Garantire alle persone con diabete, ma anche agli specialisti che se ne prendono cura un accesso equo, tempestivo e sostenibile alle più innovative tecnologie per la gestione della patologia, a prescindere dalla Regione di appartenenza. È questo il messaggio lanciato in occasione dell’evento “Il monitoraggio interstiziale del glucosio: il coordinamento multilivello per garantire un accesso equo a tutti i pazienti”, ospitato in Senato su invito della Senatrice Tilde Minasi. Al convegno, realizzato con il contributo non condizionante di Roche, hanno preso parte Istituzioni, esperti, società scientifiche e associazioni di pazienti provenienti da tutta Italia.

IL PUNTO DI VISTA DELLE ISTITUZIONI

“Momenti di condivisione come questo sono il motore del cambiamento: è dal confronto, dall’unione dei punti di vista più disparati, che nascono le migliori idee – commenta la Senatrice Tilde Minasi, membro della Commissione Affari Sociali del Senato della Repubblica -. Il diabete è una malattia cronica che, se non correttamente monitorata, può causare numerose complicanze agli organi, nonché costi altissimi per il Sistema Sanitario Nazionale. Oggi, grazie all’impiego delle nuove tecnologie è possibile tenere costantemente sotto controllo il valore del glucosio e, di conseguenza, constatare la reale efficacia della terapia assunta, permettendo allo specialista di apportare, laddove necessario, tempestive modifiche ed al paziente di godere di una migliore qualità della vita. Tuttavia – aggiunge la senatrice -, queste innovazioni non sono alla portata di tutti: in alcune Regioni restano inaccessibili. Ma un paziente che vive in Calabria non può non avere gli stessi diritti di chi vive in Lombardia. La sanità non è mai un costo, è sempre un investimento. Per questo, è arrivato il momento di sfruttare appieno, mettendole al servizio di ogni paziente diabetico, tutte le tecnologie, comprese quelle più avanzate, di cui disponiamo”, evidenzia la Senatrice.

L’ACTION PAPER PER LA GESTIONE OTTIMALE DELLA MALATTIA DIABETICA

Affinché queste proposte possano trasformarsi in azioni concrete è stato siglato l’“Action Paper per la gestione ottimale della malattia diabetica”, documento volto a ridefinire e migliorare la presa in carico delle persone con diabete, attraverso soluzioni di policy che consentano alla pluralità delle soluzioni presenti e future di poter essere messe rapidamente a disposizione di persone con diabete e clinici in modo equo e sostenibile, superando le barriere nazionali e regionali ancora esistenti. In Italia, secondo i dati Istat, sono circa 3,9 milioni le persone che hanno dichiarato di avere il diabete nel 2023, ovvero il 6,6% della popolazione e le proiezioni future indicano che nel 2040 questa percentuale potrebbe arrivare fino al 10%, con un conseguente aumento dei costi diretti e indiretti legati alla malattia, e possibile aumento anche delle comorbidità collegate. Questo perché il diabete è una malattia che richiede un monitoraggio costante e che può causare complicanze a lungo termine se non adeguatamente controllata, come retinopatia, patologie renali e cardiovascolari, oltre ad avere un forte impatto psicologico ed emotivo sul benessere della persona e sulla sua qualità di vita.

LA LEGGE 130/2023

“Poco più di un anno fa vedeva la luce la legge 130/2023 che dispone il monitoraggio e lo screening su base nazionale di tutta la popolazione pediatrica per rilevare gli anticorpi di diabete tipo 1 e celiachia. Un passo fondamentale di prevenzione. A distanza di un anno abbiamo dei dati che sono drammatici da un lato e dall’altro testimoniano la bontà della legge, perché la percentuale di chi è predisposto al diabete di tipo 1, è di 3-4 volte quasi superiore rispetto al percentuale normalmente osservata – afferma l’On. Giorgio Mulè, Vicepresidente della Camera dei Deputati -. Oggi è fondamentale seguire persone e bambini predisposti al diabete di tipo 1, e quindi avere un monitoraggio continuo di ciò che accade con il glucosio e di tutto ciò che riguarda l’evoluzione del diabete di tipo 1, così da avere un follow up continuo rispetto le condizioni di queste persone. Ed è soltanto con l’applicazione di dispositivi medici che possano rilevare e riportare nel tempo questi dati che raggiungeremo il risultato ed è quello che abbiamo iniziato a fare con chi è stato già rilevato positivo nel primo screening pilota”.

