Per gestire meglio il diabete l’associazione Diabete Italia propone sette punti fondamentali, sette passi da avviare al più presto per rendere più efficace il percorso di cura dei pazienti.
Diabete Italia propone sette cose fondamentali da fare per gestire meglio il diabete e in generale per rendere più efficace il percorso di cura dei pazienti cronici.
Vediamo allora quali sono i sette punti elaborati da Diabete Italia nel corso di un percorso sostenuto e condiviso con Motore Sanità.
- Stick glicemico obbligatorio all’accesso al pronto soccorso per i soggetti al di sotto dei 45 anni di età.
- Screening per individuare un milione di persone che hanno il diabete, senza saperlo.
- Legge nazionale per l’inserimento dei minori con cronicità nella scuola. È fondamentale andare a regolamentare i farmaci, la formazione del personale. Molte Regioni lo stanno facendo, ma questo deve essere fatto omogeneamente su tutto il territorio nazionale.
- Fare rispettare la circolare dell’Inps sulla Legge 104, che prevede un primo accesso in Commissione e il fatto di avere accesso in maniera automatica alla 104, fino al compimento di 18 anni.
- Il Regio decreto n. 244 del 22/1/1934 -Art. 4 degli allegati- riporta “Diabete zuccherino” aggiornato dalla Legge n.1602 del 28/10/1962. Basterebbe abrogare questo articolo o aggiungere diabete mellito non ben compensato.
- Rivedere il recepimento della normativa europea sulle patenti.
- Politiche di promozione dell’attività motoria e possibilità di prescriverla, poiché abbiamo visto come l’obesità e la sedentarietà incidano sul diabete.
Il presidente di Diabete Italia Stefano Nervo illustra il significato delle sette proposte per gestire meglio il diabete.
Così Stefano Nervo, presidente di Diabete Italia onlus inquadra la situazione del diabete nel nostro Paese: “I numeri dell’Istat parlano abbastanza chiaro: oltre 3 milioni e 200mila italiani soffrono di diabete, di questi più della metà sono sedentari e 1 su 3 è obeso. È una stima fatta al ribasso, perché molte persone non sanno ancora di essere ammalate: il dato più reale, infatti, si aggira intorno ai 4 milioni”.
“Il diabete non è tutto uguale -prosegue Nervo- esiste quello di tipo 1 che colpisce il 10% di bambini e giovani e che non è prevenibile (ancora oggi si muore per mancata o errata diagnosi), e quello di tipo 2, di cui soffre la grande maggioranza dei casi e che riguarda l’età senile, ma che colpisce sempre più in fascia giovane e l’obesità di certo non aiuta”
Accesso alle cure innovative e coordinamento tra mmg e diabetologi
“Il diabete in sé porta dei rischi, per le complicanze a esso associate (ictus, cecità, cardiopatie, neuropatia, insufficienza renale, eccetera). Non a caso il paziente con diabete, soprattutto di tipo 2, è un paziente con comorbilità e quindi si tratta di un paziente cronico. Come si cura quindi? Per il diabete di tipo 2, l’accesso ai farmaci innovativi (Nota 100 di Aifa) va in questa direzione e il coordinamento tra i medici di medicina generale e gli specialisti è fondamentale, così come la formazione per l’autogestione, che va a incidere sulla gestione delle tecnologie (vale anche per il diabete di tipo 1)”.
Centri specialistici e team diabetologici
“L’organizzazione sanitaria, quindi, ha dei punti fermi da consolidare: i centri specialistici, che sono un’eccellenza a livello europeo, e i team diabetologici che nel Piano nazionale diabete prevedono la presenza dello psicologo, che però non è sempre presente nelle singole Regioni (ricordo che abbiamo 21 sistemi sanitari differenti delle singole Regioni, con conseguenti disparità)”.
Il ruolo dei medici di famiglia
“Altrettanto importante è la medicina di prossimità. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza è fondamentale andare a definire le regole con cui verranno gestiti i medici di famiglia e le modalità con cui i medici di famiglia potranno interfacciarsi con la specialistica”.
Le prospettive della telemedicina
“Le nuove sfide riguarderanno poi la telemedicina. Per quanto riguarda la medicina proattiva, segnalo che uno dei problemi grossi è la questione della privacy ed è necessaria una regolamentazione adeguata”.
Investire in cure più efficaci per ridurre gli alti costi dei ricoveri
“Vorrei inoltre fare notare che quasi la metà dei costi legati al diabete sono correlati con l’ospedalizzazione. Investire quindi in una cura più efficace, nella formazione dei medici e delle persone con diabete, potrebbe aiutare a ridurre questi costi e quindi a non gravare solo sulla spesa del sistema sanitario”.
Gli aspetti sociali del diabete: scuola, assicurazioni, lavoro, patente
“Gli aspetti sociali sono un altro punto fondamentale. Parliamo di scuola: è indispensabile demedicalizzare la scuola, formando il personale scolastico. Ci sono le assicurazioni (devo ricordare che è impossibile stipulare assicurazioni sulla vita, o per la salute o per i viaggi all’estero). Sarebbe interessante sviluppare una sorta di green pass, sul modello del Covid, in cui si dà il benestare, o lo stato di buona salute o di buona compensazione, per quanto riguarda le assicurazioni e il lavoro”.
“Ci sono poi normative che favoriscono le discriminazioni, per esempio il Regio decreto del 1934, che parla di diabete zuccherino come impedimento per le persone a entrare nelle professioni marittime. Esistono aspetti discriminatori anche in merito alle patenti, le cui regolamentazioni risultano obsolete e che non vengono applicate in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale”.
I caregiver e la Legge 104
“Per ultimo i caregiver: ricordo che l’accesso ai genitori con figli con diabete alla Legge 104 è fondamentale. Ci sono poi persone non autosufficienti per cui la gestione della malattia è legata ai caregiver, che devono essere formati per poterli supportare al meglio”.
Paola Boldrini (Intergruppo cronicità) in sintonia con le proposte di Diabete Italia per gestire meglio il diabete.
Le argomentazioni di Diabete Italia hanno avuto un primo riscontro favorevole quando sono state sottoposte all’attenzione dell’Intergruppo parlamentare sulle cronicità (di cui il diabete è una classica rappresentazione) durante una recente audizione.
Infatti, la senatrice Paola Boldrini, che fa parte dell’Intergruppo sulle cronicità, ha dichiarato: “Per rendere ottimale il percorso di cura del paziente bisogna tener conto di alcuni aspetti non prettamente medici, come ha ricordato il presidente Nervo e sui quali mi trovo molto in sintonia -ha detto Boldrini- Sono maturi i tempi affinché anche la scuola possa garantire, previa adeguata formazione del personale, una presa in carico del bambino/alunno con malattia cronica, in modo da poter fornire un valido supporto anche alle famiglie. Al contempo bisogna adoperarsi affinché la Legge 104, laddove è previsto il suo utilizzo (penso, per esempio, ai genitori con figli diabetici), sia davvero applicata senza ambiguità”.
Un articolo correlato potete leggerlo sul nostro sito qui.