Il diabete urbano è un fenomeno sotto osservazione già da alcuni anni. È stato infatti accertato che le condizioni di vita cittadine favoriscono per diverse ragioni lo sviluppo del diabete di tipo 2. Di conseguenza, la massiccia e crescente urbanizzazione della popolazione porta con sé un tendenziale aumento della patologia.

È infatti stato evidenziato che abitudini e lavori sedentari, alimentazione sregolata ed eccessiva, scarsa o nulla attività fisica sono tra le caratteristiche della vita cittadina che favoriscono lo sviluppo di obesità e diabete di tipo 2. La prolungata emergenza pandemica, con le limitazioni agli spostamenti e alle attività sportive e l’incentivazione del telelavoro da casa, ha persino contribuito ad aggravare il problema, favorendo ulteriormente la tendenza alla sedentarietà. Il diabete urbano rappresenta una realtà che si riscontra in tutto il mondo.

La vita cittadina facilita lo sviluppo del diabete di tipo 2: è il cosiddetto diabete urbano, che riguarda tutto il mondo. Sei città italiane -Milano, Roma, Bari, Bologna, Genova, Torino- hanno firmato la Urban diabetes declaration, in cui si impegnano a contrastare il fenomeno nell’ambito del progetto internazionale Cities Changing Diabetes.

In Italia sei città -Milano, Roma, Bari, Bologna, Genova, Torino- hanno firmato la Urban diabetes declaration, esprimendo così il loro impegno a contrastare la diffusione del diabete nelle realtà urbane nell’ambito del progetto internazionale Cities Changing Diabetes (del quale abbiamo parlato altre volte: vedi qui e qui).

Cities Changing Diabetes” è un progetto nato in Danimarca, realizzato dall’inglese University College London (Ucl), dallo Steno Diabetes Center (Danimarca), in collaborazione con istituzioni nazionali, amministrazioni locali, università e terzo settore (e con il contributo incondizionato dell’azienda farmaceutica Novo Nordisk). L’obiettivo è studiare come l’urbanizzazione incida sullo sviluppo di patologie non trasmissibili e croniche, a partire dal diabete, e contribuire alla promozione di iniziative di prevenzione e di tutela della salute. Il progetto in Italia è coordinato dall’Health City Institute, in collaborazione con il Ministero della Salute, l’Anci, l’Istat, il network C14+, la Fondazione Censis e Coresearch.

Lenzi (Health City Institute): “Se da un lato le città sono motore di crescita economica e innovazione, dall’altra sono alla base di disuguaglianze di salute, influenzando il modo in cui le persone vivono, mangiano, si muovono, tutti fattori che hanno un impatto sul rischio di sviluppare il diabete”.

Quale sia la portata del diabete urbano lo spiega così Andrea Lenzi, endocrinologo, presidente dell’Health City Institute e del Comitato di biosicurezza, biotecnologie e scienze della vita della Presidenza del Consiglio dei ministri, che da anni studia il problema: “Oggi, il 65% delle persone con diabete vive nelle aree urbane e questa percentuale supererà il 70% nel 2040. Se da un lato le città sono motore di crescita economica e innovazione, dall’altra sono alla base di disuguaglianze di salute, influenzando il modo in cui le persone vivono, mangiano, si muovono, tutti fattori che hanno un impatto sul rischio di sviluppare il diabete”.

È quindi importante che si mettano in campo politiche sanitarie e sociali capaci di contrastare e prevenire il diabete urbano. Commenta in proposito Roberto Pella, vicepresidente vicario dell’Anci e co-presidente dell’Intergruppo parlamentare sulla qualità della vita nelle città: “Occorre identificare strategie efficaci per rendere consapevoli governi, regioni, città e cittadini dell’importanza della promozione della salute nei contesti urbani, guardando alla sempre maggiore urbanizzazione con uno sguardo innovativo, affrontando il carico di onerosità che le malattie croniche comportano, immaginando un nuovo modello di welfare urbano che necessariamente inciderà sullo sviluppo e sulla sostenibilità delle città”.

Che cosa dice la Urban diabetes declaration: i 5 impegni delle città

Le città che sottoscrivono l’Urban diabetes declaration (oltre alle sei italiane, circa trenta metropoli di tutto il mondo aderenti al network “Cities Changing Diabetes”) si impegnano ad attuare cinque principi fondamentali per combattere il diabete urbano. Vediamoli punto per punto.

• Investire nella promozione della salute e del benessere

Le città hanno un grande potenziale nella promozione di condizioni di vita salutari. Ciò richiede un passaggio verso una visione della prevenzione del diabete e delle sue complicanze come un investimento a lungo termine anziché un costo nel breve periodo. Perciò dobbiamo dare priorità a politiche di promozione della salute e ad azioni per rafforzare la salute e il benessere di tutti.

• Agire sulle determinanti sociali e culturali e impegnarsi per l’eguaglianza nella salute

Le determinanti sociali e culturali sono alla base delle opportunità dei cittadini di vivere in salute. Impegnarsi per l’equità sanitaria e l’eguaglianza nella salute è essenziale al fine di dare opportunità di buona salute a tutti. Quindi, dobbiamo intervenire sui fattori sociali e culturali con l’obiettivo di rendere le scelte per la salute le più facili da compiere.

• Integrare la salute in tutte le politiche

La salute è legata alle altre agende della politica: sociali, dell’occupazione, della casa, dell’ambiente. Per rafforzare la salute e il benessere dei cittadini, la salute deve essere integrata nei processi decisionali dei diversi settori ed essere guidata da obiettivi politici condivisi. Pertanto, dobbiamo coordinare le azioni dei diversi ambiti e settori per integrare il tema della salute in tutti campi della politica.

• Coinvolgere le comunità per assicurare soluzioni di salute sostenibili

La salute si costruisce in gran parte al di fuori del sistema sanitario, vale a dire nelle comunità dove la gente vive quotidianamente. Le azioni per promuovere la salute dovrebbero quindi andare oltre il livello del singolo individuo per includere le comunità dove le norme sociali che determinano i comportamenti si formano. Perciò, noi dobbiamo coinvolgere attivamente le comunità, al fine di rafforzare la coesione sociale e guidare interventi sostenibili di promozione della salute.

• Creare soluzioni di partenariato attraverso i diversi settori

La salute è una responsabilità condivisa. Creare soluzioni sostenibili richiede che tutti i membri della società riconoscano l’impatto delle loro azioni dal punto di vista della salute. Combinare insieme competenze, risorse, reti è prerequisito per creare soluzioni innovative, efficaci, sostenibili. Per questo noi dobbiamo lavorare insieme per condividere la responsabilità di creare soluzioni e dare risposte, perché nessuno singolarmente può vincere la sfida da solo. (SV)