Sono stati scoperti oltre 4.000 casi di diabete nascosto, cioè non diagnosticato, e 19.000 casi di prediabete durante la campagna nazionale di screening in farmacia, organizzata dal sindacato dei titolari di farmacia Federfarma, insieme con l’Aild (Associazione italiana Lions per il diabete), e Sid (Società italiana di diabetologia), in occasione della Giornata mondiale del diabete.

Per una decina di giorni (undici, per la precisione, dal 14 al 24 novembre), in farmacie di tutta Italia (ne sono state coinvolte 5.671), i cittadini hanno avuto la possibilità di sottoporsi all’automisurazione gratuita della glicemia e di compilare il questionario Diabetes risk score, un test di valutazione per individuare il rischio di sviluppare la patologia nell’arco dei prossimi dieci anni (ve ne abbiamo parlato diffusamente qui).

Scopo della campagna -la prima in Italia di così vasta portata- era quello di favorire la prevenzione, facendo emergere le situazioni di diabete nascosto, non ancora diagnosticato, e quelle di alta probabilità di svilupparlo, per indirizzare le persone al medico per gli interventi del caso.

Attraverso questo screening molte persone possono ora cominciare a curare la patologia che non sapevano di avere perché ancora asintomatica (come spesso accade per il diabete di tipo 2, talora anche per periodi di tempo piuttosto lunghi, persino anni). Altre, invece, hanno appreso di non essere diabetiche, ma di trovarsi in una condizione a rischio, cosa che permetterà loro, sotto la guida del medico, di adottare comportamenti, stili di vita e precauzioni utili ad allontanare l’arrivo del diabete. Alla campagna hanno partecipato oltre 160mila persone.

La campagna “DiaDay” ha ottenuto il patrocinio della Federazione degli Ordini dei farmacisti (Fofi), dell’Intergruppo parlamentare “Qualità di vita e diabete”, della Fenagifar (Federazione nazionale associazioni giovani farmacisti) e della Amd (Associazione medici diabetologi).

Brunetti (Aild): “Il valore di una diagnosi precoce risiede nella maggiore probabilità di prevenire o ritardare, con una terapia farmacologica instaurata tempestivamente, l’insorgenza delle complicanze cardiovascolari, oculari, renali e neurologiche che rendono temibile il diabete”.

Il diabetologo Paolo Brunetti, presidente dell’Aild (e già presidente della Società italiana di diabetologia) fa il punto dei risultati: “L’indagine di screening, estesa a tutto il territorio nazionale con il coinvolgimento di oltre 5.600 farmacie e oltre 160.000 persone esaminate, ha consentito di individuare ben 4.415 casi di diabete non diagnosticato, pari al 3% della popolazione fino a quel momento ritenuta normale. Il valore di una diagnosi precoce risiede nella maggiore probabilità di prevenire o ritardare, con una terapia farmacologica instaurata tempestivamente, l’insorgenza delle complicanze cardiovascolari, oculari, renali e neurologiche che rendono temibile la patologia. L’indagine ha inoltre consentito di individuare circa 19.000 persone affette da prediabete (con glicemia compresa fra 100 e 124 mg/dl, pari a oltre il 13% della popolazione esaminata, e una quota altrettanto notevole di soggetti che, pur essendo normoglicemici (con glicemia inferiore a 100 mg/dl), hanno un rischio elevato di sviluppare il diabete in tempi relativamente brevi. In tutti questi casi è possibile realizzare l’ambizioso obiettivo di prevenire l’insorgenza della patologia attraverso l’educazione a un corretto stile di vita sotto il profilo alimentare e motorio. L’età avanzata, la familiarità diabetica e l’obesità addominale appaiono i principali fattori di rischio per lo sviluppo della patologia”.

Sesti (Sid): “I dati confermano  che in Italia vi sono circa 1,5 milioni di persone con patologia conclamata che ignorano di avere il diabete e che un numero molto elevato di adulti, pari a 7,5 milioni di persone, ha una condizione di rischio, ovvero quello stato definito di prediabete”.

Secondo Giorgio Sesti, presidente della Sid, “i dati di questa prima esperienza di screening presso le farmacie distribuite in tutto il territorio nazionale confermano l’importanza della diagnosi del diabete per potere tempestivamente curare le persone con patologia ignota. I dati confermano quanto già stimato in altri studi di popolazione, ovvero che in Italia vi sono circa 1,5 milioni di persone con malattia conclamata che ignorano di avere il diabete. Infatti, il diabete tipo 2 può restare per anni non diagnosticato e questo ritardo può causare danni gravi a livello del sistema cardiovascolare, dei reni e degli occhi. I dati dello screening confermano anche che un numero molto elevato di adulti, pari a 7,5 milioni di persone, ha una condizione di rischio ovvero quello stato comunemente definito di prediabete. È importante in questi casi misurare la glicemia ogni 6-12 mesi e, se si è in sovrappeso, cercare di ridurre il proprio peso corporeo attraverso un cambiamento di stile di vita basato su una dieta equilibrata e su un incremento dell’attività fisica”.

