Si chiama effetto paradosso ed è ben noto sia in medicina, che in fisica, così come nelle scienze umane: si verifica quando gli eventi seguono un corso contrario a quanto ci farebbe dedurre la logica. Ed è proprio ‘paradossali’ che potremmo definire le conclusioni di uno studio condotto presso Harvard e l’Einstein College di New York, pubblicato su Nature, secondo il quale “il consumo di latte e derivati può contribuire a ridurre il rischio di diabete di tipo 2 tra gli adulti con intolleranza al lattosio”. Per giungere a questo risultato i ricercatori hanno analizzato oltre 16mila adulti ispanici e latini provenienti da quattro comunità statunitensi, dimostrando che, nelle persone con specifica carenza genetica dell’enzima lattasi, può esservi in effetti tale possibilità, ovvero di non sviluppare il diabete di tipo 2 consumando latte e derivati pur essendone intolleranti. Gli studiosi spiegano che a giocare un ruolo chiave contro una delle malattie metaboliche più diffuse al mondo sarebbe proprio “la carenza dell’enzima lattasi e la particolare composizione del microbiota intestinale degli intolleranti al lattosio che, nonostante questo, consumano latte e prodotti lattiero-caseari”.

IL COMMENTO DEI RICERCATORI

“Le persone caratterizzate dalla non persistenza della lattasi (LNP) – spiega il coordinatore dello studio, il dr. Qibin Qi del Dipartimento di nutrizione e Salute Pubblica di Harvard – mostrano una diminuzione della produzione di questo enzima, normalmente presente nei bambini e gradualmente prodotto in quantità sempre più limitate fino all’età adulta. In questo scenario la composizione del microbiota intestinale assume un ruolo determinante, contribuendo in modo importante alla produzione di sostanze capaci di influenzare in modo positivo lo stato metabolico del  soggetto, riducendo nel suo complesso il rischio di Diabete di Tipo 2”. Per comprendere meglio il meccanismo è necessario fare chiarezza anche sulle modalità attraverso le quali si sviluppa e si manifesta l’intolleranza al lattosio. I sintomi  sono principalmente gastrointestinali, dovuti proprio all’incapacità dell’organismo di digerire correttamente il lattosio, lo zucchero presente nel latte e nei suoi derivati. Questo avviene perché manca, o è presente in quantità insufficiente un enzima chiamato lattasi, che aiuta a scomporre il lattosio. Lo studio in questione ha dimostrato come il consumo di latte nelle persone caratterizzate dalla non persistenza della lattasi, apporti un arricchimento della flora batterica o microbiota intestinale, con batteri capaci di influenzare in modo positivo lo stato metabolico.

LO STUDIO ITALIANO

Il legame positivo tra consumo di latticini e minor rischio di sviluppare diabete di tipo 2 era già emerso anche da precedenti ricerche. Uno studio, condotto dall’Unità di ricerca su Nutrizione, Diabete e Metabolismo dell’Università Federico II di Napoli e presentato al meeting annuale dell’European Association for the Study of Diabetes (EASD) ha analizzato, attraverso una revisione sistematica di 13 metanalisi, la relazione tra il consumo dei diversi tipi di alimenti di origine animale e il rischio di sviluppare diabete di tipo 2, evidenziando che il consumo abituale di prodotti latto-caseari è associato a un minore rischio di soffrirne. Il diabete di tipo 2 è la forma più comune di diabete e si verifica quando il pancreas non riesce a produrre abbastanza insulina, l’ormone che favorisce l’assorbimento del glucosio dal sangue alle cellule dell’organismo, mantenendo i normali livelli ematici di zucchero. Oppure, l’insulina che viene prodotta non funziona correttamente. Il sovrappeso e l’obesità sono i principali fattori di rischio e, per questo motivo, l’incidenza di diabete di tipo 2 è destinata ad aumentare. Le complicanze più comuni includono malattie cardiache, malattie renali, perdita della vista e problemi circolatori.

DIABETE DI TIPO 2: COSA MANGIARE E COSA NO

Le linee guida dietetiche esistenti per la prevenzione del diabete di tipo 2 raccomandano di consumare alimenti specifici a base vegetale, come cereali integrali, verdura, frutta, legumi e olio d’oliva. Consigliano, invece, di limitare il consumo della maggior parte dei prodotti animali. Non tutte le fonti di proteine animali, però, sono uguali dal punto di vista nutrizionale. Ad offrire un quadro piuttosto dettagliato a tal riguardo è proprio la revisione degli scienziati napoletani. Per condurre la metanalisi sono stati presi in considerazione carne totale, carne rossa, carne bianca, carne lavorata, pesce, latticini totali, latticini grassi, latticini a basso contenuto di grassi, latte, formaggio, yogurt e uova. “Lo studio che abbiamo condotto ha aggiunto un tassello importante, evidenziando che i diversi alimenti di origine animale hanno una differente associazione con il rischio di diabete. Si è visto che il consumo di 100 g al giorno di carne rossa o di 50 g al giorno di carne processata è associato ad un rischio elevato di sviluppare diabete, mentre il consumo di carne bianca (50 g al giorno) si associa a un aumento del rischio di minore entità. Allo stesso tempo si è visto che il consumo giornaliero di 200 g di latticini totali o di latticini a basso contenuto di grassi, oppure di 100 g di yogurt ne riduce il rischio. Nessuna associazione invece è stata riscontrata per pesce e uova”,  spiega la dottoressa Annalisa Giosuè, una delle autrici dello studio.

I BENEFICI DI LATTE E DERIVATI

La ricerca, dunque, indica una direzione ben precisa: “Per prevenire il diabete di tipo 2 si possono consumare con moderazione i formaggi, in particolare quelli a ridotto contenuto di grassi: il primo sale, il fiordilatte, ma anche i formaggi stagionati. La porzione consigliata è di 50 g per i formaggi stagionati e di 100 g per i formaggi freschi e i latticini”, dice Giosuè. Gli specialisti dicono sì anche allo yogurt bianco al naturale oppure a un bicchiere di latte parzialmente, pure tutti i giorni. “Queste evidenze scientifiche – spiegano gli esperti di Assolatte, che hanno dedicato un approfondimento al recente studio newyorkese sul proprio sito web – confermano come la prevenzione del diabete possa beneficiare del mantenimento di un’alimentazione sana ed equilibrata, in cui non manchino latte e prodotti lattiero-caseari. Indicano, inoltre, come l’intolleranza al lattosio non vada risolta scegliendo di escludere latte e derivati, anzi, proprio il loro consumo potrebbe migliorarne la sintomatologia grazie a un prezioso arricchimento della flora batterica intestinale. Assolatte assicura, infine, che “un consumo di lattosio fino a 12 g al  giorno, pari a quello contenuto in una tazza di latte,  generalmente non causa significativi problemi di tolleranza”.

 

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