Se sei anziano, uomo e risiedi al sud, allora faresti bene a misurare il livello della glicemia: il tuo rischio di ammalarti di diabete di tipo 2 è molto più elevato rispetto al resto della popolazione. È questo uno dei dati più allarmanti emersi dal  Report “Dati sul diabete in Italia, una fotografia su una pandemia complessa e in continua evoluzione”, presentato nel corso del 17° ltalian Barometer Diabetes Summit. La prefazione del Report è stata redatta dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha sottolineato quanto il diabete rappresenti “una delle sfide più rilevanti del nostro tempo, trattandosi di una patologia che continua a registrare una costante crescita in tutti gli Stati, soprattutto in quelli a basso e medio reddito. In questo contesto, il Diabetes Barometer Report si conferma un importante strumento per la valutazione e il monitoraggio dell’andamento del diabete di tipo 2 in Italia, fornendo dati preziosi per orientare le nostre politiche e azioni future nella lotta al diabete”.

NEL 2040 IL 10% DELLA POPOLAZIONE AVRA’ IL DIABETE DI TIPO2

In Italia, secondo i dati Istat pubblicati nel Report, sono circa 3,9 milioni le persone che hanno dichiarato di avere il diabete nel 2022, ovvero il 6,6% della popolazione, e le proiezioni indicano che nel 2040 questa percentuale potrebbe arrivare al 10%, se continuasse il trend osservato, combinato con il rilevante impatto della dinamica demografica dei prossimi vent’anni. Secondo le ultime analisi, inoltre, i fattori socio-demografici che aumentano il rischio di sviluppare il diabete sono l’età avanzata, addirittura di quasi otto volte tra gli over74enni (rispetto ai 45-54enni), il sesso maschile, tanto che gli uomini hanno un rischio maggiore delle donne di circa il 40% a parità di età, vivere al Sud, con una probabilità più alta di circa il 50% rispetto a chi vive al Nord e in comuni con più di 2mila abitanti. Per quanto riguarda, invece, gli aspetti socio-economici il rischio quasi raddoppia tra le persone che al massimo hanno un titolo di licenza media inferiore, rispetto a chi è in possesso di almeno una laurea. Aumenta di circa il 30% tra chi giudica scarse o insufficienti le risorse economiche della propria famiglia rispetto a chi gode di risorse economiche ottime o adeguate. Infine, emerge la forte associazione con l’obesità, che incrementa il rischio di diabete di oltre il doppio a parità di tutti gli altri fattori considerati, mentre la sedentarietà aumenta tale rischio di circa il 30%.

LE CONSEGUENZE DELL’INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE

Il continuo invecchiamento della popolazione porta all’aumento delle malattie che sono frequenti nelle fasi di vita dell’anziano, come quelle cardio-metaboliche che sono spesso la conseguenza di squilibri energetici dovuti ad eccessiva nutrizione associata a sedentarietà, che combinati con caratteristiche genetiche, comportamentali, sociali e ambientali portano a sviluppare malattie croniche come obesità, diabete, aterosclerosi, steatosi epatica non alcolica, con conseguente peggioramento della qualità di vita. “La compresenza di altre malattie croniche, che colpisce oltre tre diabetici su quattro, costituisce un altro importante fattore da considerare nella presa in carico dei pazienti e nella organizzazione dei servizi sanitari che devono rispondere ai bisogni assistenziali di queste persone  – spiega nell’introduzione dell’IBDO Report il Presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli -. Nel Rapporto si sottolinea come convivere con altre malattie, oltre al diabete, ha significative conseguenze sulla qualità della vita dei pazienti e dei loro familiari”.