Soddisfatto del risultati il presidente di Federfarma Marco Cossolo, che sottolinea come questa campagna abbia dimostrato l’importanza del ruolo delle farmacie nella prevenzione del diabete: “Grazie a questo screening oltre 4.000 persone potranno cominciare a tenere sotto controllo il diabete, una patologia insidiosa perché resta priva di sintomi finché non si presentano le complicanze, che possono essere seriamente invalidanti. Importante anche il dato relativo ai soggetti che hanno scoperto di trovarsi nella condizione di prediabete: queste persone possono evitare che la patologia si sviluppi semplicemente cambiando stile di vita e abitudini alimentari. I risultati del DiaDay non toccano solo la sfera della salute individuale, perché evitare che il soggetto prediabetico diventi diabetico o che chi è diabetico sviluppi complicanze, fa risparmiare il Servizio sanitario nazionale, riducendo il numero dei ricoveri, delle analisi, dei farmaci. La campagna DiaDay è stata una dimostrazione concreta di come la rete capillare delle farmacie possa utilmente contribuire all’attività di prevenzione sul territorio”.

I risultati visti da più vicino

Tra le 160mila persone che si sono sottoposte ai test, c’erano soggetti in condizioni diverse: cittadini già diabetici che volevano fare un controllo in più e chiedere informazioni, persone ignare di avere il diabete che hanno avuto l’opportunità di scoprire la loro situazione, persone non diabetiche che si sono trovate con valori glicemici da tenere d’occhio, persone che invece hanno constatato che la loro condizione è normoglicemica e che possono dunque stare tranquille. I dati resi noti dagli organizzatori ci dicono qualcosa di più preciso sulle loro caratteristiche.

Innanzitutto, si segnala una maggioranza femminile: il 60% donne e il 40% uomini. Questo, secondo Federfarma, dipende dal fatto che in farmacia entrano quotidianamente più donne che uomini, perché sono solitamente loro a occuparsi della salute della famiglia, oltre che della propria.

Dal punto di vista dell’età, prevale la fascia adulta-anziana, coerentemente con la tipologia degli utenti della farmacia: l’82% sopra i 44 anni; il 44% sopra i 64. I giovani fino a 34 anni sono il 6,81% del campione.

Il 37% dei soggetti è stato esaminato dopo digiuno notturno. Il 63% ha fatto l’autoanalisi della glicemia in momenti diversi della giornata, non dopo digiuno notturno. Gli organizzatori della campagna ricordano che “la distinzione è importante, perché la diagnosi di prediabete si può fare solo sulla base di valori di glicemia rilevati dopo digiuno notturno. La scoperta di diabete in un soggetto che non sa di esserlo risulta dal valore della glicemia (uguale/maggiore di 200 mg/dl), indipendentemente dalla condizione di digiuno o non digiuno. Ovviamente un paziente diabetico ben trattato può presentare valori normali di glicemia”.

Come ricorda il professor Brunetti, infatti, “la diagnosi di diabete viene posta con valori di glicemia a digiuno eguali o superiori a 125 mg/dl oppure eguali o superiori a 200 mg/dl dopo i pasti o in qualunque momento della giornata. Valori di glicemia a digiuno compresi fra 100 e 125 mg/dl definiscono invece una condizione di “alterata glicemia a digiuno” o Ifg (Impaired fasting glucose), da includere nella definizione di prediabete”.

Sui 160.313 soggetti esaminati ne sono risultati diabetici 19.077 (l’11,90% del campione). Di questi, 14.662 hanno dichiarato nel questionario di avere già ricevuto una diagnosi di diabete; 4.415 sono casi di diabete nascosto, persone che non sapevano di avere il diabete (il 3% di tutti coloro che hanno affrontato il test senza avere sino a quel momento avuto una diagnosi di diabete).

Tra le persone risultate diabetiche, il 64% ha più di 64 anni e quasi il 20% tra i 55 e i 64. Per quanto riguarda i giovani adulti, l’1,95% dei soggetti con diabete ha meno di 34 anni. Il diabete risulta salomonicamente interessare in pari misura i due generi: uomini (50,42%) e donne (49,58%).

I casi di prediabete sono stati circa 19mila (18.881), che rappresenta più del 13% dei 141.236 soggetti esaminati (sottraendo ai 160.313 totali i 19mila diabetici): i due terzi avevano una glicemia a digiuno tra 100 e 110 mg/dl; un terzo l’aveva più alta, tra 111 e 125 mg/dl. Tra i prediabetici, più numerose le donne degli uomini: 53% contro 47%.

La maggior parte dei casi di prediabete riguarda persone con più di 64 anni (il 55,48%). Il 2,57% dei prediabetici individuati ha meno di 34 anni.

Tutte le persone riconosciute come prediabetiche ora sanno che possono contrastare l’insorgere della patologia se adotteranno sane abitudini alimentari e se abbandoneranno stili di vita sedentari, abituandosi a fare un regolare esercizio fisico. Si stima che la prevenzione del diabete in caso di prediabete può avere successo in percentuali che vanno dal 60 al 100% dei casi. Potete approfondire il tema del prediabete qui.

Il questionario Diabetes Risk Score (Drs), basato su domande e risposte a cui è attribuito un punteggio, permette di calcolare il rischio di sviluppare il diabete nel giro di dieci anni in soggetti prediabetici e non diabetici, prendendo in considerazione parametri come l’età, il tipo di alimentazione, l’attività fisica (o, all’opposto, la sedentarietà), la presenza di familiari con diabete, la pressione alta, il giro di vita eccetera.

Tra le persone partecipanti allo screening, i prediabetici con rischio alto (1:3) di sviluppare la patologia nei prossimi 10 anni sono soprattutto over 64 anni (il 65%), seguiti dalla fascia 55-64 (23,70%). Percentuali simili anche per il rischio “molto elevato” (1:5).

Tra i soggetti risultati non diabetici e non prediabetici (122.355 casi sui 160mila) il rischio elevato/molto elevato di sviluppare il diabete in un prossimo futuro riguarda quasi il 20% del campione, mentre il rischio moderato (1:6) interessa il 21,53%.