Molti giovani con diabete di tipo 1 soffrono di diabulimia, un disturbo del comportamento alimentare che altera pericolosamente il trattamento del diabete, perché chi ce l’ha riduce o rifiuta la dose di insulina prescritta per controllare la patologia. Secondo la Società italiana di diabetologia (Sid), il fenomeno è poco conosciuto, ma purtroppo piuttosto diffuso, dato che riguarda il 10% dei giovani diabetici di tipo 1 tra i 12 e i 19 anni.

La diabulimia è la riduzione o il rifiuto di assunzione della dose di insulina prescritta per la terapia del diabete di tipo 1: la Sid denuncia che il disturbo riguarda il 10% dei pazienti giovani, tra i 12 e i 19 anni, che rischiano gravi conseguenze sulla loro salute.

La diabulimia non si presenta soltanto tra i ragazzi tra i 12 e i 19 anni, ma, in forme più o meno accentuate, anche tra i giovani con diabete di tipo 1 di età maggiore e -avverte la Sid- “può perdurare anche in età adulta, e manifestarsi a qualsiasi età, in qualsiasi momento successivo alla diagnosi di diabete e anche negli uomini”. Secondo una analisi pubblicata quest’anno dal Journal of Eating Behaviors, il 21% degli adulti tende a non assumere la dose di insulina (“Diabulimia: A risky trend among adults with type 1 diabetes mellitus”).

Trattandosi di un farmaco salvavita, non assumerlo nella misura prescritta è molto pericoloso per chi ha il diabete di tipo 1: nel breve periodo può generare valori alterati di emoglobina glicata ed episodi di chetoacidosi, che possono portare al ricovero ospedaliero.

Ma, afferma la presidente eletta della Sid Raffaella Buzzetti, “i rischi a lungo termine sono ancora più temibili perché lo scarso controllo dei livelli di zucchero nel sangue apre la strada a complicanze come l’iperglicemia cronica, la chetoacidosi diabetica, le complicanze cardiovascolari e renali, la neuropatia e la retinopatia”.

“Quello che ci preoccupa -continua Buzzetti- è la drammatica incidenza dei disturbi del comportamento alimentare in questa popolazione. Se nei soggetti sani la bulimia interessa il 3% dei giovani e i disturbi alimentari in genere tra il 3,7 e 6,4%,nella popolazione con diabete si decuplicano e raggiungono livelli veramente elevati”.

Molte le cause del fenomeno: fra queste, l’ansia per il peso e l’immagine corporea.

Ma perché accade questo? Perché un paziente, specialmente giovane, compie una scelta che va direttamente a suo danno? Secondo Buzzetti, “le cause sono molteplici e vanno ricercate nello stress della malattia, nel carico della cura che fa sentire ‘diversi’, nella gestione delle restrizioni alimentari, in situazioni di stigma o di insicurezza a cui si aggiungono le criticità tipiche dell’età dello sviluppo, inclusa l’ansia riguardante il peso e l’immagine corporea, che con una patologia cronica non possono che agire da detonatore”.

Uno dei punti critici, che diventa un elemento che favorisce la diabulimia è la paura di ingrassare ovvero il desiderio di dimagrire. Spiega così la questione Marilena Vitale, nutrizionista della Sid: “L’insulina è un ormone lipogenetico, cioè può favorire l’accumulo di grasso. Inoltre, la somministrazione di insulina esogena nei pazienti con diabete, migliorando il controllo glicemico e riducendo la perdita di glucosio con le urine, può indurre, anche in questo modo, un aumento di peso con coinvolgimento in particolare della massa grassa. Accade se non si fa attenzione all’alimentazione. Per queste ragioni, le persone con diabete tipo 1, specie i giovani, pensano che omettendo, in parte o completamente, la terapia insulinica, potranno perdere peso”.

La Sid sottolinea l’importanza di individuare i disturbi del comportamento alimentare grazie a questionari di screening. Ne esiste uno specifico per il diabete, il “Diabetes Eating Problem Survey (Deps)”, che include domande sulle abitudini alimentari, sul controllo del diabete, sull’omissione di insulina e su altri comportamenti quali, per esempio, l’induzione del vomito.

Il 25% degli adolescenti con diabete di tipo 1 è a rischio di soffrire di disturbi del comportamento alimentare come la diabulimia.

Tramite i questionari è stato osservato che un quarto degli adolescenti con diabete tipo 1 è a rischio per un disturbo del comportamento alimentare e tale rischio è strettamente legato alla presenza di segni e sintomi di sindrome ansiosa-depressiva, anch’essi valutabili con questionari e molto frequenti nelle persone con diabete di tipo 1.

Aggiunge Marilena Vitale: “È importante valutare il rischio di diabulimia in particolare in alcune categorie di persone con diabete tipo 1, quali quelle con cosiddetto “diabetes distress”, cioè problemi psico-sociali legati al trattamento di una condizione che dura per tutta la vita, ansia e depressione e gli adolescenti, in particolare donne. Una volta individuate le persone a rischio, è possibile attivare incontri strutturati con psicologi, dietisti e diabetologi per identificare quelle con disturbi del comportamento alimentare già in atto. Avere una squadra multidisciplinare è necessario per il trattamento, ma pochi centri ne sono forniti”.

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