LA SODDISFAZIONE DEI PAZIENTI

Roberta Crialesi, Dirigente Servizio Sistema integrato salute, assistenza, previdenza e giustizia dell’Istat parla, invece, della soddisfazione rilevata tra i pazienti diabetici. “Nel 2022 il numero di anziani multicronici con diabete che hanno espresso un giudizio elevato di soddisfazione per la propria vita è risultato di cinque punti percentuali più basso rispetto a quelli senza diabete (33,6 per cento contro il 38,4 per cento) e di ben oltre nove punti percentuali rispetto al dato medio generale (42,8 per cento). Anche se la minor soddisfazione degli anziani con diabete accomuna tutte le aree del Paese, è stato riscontrato un divario evidente tra i residenti nel Mezzogiorno e quelli del Nord, tanto che solo il 26,4% degli anziani multicronici con diabete residente al Sud e il 28,5% residente nelle Isole esprime un’elevata soddisfazione per la vita nel complesso rispetto al 41,1%% residente nel Nord-ovest e il 44,7% residente nel Nord-est con gli stessi problemi”.

LE RIPERCUSSIONI SULLA QUALITA’ DELLA VITA

Le malattie croniche, come il diabete, hanno conseguenze non solo sulle condizioni di salute, ma anche su altri ambiti della vita quotidiana, su aspetti sociali, economici e relazionali degli individui. “Infatti – aggiunge Paolo Sbraccia, Presidente dell’Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation – come mostrano i dati dell’Istat, i livelli di soddisfazione per la qualità della vita sono fortemente influenzati dalla presenza del diabete, soprattutto quando combinato con altre malattie croniche. L’IBDO Foundation promuove da sempre la raccolta e la condivisione di importanti informazioni sull’entità del fardello rappresentato dal diabete, fondamentali per dimostrare l’impatto di sforzi ed approcci diversi finalizzati alla riduzione dell’incidenza del diabete, alla diagnosi precoce della malattia e al suo trattamento efficace e contribuire così alla ricerca di soluzioni per frenare la progressione dell’incidenza di questa malattia che, nell’arco di due decadi, si è triplicata”.

LE COMORBILITA’

Delle quasi quattro milioni di persone con diabete, due su tre hanno più di 65 anni. Parliamo di persone spesso fragili, con altre malattie croniche e un rischio più elevato di comorbilità, che assumono quotidianamente diversi farmaci, il che rende più complesso il percorso assistenziale e terapeutico con rischio di frammentazione e ridondanze. “Possiamo e dobbiamo comunque ambire al buon controllo glicemico e dei diversi fattori di rischio cardiovascolare anche per queste persone per ridurre le complicanze e le ospedalizzazioni – spiega Riccardo Candido, Presidente Amd – Associazione Medici Diabetologi e Presidente FeSdi – Federazione delle Società Diabetologiche Italiane – . Il modo migliore per raggiungere buoni risultati è quello di personalizzare e, soprattutto, semplificare il più possibile i percorsi di presa in cura e di trattamento, per migliorare l’assistenza, l’aderenza terapeutica e la qualità di vita delle persone con diabete e multi-cronicità. Per fortuna questo è oggi possibile grazie al progresso tecnologico e farmacologico che permette non solo di trattare meglio le persone ma sviluppare anche dei modelli organizzativi volti a ridurre la frammentarietà dei percorsi”.

SPORT E DIETA

Il paziente anziano frequentemente svolge poca attività fisica e non segue un’alimentazione equilibrata, il che può portare a un incremento del peso corporeo che, come noto, rappresenta un importante fattore di rischio per l’insorgenza del diabete, oltre al naturale invecchiamento. “Negli ultimi anni – continua Angelo Avogaro, Presidente Sid, la Società Italiana di Diabetologia – ci si sta rendendo conto anche dell’impatto dell’ambiente e dei cambiamenti climatici nell’insorgenza di malattie croniche non trasmissibili, quali diabete, obesità e tumori e nel peggioramento del controllo metabolico del diabete, un legame che richiede una maggiore consapevolezza da parte delle istituzioni e da tutti gli attori del settore sanitario”. Alle disparità di trattamento a livello territoriale parla Rettore Università di Roma Tor Vergata, Nathan Levialdi Ghiron, nella prefazione del Report: “Sebbene molto sia stato fatto negli ultimi anni, ad oggi, in Italia, ancora si rileva disparità tra le varie regioni e territori per quanto riguarda i programmi di prevenzione, l’educazione ad uno stile di vita sano, la protezione dai fattori di rischio, l’informazione, l’accesso alle cure e l’utilizzo delle tecnologie, come, ad esempio, la telemedicina, i sistemi digitali per il monitoraggio del glucosio e i sistemi innovativi per la somministrazione dell’insulina”.