I BENEFICI DELLA NUOVE TECNOLOGIE

“Avere un buon controllo glicemico equivale a una riduzione di ospedalizzazioni e accessi al pronto soccorso e alla prevenzione delle complicanze a lungo termine, per questo negli ultimi anni la ricerca si è concentrata sullo sviluppo di dispositivi per il monitoraggio in continuo della glicemia in grado di prevenirne i pericolosi sbalzi – aggiunge Riccardo Candido, Presidente Nazionale Associazione Medici Diabetologi -. Oggi la presa in cura della persona con diabete è migliorata significativamente grazie ai numerosi device per il monitoraggio che abbiamo a disposizione, strumenti costo-efficaci sempre più vicini ai bisogni quotidiani delle persone con diabete e fondamentali per personalizzare la terapia, ma questo non basta. È fondamentale che la tecnologia sia resa accessibile in modo omogeneo a livello nazionale e che ogni paziente sia educato al suo corretto utilizzo, così da poter sfruttare a pieno tutti i benefici dell’innovazione per migliorare la propria condizione clinica e psicologica. La tecnologia non è un costo ma un investimento che permette di ridurre i costi diretti e indiretti legati al diabete”.

REGIONE CHE VAI, SANITA’ CHE TROVI

Numerose le testimoniane pervenute dalle diverse regioni d’Italia: “Mancano percorsi strutturati che rispondano realmente alle linee guida sulla gestione del paziente diabetico – dice Fabiana Anastasio del Coordinamento Associazione Pazienti Diabetici per la Regione Campania -. Nel 1987 è stata approvata una legge nazionale sul diabete (Legge 16 marzo 1987, n. 115: “Disposizioni per la prevenzione e la cura del diabete mellito”, ndr) che, già quasi 40 anni fa, prevedeva che il paziente diabetico fosse preso in carico da un team diabetologico multidisciplinare. Ad oggi, questo approccio multi-professionale non è disponibile in tutti i centri di cura italiani. Sono ancora tanti gli ambulatori all’intero dei quali lavora un unico medico”, aggiunge Anastasio. Lina delle Monache, Presidente Federdiabete per la Regione Lazio, assicura che “l’innovazione, sia in campo farmaceutico che nell’ambito dei dispositivi medici, ha un’indiscutibile validità dal punto vista del rapporto costo-benefici. Investire in nuove tecnologie abbatte le spese a carico del SSN, soprattutto a lungo termine. Pensiamo solo al costo di un singolo accesso al pronto soccorso, che può superare i mille euro, o a quello, ben più oneroso di una degenza ospedaliera. Una persona con diabete sottoposta ad un monitoraggio costante, grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie, costa al SSN circa tremila euro, un paziente diabetico che sviluppa delle complicanze fino a 35mila euro. È dall’evidenza dei numeri che prende vita l’appello che rivolgiamo alle Istituzioni affinché siano lungimiranti e investano di più in sanità, anche a medio e lungo termine, migliorando nel concreto la qualità di vita non solo dei pazienti, ma anche dei loro caregiver. I farmaci innovativi, seppur costosi, sono efficaci”.

REGIONE LAZIO, UN ESEMPIO VIRTUOSO

Recentemente, la regione Lazio ha esteso la rimborsabilità dei dispositivi tecnologici per l’automonitoraggio glicemico anche ai pazienti diabetici che non utilizzano l’insulina con cadenza regolare. “In particolare – spiega Vincenzo Fiore, direttore U.O.S.D. Diabetologia ed Endocrinologia e referente per le tecnologie ASL RM 5, referente valutazione multidimensionale geriatrica P.O. Tivoli e Presidente Associazione Medici Diabetologi Regione Lazio – questa estensione ha coinvolto i pazienti con diabete di tipo 2 che sono in trattamento con meno di tre dosi di insulina al giorno (quindi anche una sola) ed i diabetici tipo 2 ad alto rischio cardiovascolare che utilizzano farmaci di nuova generazione. A questi ultimi è concesso l’utilizzo dei dispositivi per un intero mese, così da poter valutare gli effetti della terapia e individuare gli stili di vita inappropriati da correggere, dalla cattiva alimentazione, alla troppa sedentarietà. In altre parole, l’utilizzo di questo strumento permette anche ai pazienti con diabete di non sottoposti a trattamento insulinico e di prendere coscienza della propria patologia, diventando consapevoli di ciò che una malattia cronica rappresenta – continua Fiore -. Ma non è tutto. Queste tecnologie sono estremamente utili per il monitoraggio in terza età: i due terzi della popolazione diabetica di tipo 2 è anziana e un mancato controllo delle ipo e iperglicemie può determinare gravi danni a tutti gli organi nobili, in particolare al cervello, causando declino cognitivo. Altre evidenze scientifiche, inoltre, hanno dimostrato una riduzione delle ospedalizzazioni proprio tra i pazienti che utilizzano i sensori a bassa tecnologia”.

