Cristiana Muscardini Palli del Movimento sociale-Destra nazionale) e la normativa aveva poi trovato il sostegno di tutte le forze politiche presenti in Parlamento.
Il testo finale, poi convertito in legge dalle Camere, portava come prima firma quella dell’onorevole Pastore, che può essere considerato il “padre” della 115 a livello parlamentare. Ma decisivo per il raggiungimento del risultato fu l’impegno delle Associazioni di volontariato di pazienti e familiari (in prima fila la Fand, allora guidata dal fondatore Roberto Lombardi, e la Fdg-Federazione diabete giovanile), che per mesi lavorarono per far comprendere ai politici, spesso non consapevoli del problema, che una legge sul diabete e per i diabetici era necessaria: per garantire ai pazienti tutte le cure adeguate e per contrastare le ingiuste discriminazioni che dovevano subire sul piano sociale, nel mondo del lavoro, nella scuola, nello sport.
La legge 115/87, che definisce il diabete una patologia “ad alto interesse sociale”.
Ancora oggi, a quasi trent’anni dalla sua promulgazione, è da considerarsi sostanzialmente valida come base e punto di riferimento per l’attuazione dei diritti della persona diabetica alla salute e al pieno inserimento nella società.
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