Il 28° Congresso della Sid (Società italiana di diabetologia) è in corso in questi giorni (2-5 dicembre) in forma virtuale, come impone in questi mesi l’emergenza Coronavirus. Un appuntamento scientifico fondamentale per fare il punto su tutte le principali tematiche che riguardano il diabete oggi.
Il congresso della Sid segna anche il passaggio di consegne tra il presidente uscente Francesco Purrello e il presidente eletto Agostino Consoli, che guiderà la società scientifica nel prossimo biennio 2020-2022.
Il 28° Congresso della Sid vede anche il cambio al vertice della società scientifica: entra in carica il nuovo presidente Agostino Consoli, successore di Francesco Purrello.
Il nuovo presidente della Sid Agostino Consoli è professore ordinario di Endocrinologia presso il Dipartimento di Medicina e Scienze dell’invecchiamento, all’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti, e responsabile della Uoc Territoriale di Endocrinologia e Malattie metaboliche della Ausl di Pescara.
In occasione del Congresso della Sid, Consoli ha presentato il programma che intende attuare nel corso del biennio in cui guiderà la Società italiana di diabetologia. Ne riassumiamo i punti principali con le parole dello stesso Consoli, grazie ai materiali fornitici dalla Sid.
Crescita culturale e scientifica della diabetologia italiana
“La diabetologia italiana ha un livello culturale eccellente -afferma Consoli- che bisogna tuttavia costantemente e ulteriormente far crescere. Il diabetologo italiano deve continuare a essere un medico a tutto tondo, deve trattare la persona con diabete e non solo la sua glicemia, deve rappresentare un punto di riferimento obbligato anche per gli altri specialisti che si occupano delle persone con diabete, con i quali dovrà istituire sempre più ampie collaborazioni”.
Utilizzare bene tutte le tecnologie
“Il diabetologo deve essere in grado di sfruttare quotidianamente e in modo adeguato tutte le tecnologie informatiche, bio-ingegneristiche e farmacologiche a disposizione. Questo favorirà la razionalizzazione delle risorse. Il tempo del diabetologo sarà utilizzato al meglio se, a viaggiare, saranno più i dati che le persone. Per questo però dovrà sempre di più e meglio interagire in rete non solo con il paziente, ma anche con la medicina generale e gli altri specialisti, in maniera da fare da hub anche informatico per la persona con diabete. Sarà inoltre fondamentale potenziare sempre più quei processi di conservazione dei dati che consentano poi di analizzarli e valorizzarli al meglio, sulla scia di quello che la Sid sta facendo con il database Darwin e con il progetto Arno”.
Collaborazione con tutto il mondo del diabete
“Collaborazione in primis con l’Associazione medici diabetologi (Amd), società scientifica non più cugina, ma sorella, anzi, sorella siamese (dove va l’una, non può non andare l’altra) e con la Società italiana di endocrinologia (Sie). Ma anche in strettissima collaborazione con Diabete Italia, con Fand e con le altre associazioni rappresentanti le persone con diabete e il volontariato. Assoluta sinergia di intenti con la medicina generale, con la quale è necessario fare rete; puntiamo inoltre alla creazione di percorsi condivisi, sia clinici sia formativi, con i colleghi di altre specialità (soprattutto cardiologi, nefrologi e gastroenterologi)”.
“Nella straordinaria scia della passata presidenza del professor Francesco Purrello, continueremo con un denso programma di formazione e aggiornamento, cercando anche di concepire e applicare forme di comunicazione e di trasmissione della conoscenza che siano ancor più efficaci ed efficienti e che vadano anche al di là di webinar e corsi Ecm”.
Ulteriore impulso alla ricerca
“È quanto cercheremo di fare attraverso progetti quali il Golden Age e il database Darwin. Il Progetto Golden Age, presentato dalla Sid, si è aggiudicato un importante finanziamento di 1,4 milioni di euro, essendo risultato uno dei soli quattro vincitori (su oltre un centinaio di application) del bando Aifa per la ricerca indipendente. Il progetto, che avrà una durata triennale, prevede un confronto intraclasse tra farmaci Sglt2 inibitori, in termini di efficacia e sicurezza negli anziani. Il principal investigator è il professor Angelo Avogaro e il comitato scientifico è composto da Gian Paolo Fadini (co-principal investigator), Matteo Monami, Antonio Nicolucci, Sabrina Prudente, Giovanni Targher e Itamar Raz (esperto internazionale) oltre ovviamente al sottoscritto. Lo studio parte adesso, avrà una durata triennale e coinvolgerà circa 30 centri di diabetologia italiani”.
“Abbiamo inoltre previsto un aggiornamento e potenziamento del database Darwin, partito due anni fa, che ha raccolto nel tempo una serie di dati clinici e farmacologici di pazienti diabetici, trattati presso decine di centri italiani. Questo database rappresenta una preziosa fonte di informazioni real world anche sul trattamento farmacologico e l’analisi dei dati in esso contenuti ha già prodotto una serie di pubblicazioni. Abbiamo ovviamente intenzione di andare avanti su questa strada e sviluppare ulteriori realworld analyses, anche in collaborazione con partner istituzionali o privati”.
Il bilancio del presidente uscente Purrello
Al momento dell’avvicendamento al vertice, il presidente uscente Francesco Purrello (foto a fianco, del suo insediamento avevamo scritto qui) ha riassunto così l’esito dei suoi due anni di presidenza: “Il biennio 2018-2020 della mia presidenza è stato caratterizzato, tra l’altro, dal rafforzamento del ruolo della Sid nell’ambito della formazione, una delle eccellenze della società anche negli anni passati”.
“Ma in questo biennio -prosegue Purrello- si è guardato maggiormente al coinvolgimento di altre componenti culturali dell’area medica, per esempio la cardiologia, la nefrologia, l’epatologia. Questo perché, anche alla luce dei meccanismi d’azione di nuove classi di farmaci antidiabete, è risultato chiaro che il ruolo del diabetologo debba essere centrale anche in questi ambiti e che la collaborazione con gli altri specialisti di area medica deve essere realizzata sin dalle fasi iniziali della malattia, per prevenire le complicanze più pericolose del diabete, adesso che se ne ha la possibilità. Sempre di più quindi, con orgoglio del suo ruolo chiave, il diabetologo deve proporsi come partner indispensabile nella gestione di questi pazienti, anche in presenza di un buon controllo metabolico, sganciandosi definitivamente dal vecchio ruolo di glicemologo”.