Secondo la Fand-Associazione italiana diabetici, strisce e glucometri e gli altri dispositivi per l’autocontrollo e la gestione del diabete non devono essere acquistati tramite gare.
Per la storica organizzazione di volontariato, quel sistema di scelta dei presidi per il diabete non serve né a far risparmiare il Ssn né a tutelare i diritti e la salute delle persone diabetiche. In vista delle imminenti elezioni, in una lettera-appello (datata 12 febbraio 2018) rivolta ai candidati alla presidenza della Regione Lombardia e al futuro Governo nazionale, la Fand dichiara che “i diritti dei malati non si difendono con le gare al ribasso!” e chiede un incontro con i politici per far valere le proprie ragioni e per “tutelare i nostri diritti, come abbiamo sempre fatto, in ogni legittimo modo”.
Non è da oggi che la Fand manifesta la sua contrarietà nei confronti delle gare per l’assegnazione dei dispositivi medici per le persone con diabete (vedi, per esempio, qui): ma la doppia consultazione elettorale di marzo (nazionale e regionale per quel che riguarda Lombardia e Lazio) è l’occasione per ribadire la propria posizione e per farsi ascoltare da chi aspira a governare. Con particolare attenzione ai referenti regionali, date le competenze specifiche delle Regioni in materia di sanità.
Fand: “La scelta di un programma diagnostico e terapeutico individuale, prevede che sia il medico curante, dopo aver individuato il tipo di diabete e lo stile di vita della persona -che varia da individuo a individuo a seconda dell’età e delle attività giornaliere- a scegliere, avendo a disposizione tutta l’offerta di mercato, i presidi più adatti per il singolo”.
Scrive dunque la Fand nella lettera, che porta la firma del presidente nazionale Albino Bottazzo: “Stiamo parlando di glucometri, microinfusori, strisce per la misurazione della glicemia, che dovrebbero essere scelti e consigliati ai pazienti dal medico curante. Il corretto iter della cura personalizzata, cioè la scelta di un programma diagnostico e terapeutico individuale, prevede infatti che sia il medico curante, dopo aver individuato il tipo di diabete e lo stile di vita della persona, che varia da individuo a individuo a seconda dell’età e delle attività giornaliere, a scegliere, avendo a disposizione tutta l’offerta di mercato, i presidi più adatti per il singolo. Il medico compie, con questa scelta, un atto terapeutico che solo un medico ha il diritto di compiere”.
La Fand argomenta che il criterio della gara non riesce neppure a produrre risparmi economici, ma piuttosto il contrario. Continua infatti la lettera-appello: “Il non garantire la personalizzazione della terapia, impedendo al diabetologo di scegliere le diverse soluzioni tecnologiche avanzate, costituisce un grave abuso, una violazione del principio di equità nel diritto alla salute, nonché un inutile dispendio economico causato da aumentati accessi al pronto soccorso per ipo- e iperglicemie e per conseguenti ricoveri per complicanze in strutture ospedaliere. Infatti, conti alla mano, solo il 4% dei costi sostenuti dai servizi sanitari regionali è per i dispositivi del diabete, mentre il 50% dei costi diretti del diabete è legato ai ricoveri per complicanze”.
Per la Fand, l’assegnazione tramite bandi di gara della distribuzione dei presidi per il diabete “non favorisce la concorrenza e non consente ai medici di individuare le nuove tecnologie sul mercato e di esercitare appieno il diritto di prescrizione”.
“Purtroppo -prosegue il documento della Fand- dopo la Legge 115 del 1987, che ha reso possibile la disponibilità gratuita di tali strumenti medici ai pazienti senza alcuna distinzione, con la revisione del Titolo quinto della Legge costituzionale del 2001 si è, di fatto, concesso alle Regioni il libero arbitrio sulle modalità con cui i dispositivi vengono acquistati e distribuiti. Secondo Fand, l’assegnazione tramite bandi di gara della distribuzione di tali presidi medici non favorisce la concorrenza e non consente ai medici di individuare le nuove tecnologie sul mercato e di esercitare appieno il diritto di prescrizione. I bandi, infatti, vengono vinti da chi fa l’offerta più vantaggiosa, cioè da chi offre strumentazione a minor costo, garantendo solo un marchio CEE, che non è necessariamente indice di qualità. Soprattutto comporta costi “nascosti”, spesso maggiori dei risparmi ipotizzati! Innanzitutto, adottare ogni volta nuovi glucometri ha un costo: il personale dei centri diabetologici deve educare i pazienti al loro utilizzo, creando malumore e dispetto nelle persone più fragili, abituate all’uso di uno strumento di cui hanno già compreso il corretto uso e nel quale hanno fiducia”.
Secondo la Fand, oggi “c’è diversità di trattamento sia tra Regioni vicine sia tra Asl della stessa Regione”, mentre “l’assistenza di qualità deve essere garantita a ciascuna persona con diabete, indipendentemente dalla Regione di residenza”.
“L’assistenza di qualità deve essere garantita a ciascuna persona con diabete, indipendentemente dalla Regione di residenza, mentre adesso c’è diversità di trattamento sia tra Regioni vicine sia tra Asl della stessa Regione. Dove è finita quindi la tanto decantata centralità della persona prevista nel Piano nazionale per la malattia diabetica licenziato solo 4 anni fa? Esistono forse pazienti di serie A e di serie B? Ciò non è ammissibile. Le associazioni che tutelano i diritti della persona con diabete non possono assuefarsi a tale condizione. Ribadiscono con forza che il risparmio non viene dalla individuazione e assegnazione di un singolo lotto, ma dalla possibilità di scelta, all’interno di un prezzo predeterminato, fra differenti presidi”.
Conclude dunque la lettera: “Fand chiede pertanto che venga rivisto -in primis in Regione Lombardia- l’approccio all’acquisizione del materiale indispensabile al controllo della malattia diabetica”.