I PUNTI CHIAVE DELL’ACTION PAPER

Tutte queste riflessioni e proposte trovano un comune denominatore nell’ “Action Paper per la gestione ottimale della malattia diabetica”, documento che punta verso chiari obiettivi:

 

  • Un celere e costante aggiornamento delle Linee di indirizzo regionali per la prescrizione dei dispositivi prima della pubblicazione delle gare di acquisto riferibili a nuove tecnologie
  • Strutturazione di modelli di procurement innovativi definiti in base a una programmazione sanitaria corretta e allineata al fabbisogno, volta ad assicurare a persone con diabete un accesso ampio ed equo alle soluzioni di monitoraggio, incluse le tecnologie più recenti messe a disposizione dall’industria, lasciando al clinico la decisione di quale sia il device migliore in ottica di appropriatezza prescrittiva e personalizzazione della terapia.
  • Rappresentanza costante di associazioni pazienti e società scientifiche in tavoli tecnici virtuosi al fianco delle istituzioni regionali e nazionali, affinché sostengano con le proprie competenze tecniche, esperienze e professionalità non solo la fase di programmazione sanitaria, ma tutto il percorso di gestione integrata della patologia volto a migliorare la qualità di vita di ogni persona con diabete.
  • Percorsi di formazione dedicati alle associazioni pazienti che favoriscano l’approfondimento di tematiche tecniche e l’adozione di linguaggi comuni, rafforzando la prospettiva delle persone con diabete nei tavoli di lavoro chiave al fianco delle istituzioni.
  • Ampliamento dei centri prescrittori di device costo-efficaci nelle regioni.
  • Realizzazione di condizioni di equità di accesso su base nazionale affinché ogni persona con diabete, da Nord a Sud, possa avere accesso a modelli di cura e gestione della patologia sempre più personalizzati, equi e sostenibili.

NUOVE TECNOLOGIE, I BENEFICI PER I CLINICI

“La tecnologia ha cambiato la vita non solo dei pazienti, ma anche dei diabetologi – aggiunge Nicola Napoli, professore ordinario di endocrinologia, direttore patologie osteometaboliche e della tiroide Policlinico Universitario Campus Bio Medico di Roma e Presidente Società Italiana di Diabetologia Regione Lazio -. Negli ultimi anni la qualità dei sensori per il monitoraggio della glicemia è nettamente migliorata. Oggi disponiamo di device molto facili da utilizzare, sia per i pazienti, che per il medico che ne deve interpretare i dati. Dispositivi che permettono di verificare ogni fluttuazione della glicemia, sia in eccesso che in difetto, poiché sono proprio queste variazioni, che si possono manifestare anche di notte senza che il paziente se ne accorga, a causare le complicanze cardiovascolari, molto comuni tra i pazienti diabetici, e potenzialmente letali. Evitare queste escursioni glicemiche significa, non solo scongiurare danni vascolari, anche gravissimi, ma anche migliorare la sicurezza del paziente. La persona con diabete che può utilizzare questi dispositivi si sentirà confortato anche da un punto di vista psicologico, sapendo di poter misurare, con estrema precisione, sempre ed ovunque si trovi la sua glicemia. Tutto questo, dunque, a vantaggio anche della sua qualità di vita”, aggiunge il professor Napoli.

ITALIA, UN PAESE A 21 VELOCITA’

In virtù del loro impatto sulla vita della persona con diabete, l’adozione di qualsiasi innovazione proposta dal clinico deve essere discussa con il paziente. “Sin da momento della diagnosi è assolutamente necessario prevenire quanto più possibile le complicanze. E questa strada è oggi percorribile con maggiore facilità grazie ai farmaci innovati ed ai nuovi device di monitoraggio della glicemia che devono essere messi a disposizione di medico e paziente, affinché insieme possano scegliere la soluzione migliore per la persona con diabete che ci dovrà convivere 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno. Per questo – spiega Stefano Nervo, Presidente di Diabete Italia – è indispensabile che il paziente non venga mai escluso da questa scelta. Per poter garantire ciò è necessario che le singole Regioni, in virtù della regionalizzazione della sanità, mettano in piedi una gara. Tali gare per ‘Diabete Italia’ è necessario che siano aperte, dunque degli accordi quadro, multi lotto e che, soprattutto, pongano attenzione ad aspetti specifici come l’aggiornamento tecnologico ed alla possibilità di avere supporto anche la notte o durante il fine settimana, momenti in cui non è raro che si verifichino delle complicanze. Avere il diabete in una regione italiana piuttosto che in un’altra non è la stessa cosa, purtroppo viviamo in un paese con 21 sistemi sanitari regionali, e tutti con un approccio diverso nella presa in carico del paziente, sistema di approvvigionamento e modalità di distribuzione di farmaci e device. Risiedere in posti diversi significa avere una possibilità di curarsi differente, e le linee guida nazionali e regionali non sono al passo con le ultime innovazioni tecnologiche disponibili e soprattutto non sono allineate alla convergenza delle categorie già presente nelle Linee Guida. Per questo, con Diabete Italia, attraverso i suoi rappresentanti regionali eletti, stiamo condividendo le migliori pratiche messe a punto nelle gare che hanno avuto buon esito. Credo che seguire gli esempi virtuosi – conclude Nervo – possa essere un buon punto di partenza per tutte quelle Regioni che, finora, sono rimaste indietro”.

 

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