Spesso purtroppo la terapia antidiabete non è osservata correttamente dai pazienti, specialmente da quelli più anziani. Un recente studio giapponese, pubblicato sulla National library of medicine (biblioteca medica mondiale fondata dal Governo Usa) ha cercato di capire quali fattori ostacolano di più l’aderenza alla terapia da parte dei pazienti e ha sottolineato il ruolo positivo che può avere la consulenza del farmacista alla persona con diabete che fatica a rispettare le prescrizioni del medico.
Un recente studio ha valutato quali fattori determinano la scarsa aderenza alla terapia antidiabete prescritta dal medico da parte di molti pazienti, soprattutto anziani. E sottolinea il ruolo positivo che può avere il farmacista nel contrastare il fenomeno.
Lo studio (condotto da Nobuyuki Wakui e altri) si intitola “Fattori associati alla compliance medica in pazienti anziani con diabete mellito di tipo 2” (“Factors Associated With Medication Compliance in Elderly Patients With Type 2 Diabetes Mellitus”): chi volesse approfondire l’argomento, può consultare il testo in lingua inglese qui.
I ricercatori hanno analizzato i comportamenti di pazienti con diabete di tipo 2 di età pari o superiore a 65 anni, senza complicanze o sintomi di complicanze, in grado di autogestire la propria terapia, senza problemi nelle funzioni cognitive e capaci di compilare il questionario proposto dallo studio senza l’aiuto di altri. Queste persone sono state scelte tra i pazienti che frequentavano almeno una volta al mese le farmacie territoriali dell’area di Shinagawa, in Tokyo, nel 2019 (marzo-settembre).
Pur nelle specificità della situazione giapponese, la ricerca ha ricavato risultati utili anche per i Paesi urbanizzati, industrializzati e terziarizzati dell’Occidente. E infatti lo studio è stato pubblicato su un portale statunitense.
I ricercatori sono partiti da una realtà che conosciamo anche qui in Italia (si veda, per esempio, sul nostro sito qui): spesso i pazienti con diabete di tipo 2, specialmente se anziani, non seguono correttamente la terapia prescritta, con rischi e danni per la loro salute. Capirne le ragioni e favorire una migliore “compliance” (osservanza) è fondamentale per migliorare l’efficacia del loro trattamento e, di conseguenza, la loro qualità di vita.
Molti pazienti, col tempo, smettono di sottoporsi alle visite mediche e di rispettare scrupolosamente le cure, con la conseguenza di esporsi frequentemente alle complicanze del diabete.
I ricercatori osservano che, poiché il diabete spesso per lungo tempo non ha sintomi soggettivi e gli effetti delle cure non sono avvertiti in misura chiara e immediata, può risultare difficile motivare i pazienti ad aderire solidamente alla terapia antidiabete. Infatti, sottolineano, molti pazienti, con il tempo, smettono di sottoporsi alle visite mediche e di rispettare scrupolosamente le cure, viste più come un fastidio quotidiano, con la conseguenza di esporsi frequentemente alle complicanze del diabete (cecità, malattia renale, neuropatia, cardiopatie eccetera), che sono molto pericolose, ma che sarebbero prevenibili. In Giappone questo negativo fenomeno è in aumento, anche in relazione al fatto che l’età media dei diabetici di tipo 2 è superiore ai 70 anni.
Quindi, l’aderenza alla terapia, la compliance (intesa come la capacità del paziente di assumere correttamente i farmaci prescritti secondo le indicazioni del medico e avere una adeguata comprensione di come e quando prenderli), diventa fondamentale per evitare che la condizione di diabete di tipo 2 diventi una malattia grave a causa delle complicazioni.
Nota lo studio che in molti ospedali gli specialisti danno supporto ai pazienti ricoverati: guida al trattamento del diabete da parte dei medici, guida al corretto stile di vita da parte degli infermieri, guida al trattamento farmacologico da parte del farmacista, guida alla sana alimentazione da parte del dietologo. Ma la maggior parte dei diabetici di tipo 2 in Giappone è assistita soltanto dai medici di famiglia (situazione riscontrabile spesso anche in Italia).
Il farmacista può favorire una migliore aderenza alla terapia tramite un’informazione chiara e completa, che faccia capire al paziente l’importanza di seguire scrupolosamente le prescrizioni del medico.
Secondo i ricercatori, quindi, i farmacisti di comunità -che ricevono le prescrizioni dai pazienti non ospedalizzati per dispensare i medicinali- possono giocare un ruolo importante nel favorire la corretta osservanza del trattamento farmacologico.
In particolare, i farmacisti territoriali -che hanno frequenti contatti con le persone con diabete che si recano in farmacia- hanno la possibilità di accertare il livello di compliance dei pazienti e contribuire a migliorarla con l’informazione e il consiglio, di testare l’eventualità di effetti collaterali dei farmaci, di verificare l’eventuale calo delle funzioni cognitive nei pazienti e il peggioramento della qualità della vita legato all’età (elementi che possono compromettere la compliance).
Attraverso il questionario si sono analizzati i fattori connessi con la compliance: conoscenza del funzionamento e degli effetti collaterali dei farmaci, qualità di vita dei pazienti, soddisfazione nei confronti del trattamento.
Lo scopo era dare al farmacista informazioni utili sul peso di questi fattori per meglio agire quando si tratta di dare indicazioni ai pazienti in materia di osservanza della terapia antidiabete.
Il fattore che più condiziona l’aderenza alla terapia nelle persone con diabete di tipo 2 è la consapevolezza: chi ha maggiore conoscenza degli effetti positivi della terapia e delle ragioni per cui la deve rispettare ha una migliore compliance, perché è più motivato.
I risultati dello studio mostrano che i fattori che influenzano la compliance negli anziani con diabete di tipo 2 sono essenzialmente questi: conoscenza del farmaco e del suo funzionamento, conoscenza degli effetti collaterali, conservazione dei medicinali, livello di qualità della vita e condizione fisica della persona.
Tra questi fattori, la conoscenza degli effetti terapeutici del farmaco mostra la più forte associazione con la compliance. In sostanza, il paziente che sa e capisce perché deve assumere quel medicinale e quali sono gli effetti benefici che ha sulla sua salute, è meglio disposto a rispettare regolarmente la terapia antidiabete.
Questo elemento non va confuso con il grado di soddisfazione che il paziente esprime nei riguardi del trattamento: secondo lo studio, non emerge una relazione tra soddisfazione per il trattamento e livello di compliance. Perciò gli operatori sanitari non dovrebbero pensare che, poiché i pazienti si sentono sodisfatti della cura, allora assumano i farmaci correttamente come prescritto.
La differenza la fa non il grado di soddisfazione, ma il livello di consapevolezza dell’importanza di prendere le medicine con continuità e regolarità. Infatti, nel gruppo di pazienti con buona compliance esaminati dall’indagine, la percentuale di quelli che conoscevano bene o in buona parte funzionamento ed effetti collaterali dei medicinali era alta. Viceversa, nel gruppo con scarsa compliance, era alta la percentuale di chi non aveva una buona conoscenza.
Perciò -argomentano gli autori- è importante spiegare chiaramente ai pazienti quanto a lungo debbano prendere il farmaco, quanto la glicemia migliorerà, e quali sono i benefici del medicinale per la salute.
Gli autori avvertono che il loro studio ha il limite di aver potuto utilizzare un numero non elevato di questionari e auspicano la realizzazione di altre ricerche per approfondire il tema, ma già questi risultati danno indicazioni valide e utili. (SV)
Riproduzione riservata ©