IL PUNTO DI VISTA DELLE ASSOCIAZIONI DEI PAZIENTI

Uniformità su tutto il territorio nazionale del servizio di diabetologia, accesso ai nuovi farmaci e alle nuove tecnologie, rafforzamento della sanità territoriale, rete diabetologica sociosanitaria sono, dunque, i punti chiave del Report, gli stessi evidenziati anche dal Presidente Fand – Associazione italiana diabetici, Emilio Augusto Benini. “L’importanza del Report presentato oggi, che, come ogni anno, restituisce lo scenario del diabete nel nostro Paese, è quella di evidenziare i numeri di un’emergenza per identificare gli interventi prioritari – dce il Presidente Benini –. In primo luogo, come già sottolineato dal Manifesto di Fand ‘Più territorio meno ospedale’, l’importanza di garantire l’uniformità su tutto il territorio nazionale del servizio di diabetologia. Occorrono forti investimenti sulla tecnologia, sul Fascicolo Sanitario Elettronico, sulla telemedicina e su tutti quegli strumenti utili e necessari a una effettiva integrazione dei sistemi. Un aspetto questo nel quale vorrei sottolineare il ruolo importante che può avere il diabetico guida, progetto che Fand porta avanti da anni con un corso riconosciuto eccellenza a livello internazionale, una figura questa che può rappresentare un valido aiuto nella teleassistenza, come presso i servizi di diabetologia e le case di comunità”.

L’ACCESSO AI NUOVI FARMACI

“È, allo stesso tempo, importante promuovere l’accesso ai nuovi farmaci e alle nuove tecnologie, – prosegue Benini – come la nuova insulina settimanale approvata da EMA, ma non ancora da AIFA, che rappresenta una rivoluzione nel modo di gestire l’insulina basale, semplificando la modalità di somministrazione della terapia. Una rivoluzione che consente di passare da 365 iniezioni a 52 l’anno, svincolando la persona con diabete dalla necessità di effettuare tutti i giorni una iniezione, con un importante ritorno positivo di tipo psicologico, dato che spesso è proprio la grande quantità di iniezioni necessarie a indurre una forma di rifiuto rispetto alla terapia. Accanto a questo occorre uno sviluppo dell’assistenza a livello territoriale come da DM 77- sottolinea il Presidente Fand -. Non possiamo sprecare l’occasione unica del PNRR per un rafforzamento del territorio, ovvero per un’assistenza che sia più a misura delle persone con diabete e della loro quotidianità. Occorre sviluppare un percorso in cui, senza che il territorio vada a depauperare il ruolo dell’ospedale, si attui un’integrazione, con il potenziamento dei centri diabetologici e del loro team, del ruolo dei medici di medicina generale, delle case di comunità e della farmacia dei servizi, provvedendo al contempo a un sistema informatico che sia in grado di supportarla. Allo stesso tempo, è importante promuovere un approccio di tipo olistico: Fand, congiuntamente a un gruppo di lavoro la cui referente è la Dott.ssa Paola Pisanti, già Presidente della Commissione Nazionale Diabete del Ministero della Salute, sta portando avanti un progetto sulla rete diabetologica sociosanitaria. Le persone con diabete, infatti, necessitano non solo della cura, ma anche del sostegno rispetto a tutto ciò che attiene l’aspetto sociale, dove i servizi sociali dei comuni hanno ovviamente un ruolo fondamentale per sostenere le persone fragili, e l’auspicio – conclude – è che l’attuazione di questo progetto possa essere al meglio sostenuta”.

 

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