Capire come si può difendersi dal coronavirus quando c’è il diabete è importante, perché purtroppo molte delle persone sin qui colpite da Covid-19 sono diabetiche, data la grande diffusione del diabete in tutto il mondo. Si valuta che, globalmente, tra i contagiati vi sia una percentuale di persone con diabete fra il 20 e il 50%.

Alla luce di queste stime e del rischio elevato di complicanze gravi causato dalla combinazione diabete-coronavirus, un gruppo internazionale di esperti nel campo della diabetologia e della endocrinologia ha elaborato una serie di raccomandazioni per i medici sulla prevenzione e sulla gestione di pazienti con diabete in caso di Covid (detta anche, più analiticamente, infezione da Sars Cov-2, dall’inglese Severe acute respiratory syndrome Coronavirus-2).

Difendersi dal coronavirus quando c’è il diabete: un gruppo internazionale di esperti indica ai medici alcune raccomandazioni per la prevenzione e per il trattamento delle persone con diabete in caso di Covid-19.

Il testo, che porta la firma di una lunga lista di autori (primo nome dell’elenco quello del professor Stefan R. Bornstein), si intitola “Practical recommendations for the management of diabetes in patients with Covid-19” ed è stato pubblicato il 23 aprile sull’autorevole rivista scientifica “Lancet Diabetes & Endocrinology”.

Gli studiosi spiegano che i dati disponibili rivelano che la maggior parte dei pazienti con Covid risulta avere anche altre patologie, le più ricorrenti delle quali sono appunto diabete, malattie cardiovascolari e ipertensione e che in questi casi gli effetti del contagio sono potenzialmente più gravi. Inoltre, il documento fa notare che frequentemente le persone con diabete di tipo 2 di età avanzata hanno anche forme di patologia cardiovascolare, che li espongono a maggiori possibilità di un decorso sfavorevole di una eventuale infezione Covid. Elementi che accrescono nella popolazione diabetica il rischio, in caso di contagio, di avere conseguenze più gravi per la salute.

Pertanto, questa maggiore fragilità delle persone con diabete rispetto a quelle non diabetiche richiede particolare attenzione: da un lato, nel fare tutto il necessario per evitare il contagio, con l’osservanza delle misure precauzionali valide per tutti, mantenendo sempre lo stretto controllo del diabete, e, dall’altro, nel trattare con la dovuta appropriatezza i casi di persone diabetiche affette da Covid. Per questo il gruppo di studiosi ha indicato alcune raccomandazioni generali per i medici, da applicare nei casi specifici dei pazienti diabetici che devono seguire, allo scopo di contribuire a mettere la salute delle persone nella condizione di difendersi dal coronavirus quando c’è il diabete.

Diabete e Covid-19: i principali punti emersi dal documento internazionale sintetizzati da Sid e Amd.

La Società italiana di diabetologia (Sid) e l’Associazione medici diabetologi (Amd) hanno analizzato le indicazioni del documento internazionale su come difendersi dal coronavirus in presenza di diabete, sintetizzandone i principali punti e raccogliendoli in un comunicato congiunto, i cui contenuti riportiamo qui sotto.

Scrivono Sid e Amd: “Un panel di esperti internazionali ha tentato di mettere a punto dei suggerimenti di trattamento per le persone con diabete e Covid-19, pur in assenza di chiare evidenze scientifiche. Ecco i principali punti emersi dall’analisi pubblicata su Lancet Diabetes & Endocrinology”.

Prevenzione: la parola d’ordine

-Quel che è certo è che appare fondamentale fare di tutto per prevenire l’infezione da Sars Cov-2 nella popolazione diabetica.

-I pazienti vanno sensibilizzati all’importanza di un controllo metabolico ottimale (che comprende glicemia, ma anche pressione arteriosa, colesterolo e trigliceridi), ottimizzando l’eventuale terapia in atto e soprattutto non sospendendola, se non sotto stretto controllo medico, che, visto il momento, può avvenire anche da remoto, con strumenti di telemedicina o comunicazioni via email o sms.

-La terapia antipertensiva con sartani o Ace-inibitori e quella anti-colesterolo con statine non solo non va sospesa, ma va assolutamente proseguita.

-Anche l’obesità e il sovrappeso rappresentano importanti fattori di rischio per i pazienti con Covid-19 (motivo in più per mettersi a dieta o almeno per cercare di non aumentare di peso) perché riducono il volume polmonare, alterano la meccanica respiratoria e l’ossigenazione in corso di ventilazione meccanica, soprattutto in posizione supina. Questi soggetti presentano inoltre un’infiammazione di basso grado cronica e alterazioni dell’immunità, aggravate dalla presenza di insulinoresistenza, che riducono la loro capacità di risposta agli agenti infettivi.

Qual è la migliore terapia anti-diabete nei ricoverati e negli altri

-Nei pazienti ricoverati per Covid-19 è invece necessario stare in guardia circa l’eventuale comparsa di diabete di nuova insorgenza (il virus può attaccare anche le cellule beta del pancreas, responsabili della produzione di insulina), monitorando con attenzione glicemia, elettroliti, chetoni.

-I pazienti con diabete di nuova insorgenza e quelli già diabetici, se affetti da Covid-19 in forma moderato-grave, richiedono in genere il passaggio a terapia insulinica per via endovenosa ad alte dosi, con l’obiettivo di mantenere la glicemia tra i 72 e i 180 mg/dl.

-Potrebbe essere prudente sospendere la metformina e gli inibitori di Sglt 2, ma solo in caso di infezione grave da Sars Cov-2, per evitare rispettivamente il rischio di acidosi lattica e di chetoacidosi diabetica. In caso di sospensione, il trattamento di scelta è l’insulina. Non ha senso invece la sospensione “profilattica” di questi farmaci nei pazienti in buona salute.

Cosa fare “dopo”

-Il Sars Cov-2 può indurre alterazioni metaboliche di lunga durata; i pazienti sopravvissuti all’infezione dovrebbero dunque essere avviati a un monitoraggio cardiometabolico molto stretto nei mesi a venire.

-Gli interventi di chirurgica metabolica andrebbero inoltre rimandati, mentre, in chi è già stato operato, è consigliabile vigilare sulla presenza di eventuali deficit nutrizionali (vitamine e micronutrienti) che potrebbero indebolire la risposta immunitaria.

Intanto, in Italia è cominciata la cosiddetta fase 2: i commenti dei presidenti delle società scientifiche.

Francesco Purrello, presidente della Sid: “L’inizio della fase 2 e della maggiore circolazione di persone rappresenta sicuramente un momento in cui l’attenzione delle persone con diabete deve essere ancora maggiore e le regole di distanza sociale e protezione individuale devono essere rispettate ancora maggiormente. Grande attenzione inoltre deve essere posta anche al proprio controllo metabolico, consultando il proprio diabetologo, anche attraverso i sistemi di visite a distanza che molti centri di diabetologia stanno già applicando in tutta Italia”.

Paolo Di Bartolo, presidente della Amd: “In questi primi due mesi di emergenza da Covid-19 abbiamo acquisito via via nuove esperienze grazie alle quali abbiamo cercato di ottimizzare le modalità di approccio alla persona con diabete, sia nella prevenzione del contagio, sia nella gestione del diabete stesso in corso di infezione da coronavirus. È molto importante disporre di raccomandazioni internazionali: ci consentono infatti di confrontare quanto appreso da noi sul campo nel nostro Paese con le esperienze di altri colleghi”.