Il diabete gestazionale è una forma di diabete che si sviluppa nel corso della gravidanza in donne non diabetiche.

Ciò può accadere perché la gravidanza di per sé, soprattutto a partire dal secondo trimestre, ha un effetto diabetogeno, essendo caratterizzata dalla comparsa di una condizione di progressiva resistenza all’azione fisiologica dell’insulina. Questa variazione del comportamento metabolico della madre ha una sua precisa finalità. Serve, infatti, a garantire una corretta crescita del feto, che richiede un flusso costante dal circolo materno di substrati energetici necessari per la organogenesi fetale. Ecco perché, attraverso la resistenza insulinica, viene posto un limite all’utilizzazione, da parte dell’organismo materno, del glucosio o di altri substrati, per favorirne invece, attraverso il circolo placentare, il passaggio al feto per le sue esigenze energetiche.

La riduzione progressiva della sensibilità insulinica che si stabilisce durante la gravidanza è determinata fisiologicamente dalle azioni metaboliche degli ormoni secreti dall’unità feto-placentare, e cioè dal lattogeno placentare, un ormone polipeptide della stessa famiglia dell’ormone della crescita e della prolattina, dagli estrogeni e dal progesterone, la cui concentrazione plasmatica cresce progressivamente con l’avanzamento della gravidanza. In condizioni di normalità, la resistenza all’insulina è compensata da un aumento di 2-3 volte della secrezione insulinica. Se, tuttavia, la funzione insulare non è in grado di assicurare questo adattamento, per cause di origine genetica oppure acquisite, la glicemia supera i valori fisiologici e compare così il diabete gestazionale.

In generale il diabete gestazionale scompare dopo il parto, ma le donne che lo hanno avuto in gravidanza sono più esposte al rischio di sviluppare in futuro un diabete di tipo 2.

Di solito il diabete gestazionale si risolve spontaneamente con il parto, anche se le donne che ne sono affette hanno una maggiore probabilità di sviluppare un diabete di tipo 2 più tardi nel corso della vita. Ma la presenza di una condizione di iperglicemia durante la gravidanza è potenzialmente responsabile di complicanze a carico sia della madre sia del feto.

La più classica complicanza del diabete gestazionale è la macrosomia del feto: quando il nascituro sviluppa un peso anomalo ed eccessivo a causa dell’iperglicemia della madre.

Tipica fra le complicanze fetali è la macrosomia, definita come peso alla nascita superiore a 4 chili. In realtà, non sarebbe corretto riferirsi semplicemente al peso assoluto, senza tenere conto dell’età gestazionale al momento della nascita e, pertanto, dovremmo definire la macrosomia come peso superiore al 90° percentile per età gestazionale.

La principale componente della macrosomia è rappresentata da un eccesso di tessuto adiposo, che, nei neonati di madri diabetiche, può raddoppiare rispetto a quello dei figli di non diabetiche, ma anche altri tessuti insulino-sensibili, come il parenchima epatico, il miocardio e altri visceri possono presentare un incremento di volume. La macrosomia è, infatti, causata dall’iperglicemia materna, che rende possibile un esagerato trasferimento al feto di glucosio, che, a sua volta, stimola le insule pancreatiche fetali a produrre più insulina. L’eccesso di insulina nel circolo fetale, con le sue azioni anaboliche, è responsabile dell’accumulo di tessuto adiposo, della visceromegalia e dell’aumento di peso alla nascita.

È ancora alla iperinsulinemia che deve essere attribuita l’ipoglicemia neonatale, presente in un’alta percentuale di figli di madre diabetica, e la possibile comparsa di una sindrome da distress respiratorio. L’iperinsulinemia fetale determinerebbe, infatti, un deficit di surfattante, inibendo la sintesi della componente fosfolipidica. Poiché la funzione del surfattante è quella di ridurre la tensione superficiale degli alveoli, facilitando l’espansione dei polmoni dopo il parto, è facile comprendere come un suo difetto possa compromettere la funzione respiratoria del neonato. Infine, nei bambini macrosomici si osserva con maggiore frequenza anche l’ittero neonatale, che richiede talvolta il ricorso alla fototerapia e, pur se raramente, a una ex sanguino-trasfusione.

È anche comprensibile come una macrosomia fetale possa ripercuotersi negativamente, sulla madre, determinando un parto non naturale e fisiologico, aumentando il ricorso al parto cesareo o ponendo le basi per l’insorgenza di una pre-eclampsia (sindrome che comporta edema, proteinuria e ipertensione).

Alla luce di queste possibili complicanze, è spiacevole dover constatare che la frequenza del diabete gestazionale è in progressivo incremento in tutti i Paesi. Un elemento determinante in tal senso è rappresentato dalla progressiva diffusione dell’obesità, la quale, di per sé, è causa di resistenza insulinica, che, sommandosi a quella indotta dalla gravidanza, facilita la comparsa del diabete gestazionale.

Da qui, la necessità di riconoscere tempestivamente il diabete gestazionale e di iniziare una terapia che, riportando alla norma la glicemia, prevenga le complicanze fetali. Importante è anche tenere sotto controllo, particolarmente nella prima fase della gravidanza, l’aumento del peso, che può essere un ulteriore fattore di rischio in quanto riduce la sensibilità insulinica.