La Esc, European society of cardiology, ha emanato le sue nuove linee guida su diabete e malattie cardiovascolari, un dcoumento molto importante per la definizione del trattamento migliore del paziente con diabete con cuore a rischio. È infatti accertato scientificamente che con il diabete il rischio di sviluppare una patologia cardiovascolare (come infarto o ictus) è da due a quattro volte più alto rispetto a chi non è diabetico.

Pubblicate le nuove linee guida della Esc, Società europea di cardiologia, sul trattamento delle malattie cardiovascolari nelle persone con diabete, che hanno una maggiore probabilità dei non diabetici di avere un cuore a rischio.

Il professor Massimo Federici, esperto diabetologo, membro della Società italiana di diabetologia (Sid), che ha coordinato il lavoro della Esc insieme con il professor Nikolaus Marx, fa il punto della situazione.

“I pazienti con diabete di tipo 2 -spiega- corrono un rischio da due a quattro volte maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari con manifestazioni di malattia coronarica, insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale e ictus, nonché́ malattie delle arterie aortiche e periferiche. Inoltre, il diabete è un importante fattore di rischio per lo sviluppo della malattia renale cronica, che a sua volta peggiora la funzione cardiaca” .

“In tutti i casi, poi, -aggiunge Federici- la prognosi è peggiore. Per esempio, la morte per malattie cardiovascolari è del 50-90% più alta nei soggetti con insufficienza cardiaca associata al diabete, rispetto a quelli con la sola insufficienza cardiaca”.

Ecco perché è fondamentale attrezzarsi per individuare i rischi, mettere in campo le ncessarie azioni di prevenzione e riduzionde del rischio e, in caso di insorgenza del problema, attuare l’intervento più tempestivo ed efficace possibile. Con l’ausilio dei materiali messi a disposizione dalla Sid, vediamo alcuni punti chiave delle linee guida della Esc.

L’algoritmo che misura il rischio

Le “Guidelines for the management of cardiovascular disease in patients with diabetes” dell’Esc presentano innanzitutto il nuovo algoritmo (disponibile tramite la app Score2-Diabetes), che riesce a stimare il rischio di malattie cardiovascolari a 10 anni nella fascia di età più delicata, quella tra 40 e 69 anni, prima che il problema sia emerso clinicamente.

Secondo gli esperti della Esc, è così possibile valutare il rischio cardiovascolare negli individui con diabete che non abbiano ancora evidenza clinica di malattia cardiovascolare al fine di individuare quelli a rischio più alto, nei quali si deve immediatamente attivare la massima prevenzione correggendo stili di vita e implementando la terapia più adeguata.

I parametri da controllare

Come si arriva a scoprire se una persona con diabete di tipo 2 ha un cuore a rischio? Occorre analizzare, ricorda la Esc, alcuni elementi chiave:

  • anamnesi medica e familiare con rilevazione dell’età al momento della diagnosi
  • sintomi
  • risultati degli esami (in particolare glicemia e colesterolo)
  • risultati di test di laboratorio e di altri test diagnostici
  • stili di vita (per esempio, se la persona fuma e se svolge o no attività fisica)

Ridurre i rischi di infarto e ictus

Come si affronta la stuazione, secondo la Esc, quando un paziente diabetico risulta anche affetto da una malattia cardiovascolare?

Il professor Federici sintetizza così: “Le nuove raccomandazioni prevedono l’uso degli inibitori Sgl2 e/o gli antagonisti del recettore Glp-1 per ridurre significativamente il rischio di infarto e ictus in tutti i pazienti con diabete e malattia cardiovascolare. Un obiettivo speciale è poi la gestione dell’insufficienza cardiaca: i pazienti con diabete, infatti, presentano un rischio da due a quattro volte superiore rispetto a quelli senza diabete: la terapia con inibitori di Sglt2 ha ridotto le probabilità di ricovero e morte”.

Necessario lo screening sia per chi ha il diabete sia per chi ha problemi cardiovascolari

Il nesso tra diabete e malattie cardiovascolari è purtroppo molto stretto: non soltanto molti diabetici hanno problematiche e complicanze cardiocircolatorie, ma si stima anche che il 25-40% di pazienti con patologie cardiovascolari abbia un diabete non diagnosticato.

È quindi della massima importanza -raccomanda la Società di cardiologia- sottoporre a screening i pazienti con malattie cardiovascolari per il diabete e valutare il rischio cardiovascolare negli individui con diabete e valutarli per malattie cardiovascolari e renali.

Attenzione ai reni

Come spiegava sopra il professor Federici, insieme al cuore, è necessario tenere sotto sorveglianza anche i reni, perché il diabete può avere effetti diretti sul rene con alto rischio di insufficienza renale, che a sua volta compromette la salute cardiovascolare.

Perciò le linee guida raccomandano lo screening annuale con misurazione della velocità di filtrazione glomerulare e livelli di albumina nelle urine. I pazienti con diabete e malattia renale cronica inoltre dovrebbero ricevere una terapia con inibitore Sglt2 e/o Finerenone (in aggiunta alle cure standard) per ridurre i rischi.

Uno screening per la fibrillazione atriale

Nel diabete di tipo 2 aumenta del 3% il rischio di sviluppare fibrillazione atriale, che a sua volta è correlata a ictus e morte precoce. Per la prima volta le linee guida raccomandano uno screening specifico e misurazioni regolari con Ecg o pulsiossimetria in pazienti dai 65 anni e in quelli di età inferiore con ipertensione.

L’importanza decisiva degli stili di vita sani: esercizio fisico e alimentazione equilibrata

La Esc dedica naturalmente uno spazio rilevante ai sani stili di vita da rispettare quando si ha il diabete, perché rappresentano un vero e proprio strumento terapeutico di prevenzione e riduzione del rischio.

Infatti, raccomanda i cambiamenti dello stile di vita come misura di base per prevenire e gestire il diabete, consigliando un approccio multifattoriale con una comunicazione centrata sul paziente, adattata allo stato di salute e all’alfabetizzazione sanitaria del paziente stesso.

A questo proposito, la Sid richiama uno studio sul diabete di tipo 2 (Action for Health in Diabetes), che attesta come, con un intervento sullo stile di vita mediante consulenza nutrizionale, la variazione qualitativa e quantitativa del pasto e l’esercizio fisico hanno indotto in soggetti diabetici tipo 2, una perdita di peso media dell’8,6%, associata a una significativa riduzione dell’emoglobina glicata e dei valori della pressione arteriosa.

Le linee guida della Esc raccomandano quindi esercizio fisico quotidiano e una dieta mediterranea ricca in fibre e acidi grassi insaturi.

Per approfondire, si può consultare il testo delle linee guida sul sito dello European Heart Journal, qui.

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