Il medico di famiglia può prescrivere soltanto alcuni tipi di farmaci per il diabete, tra cui non figurano, però, quelli innovativi, riservati al diabetologo. È una limitazione giustificata? Sono in molti a pensare di no, dalle associazioni di cittadini e pazienti, a quelle dei medici di medicina generale e dei diabetologi. Stiamo parlando di medicinali solitamente di uso orale indicati per la cura del diabete di tipo 2.

Proprio recentemente, sul quotidiano La Repubblica (Salute-Medicina), il segretario generale della nota associazione Cittadinanzattiva Antonio Gaudioso ha richiamato l’attenzione sul tema, affermando che le norme attuali ostacolano il diritto del paziente all’accesso al farmaco, rischiando di compromettere l’efficacia delle cure.

I farmaci per il diabete che il medico di famiglia può prescrivere sono pochi -metformina e sulfaniluree, principalmente-  e non gli è consentita la prescrizione dei medicinali innovativi, riservata allo specialista. Una limitazione che in tanti chiedono di abolire.

Scrive infatti Gaudioso: “Per quanto riguarda il diabete, la prescrizione delle medicine innovative è stata inibita ai medici di medicina generale da qualche anno, sulla base di considerazioni prive di sostanza clinica e sanitaria. Questa decisione, ancora vigente, ha portato danni incalcolabili alla salute dei cittadini, che si sono trovati non solo a dover ricorrere allo specialista per farsi prescrivere un piano terapeutico, ma anche a doverci tornare più volte nel corso di un anno anche solo per avere la ricetta. Oggi sappiamo che molti rinunciano, con ciò rinunciando a curarsi”.

Gaudioso (Cittadinanzattiva): “Una norma che rimettesse nelle mani del medico di medicina generale la possibilità di prescrivere i farmaci innovativi contro il diabete favorirebbe l’appropriatezza e ridurrebbe le attese, lasciando spazio negli studi degli specialisti a chi ha bisogno di consultarli”.

Per Gaudioso, quindi, “riportare al medico di famiglia la prescrizione di questi farmaci” è una misura “indispensabile”, che “darebbe soprattutto pari opportunità nell’accesso alle innovazioni a chi vive nelle aree interne, periferiche o disagiate, dove la medicina di famiglia rimane uno dei pochi punti di riferimento/presidi del Ssn”. “Una norma che rimettesse nelle mani del medico di medicina generale la possibilità di prescrivere i farmaci innovativi contro il diabete favorirebbe l’appropriatezza e ridurrebbe le attese, lasciando spazio negli studi degli specialisti a chi ha bisogno di consultarli”.

Il deputato Federico Gelli: l’Italia è l’unico Paese europeo in cui non è possibile la prescrizione di farmaci innovativi per la cura del diabete da parte del medico di medicina generale.

La questione era stata posta proprio nel giugno scorso anche in sede parlamentare, da un’interrogazione del deputato del Partito democratico Federico Gelli (membro della Commissione parlamentare Affari Sociali) al ministero della Salute.

Gelli (che, tra l’altro, è anche medico) sottolinea che “le sulfaniluree rappresentano ancora la principale opzione terapeutica che medici di medicina generale possono prescrivere dopo la metformina, essendo loro preclusa la possibilità di prescrivere terapie innovative e di comprovata efficacia e sicurezza come, per esempio, le terapie orali che agiscono sul sistema incretinico quali i DPP-4I, presenti sul mercato da ben otto anni. L’Italia è l’unico Paese europeo in cui non è possibile la prescrizione di questa classe di farmaci”.

Il parlamentare pone l’accento sul fatto che questa disparità di accesso comporta rischi per la salute dei pazienti diabetici. Infatti, spiega in premessa, “il trattamento del diabete con sulfaniluree, introdotte in commercio negli anni ’50, è noto da tempo per l’alto rischio di gravi episodi di ipoglicemia”; e “alcuni studi condotti in Svezia e Gran Bretagna nel corso degli ultimi anni evidenziano inoltre effetti negativi della terapia con sulfaniluree su morbilità, mortalità cardiovascolare; si tratta di elementi ancora più evidenti se comparati alla terapia con metformina + DPP-4I”.

Gelli, nell’interrogazione, fa poi notare che il trattamento con DPP-4I è vantaggioso anche dal punto di vista economico per il Ssn: i vantaggi “consistono nella minore frequenza di automonitoraggi glicemici, nella minore incidenza di eventi avversi, nelle ridotte complicanze macro e micro vascolari, nel ritardo nel passaggio a terapia insulinica legato alla maggiore durabilità nonché a minori costi indiretti come assenze da lavoro e/o ore di lavoro perse”. Inoltre, “l’eventuale aggravio di spesa iniziale per questa terapia verrebbe compensato dai risparmi ottenibili dal loro impiego sull’intero sistema, sempre se confrontato con l’utilizzo delle sulfaniluree; si evidenzia un rapporto costo/beneficio a favore di questa classe di farmaci soprattutto per quanto riguarda l’incidenza relativa agli accessi al pronto soccorso e i conseguenti costi dei ricoveri ospedalieri per episodi ipoglicemici”.

Per Gelli, quindi, “appare indifferibile l’apertura della prescrizione delle terapie orali innovative alla medicina generale, non solo per incontrovertibili e comprovate ragioni scientifiche e di appropriatezza prescrittiva, ma anche per una questione etica, che non crei disuguaglianze di accesso, e a beneficio di tutti i pazienti con diabete di tipo 2 e con conseguente risparmio per il servizio sanitario pubblico”.

Oggi -commenta il parlamentare- “su 3 milioni di cittadini italiani interessati da diabete di tipo 2, soltanto uno su tre riesce ad avere un adeguato piano sanitario di controllo”. E reclama quindi l’intervento del Governo e in particolare del ministero della Salute e dell’Agenzia italiana del farmaco.

