Unire le forze, in medicina come nella vita, può fare la differenza. È quello che dimostrano i risultati dei due studi, REDEFINE 1 e REDEFINE 2, che valutano l’efficacia della combinazione tra cagrilintide e semaglutide, due molecole già note nella cura dell’obesità e del diabete, ma che insieme sembrano raggiungere risultati superiori alla somma delle singole parti. I dati, presentati durante il congresso dell’American Diabetes Association e pubblicati sul New England Journal of Medicine, aprono nuove prospettive per le persone con obesità, prediabete e diabete di tipo 2.
Come agisce la combinazione?
Semaglutide è un agonista del recettore del GLP-1, già noto per aumentare il senso di sazietà. Cagrilintide, invece, è un analogo dell’amilina a lunga durata d’azione: agisce sul cervello riducendo l’appetito. Insieme, queste due molecole intervengono su vie ormonali complementari, con un’azione sinergica che potenzia la perdita di peso e migliora il controllo metabolico.
I risultati dello studio REDEFINE 1 (nei soggetti senza diabete)
Lo studio REDEFINE 1 ha coinvolto oltre 3.400 adulti con sovrappeso o obesità (BMI ≥30 o ≥27 con comorbidità), seguiti per 68 settimane. L’obiettivo principale era una riduzione del peso di almeno il 5%. I risultati? Una perdita media di peso del 20,4% con la combinazione cagrilintide-semaglutide, contro solo il 3% nel gruppo placebo. Le monoterapie non sono arrivate nemmeno vicino: –11,5% con cagrilintide, –14,9% con semaglutide. Particolarmente impressionante è la percentuale di pazienti che ha perso almeno il 25% del proprio peso: ben il 40,4% con la terapia combinata.
Non solo peso. I partecipanti hanno mostrato miglioramenti significativi anche in pressione arteriosa, profilo lipidico, glicemia, insulinemia, infiammazione sistemica (PCR) e, tra coloro con prediabete, quasi 9 su 10 (87,7%) sono tornati a valori glicemici nella norma (contro il 32,2% del gruppo di controllo).
REDEFINE 2: nei soggetti con diabete di tipo 2
Anche nelle persone con diabete tipo 2, la terapia combinata si è dimostrata più efficace rispetto alle terapie singole. Lo studio REDEFINE 2 ha arruolato oltre 1.200 adulti con BMI ≥27. Dopo 68 settimane, la riduzione media del peso è stata del 13,7% con la combinazione, rispetto al 3,4% nel gruppo placebo. Sul fronte del controllo glicemico, la riduzione dell’HbA1c è stata di –1,8% rispetto a –0,4% nel gruppo di controllo. E nei pazienti monitorati con sensori continui, il tempo trascorso nell’intervallo glicemico ottimale (70–180 mg/dL) è stato dell’86,8% nel gruppo trattato, contro il 50,2% del gruppo placebo.
Parola agli esperti
“Questa combinazione rappresenta una nuova opzione terapeutica ad alta efficacia per la gestione dell’obesità”, spiega il prof. Francesco Giorgino, vicepresidente della European Association for the Study of Diabetes (EASD). “Va però gestita con attenzione, soprattutto per gli effetti gastrointestinali, che – seppur lievi e temporanei – possono incidere sulla continuità della terapia. Il vantaggio? Una sola iniezione sottocutanea a settimana: un plus per l’aderenza terapeutica”. Anche la prof.ssa Raffaella Buzzetti, presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID), sottolinea l’importanza di questa opzione terapeutica in un contesto globale sempre più allarmante: “Entro il 2035, si stima che il 54% della popolazione mondiale sarà in sovrappeso o obesa. Contrastare l’obesità significa anche prevenire il diabete tipo 2 e le sue numerose complicanze, da quelle articolari a quelle cardiometaboliche, fino alle neoplasie”.
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