La chetoacidosi diabetica è una grave complicanza del diabete di tipo 1 e colpisce in modo particolare i bambini al di sotto dei sei anni. La si può prevenire se il diabete è diagnosticato tempestivamente: a questo risultato punta la campagna promossa dalla Siedp (Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica, oggi presieduta da Franco Cerutti), che nei prossimi mesi, attraverso poster, spot, opuscoli informativi, newsletter, si propone di informare medici (in primis i pediatri), famiglie e operatori sanitari su come riconoscere subito l’insorgenza del diabete di tipo 1 nel bambino, facendo attenzione ai sintomi fondamentali: innanzitutto, “tanta sete e tanta pipì”, in quantità molto superiore alla norma.
La campagna nasce dalla constatazione che, proprio a causa di diagnosi tardive, il 38% dei bambini viene diagnosticato quando già è presente la chetoacidosi diabetica e, al di sotto dei sei anni, la percentuale sale addirittura al 70%.
La chetoacidosi diabetica (una sorta di intossicazione dell’organismo causata da produzione di corpi chetonici acidi in reazione alla carenza di insulina tipica del diabete, accompagnata da forte iperglicemia) può essere affrontata e superata: la Siedp ha elaborato e diffuso agli operatori sanitari precise Linee guida che stabiliscono i protocolli di intervento da seguire nei casi in cui la complicanza si sia manifestata, ma avverte che si tratta di una condizione pericolosa, che nelle forme più gravi può arrecare al bambino danni seri cerebrali e neurologici (a partire dall’edema cerebrale) e nel peggiore dei casi può portare persino alla morte (la mortalità causata dalla chetoacidosi diabetica è stimato intorno allo 0,15-0,30%). D’altro canto, può essere facilmente prevenuta se il diabete infantile è individuato e trattato subito e perché ciò avvenga è necessario che tutte le persone, dai medici ai genitori, siano coscienti e consapevoli del problema, e abbiano sempre presente, come recita lo slogan della campagna, che “anche i bambini possono avere il diabete”. “Parlane con il tuo pediatra” è l’invito rivolto a mamme e papà che riscontrino nel loro bimbo una sete eccessiva, un’anomala necessità di fare pipì, un dimagrimento non giustificabile. Dell’argomento “diabete infantile e chetoacidosi diabetica” abbiamo parlato più diffusamente qui.
Non si può ancora prevenire il diabete di tipo 1, ma certamente si possono prevenirne le complicanze, come la chetoacidosi diabetica nel bambino.
La campagna coinvolge tutti i pediatri Siedp e i pediatri di libera scelta. Presso le scuole di tutta Italia e negli studi di diecimila pediatri saranno distribuiti materiale informativo, poster e locandine; sarà realizzato e diffuso un video “Pubblicità e Progresso”, destinato a televisioni e social network, con i noti comici Ale & Franz, testimonial dell’iniziativa. La campagna Siedp conta sulla collaborazione di Agd Italia (Coordinamento tra le Associazioni italiane giovani con diabete), Fdg (Federazione italiana diabete giovanile), Ispad (International society for pediatric and adolescent diabetes), Sip (Società italiana di pediatria) e sul contributo non condizionante di Bayer.
Una recente indagine condotta dal Gruppo di studio diabete della Siedp, coordinato dalla dottoressa Ivana Rabbone dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, ha rilevato che su 2453 bambini o adolescenti con esordio della malattia nel 2012-2013, circa il 38,5% aveva chetoacidosi diabetica e il 10,3% di questi in forma grave; tra quelli in età prescolare, il 72% manifestava la complicanza e il 16,6% in forma grave. “E sotto i sei anni è l’età più rischiosa -ammonisce Rabbone – Ma se non si può prevenire il diabete, si può invece prevenire la chetoacidosi diabetica. È nostro obbligo morale fare di tutto per evitare questa complicanza”.
Il diabetologo Scaramuzza: “La diagnosi di diabete è una delle più facili, perché i sintomi, sete e bisogno di urinare eccessivi, sono evidenti. Il problema è che bisogna pensarci. Per questo vogliamo mandare messaggi semplici e intuitivi che possano arrivare a tutti”.
“L’obiettivo della campagna è abbattere il più possibile quel 38,5% e quel 72% di incidenza di questa emergenza clinica -dichiara Andrea Scaramuzza, responsabile del Servizio di diabetologia dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano- La diagnosi di diabete è in fondo una delle più facili, perché i sintomi, sete e bisogno di urinare eccessivi, sono molto evidenti. Il problema è che bisogna saperlo e pensarci. Ci sono medici che scambiano quei sintomi per qualcos’altro proprio perché non ci pensano. Per questo puntiamo sulla diffusione di messaggi chiari, semplici e intuitivi che raggiungano famiglie, pediatri, medici del lavoro, medici che lavorano nelle periferie eccetera”.