Sono favorevoli a consentire la prescrizione dei farmaci per il diabete innovativi da parte dei medici di famiglia associazioni dei medici di medicina generale, dei diabetologi, dei cittadini, dei farmacisti.

E che cosa ne pensano i rappresentanti dei medici? Sono d’accordo con la proposta sia l’Associazione medici diabetologi, sia quelle dei medici di famiglia Fimmg e Simg. E infatti il dialogo con l’Agenzia italiana del farmaco e con il ministero della Salute per riformare le disposizioni in vigore si è aperto.

Per Amd, i pochi farmaci che i medici di famiglia possono prescrivere per il diabete, come secondo step terapeutico dopo la metformina, non possiedono lo stesso profilo di efficacia e di sicurezza che caratterizza i farmaci innovativi. Perciò, il limite imposto dalla normativa alle possibilità prescrittive dei mmg è “un vulnus al generale diritto dei pazienti di avere accesso alle cure più appropriate”.

Il presidente della Amd Domenico Mannino ha chiaramente detto che “l’Associazione medici diabetologi condivide le argomentazioni espresse dall’onorevole Federico Gelli nella sua recente interrogazione rivolta al ministro della Salute, riguardo, in particolare, all’opportunità di prevedere che la medicina generale possa prescrivere la classe di farmaci DPP-4I per il diabete di tipo 2, come del resto avviene in tutti gli altri Paesi europei”.

Secondo la Amd, “il limite imposto dalla normativa alle possibilità prescrittive dei medici di medicina generale rappresenta non solo un ostacolo alla realizzazione del setting integrato delineato nel Piano nazionale sulla malattia diabetica, ma anche un vulnus al generale diritto dei pazienti di avere accesso alle cure più appropriate”.

“È importante sottolineare -argomenta Mannino- che molti farmaci considerati assai innovativi, come appunto i DPP4I-inibitori, sono in realtà molecole presenti da numerosi anni sul mercato, con un consolidato profilo di efficacia e di sicurezza. Lo stesso potrebbe dirsi anche di altri farmaci innovativi quali SGLT2 inibitori e GLP-1, agonisti recettoriali che condividono gli stessi profili e che più recentemente hanno dimostrato di essere in grado non solo di ridurre in maniera significativa gli eventi cardiovascolari e renali, ma anche la mortalità cardiovascolare e per tutte le cause. Ebbene, queste caratteristiche di efficacia e di sicurezza non sono sicuramente proprie di altre molecole utilizzate nella cura del diabete come le sulfaniluree o le glinidi, e che sono tra i pochi farmaci che il medico di medicina generale può attualmente prescrivere come secondo step dopo la metformina”.

Conclude quindi il presidente dell’Associazione medici diabetologi: “Per queste ragioni, Amd ritiene che possa essere utile l’apertura della prescrizione anche dei farmaci innovativi al medico di medicina generale. E ciò anzitutto per una ragione etica, ma anche per la piena realizzazione di un setting di assistenza realmente integrata, tale da consentire una presa in carico condivisa del paziente, davvero funzionale al raggiungimento di obiettivi clinici e di cura in linea con gli indirizzi di sanità pubblica”.

Netta la posizione delle organizzazioni dei medici di medicina generale, Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) e Simg (Società italiana di medicina generale), che non hanno esitazione nel denunciare come assolutamente sbagliata la limitazione imposta ai medici di famiglia.

In una nota congiunta, firmata dalle due associazioni dei medici insieme con Cittadinanzattiva, il segretario nazionale della Fimmg Silvestro Scotti e il presidente della Simg Claudio Cricelli dichiarano: “Da molti anni, per una decisione cervellotica e priva di alcun senso logico, clinico ed economico, la prescrizione dei farmaci innovativi è inibita ai medici di medicina generale sulla base di considerazioni prive di sostanza clinica e sanitaria. Questa decisione perdura tuttora e ha portato danni incalcolabili alla salute dei cittadini, a cui è stato di fatto impedito l’accesso alle cure di patologie importanti come il diabete e le malattie cardiovascolari”.

Proseguono Cricelli e Scotti: “Proviamo imbarazzo e vergogna nel confrontarci con i nostri colleghi di tutto il mondo. Siamo considerati i paria del Ssn, ci viene richiesta la presa in carico di tutti i cittadini italiani, delegando però ai soli specialisti la prescrizione di farmaci per i quali siamo perfettamente in grado svolgere un adeguato percorso informativo e formativo, anche in collaborazione con altri professionisti coinvolti nel medesimo processo di cura”.

Al coro di chi chiede un cambiamento della normativa si aggiungono anche i farmacisti. Il presidente di Federfarma Marco Cossolo (come ha dichiarato alla rivista on line Filodiretto) ritiene opportuno, così come avviene in tanti Paesi d’Europa, che non soltanto si consenta ai medici di famiglia la prescrizione di questa classe di farmaci, ma se ne permetta anche la dispensazione in tutte le farmacie del Paese. “In caso contrario -osserva Cossolo- si verrebbe incontro ai malati soltanto in parte, perché, usciti dallo studio del medico con la ricetta in mano, dovrebbero sempre fare chilometri e chilometri per andare a ritirare il farmaco in ospedale o all’Asl”. Oggi infatti in Italia -spiega Cossolo -“gli antidiabetici orali sono classificati nel Pht, di conseguenza, ci sono Regioni nelle quali il malato di diabete può ritirare il medicinale in tutta comodità nella farmacia sotto casa e altre invece che costringono l’assistito a fare la spola tra domicilio e ospedale perché la distribuzione è riservata alle strutture pubbliche”.