Il colesterolo buono (Hdl) può aiutare a mantenere sotto controllo la glicemia. Lo ha rilevato uno studio italiano, il cui responsabile è il professor Giorgio Sesti (direttore dell’Unità operativa di Medicina interna, all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, presidente della Fondazione Diabete Ricerca e già presidente della Sid), presentato al recente congresso della European association for the study of diabetes (Easd) a Berlino. I risultati, che aprono nuove prospettive nella terapia del diabete, sia di tipo 1 sia di tipo 2, riguardano la relazione tra colesterolo Hdl e livelli del glucagone.

La ricerca, supportata dalla Sid, porta infatti il titolo di Role of Hdl and Apolipoprotein A1 in the modulation of glucagon levels” (Il ruolo delle Hdl e della Apolipoproteina A1 nella modulazione dei livelli di glucagone). Gli autori sono: Gaia Chiara Mannino, Anastasia Fuoco, Elettra Mancuso, Concetta Di Fatta, Rosangela Spiga, Carolina Averta, Francesco Andreozzi, Giorgio Sesti (responsabile del progetto), del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro.

I risultati di uno studio italiano sulla correlazione inversa tra i livelli del colesterolo Hdl, quello “buono”, e quelli del glucagone, spesso troppo alti nei soggetti con diabete o prediabete, suggeriscono nuove prospettive terapeutiche per il diabete di tipo 1 e 2, basate sul potenziale ruolo delle Hdl nel tenere sotto controllo la glicemia tramite i loro effetti sul glucagone.

Nella presentazione gli autori spiegano che esistono evidenze scientifiche dei positivi effetti sul funzionamento della beta-cellule (quelle dell’insulina) del colesterolo Hdl (High density lipoprotein, lipoproteine ad alta densità), quello cosiddetto buono (quello “cattivo” è Ldl, Low density lipoprotein) e della sua principale componente proteica, la Apolipoproteina A1 (Apo A1). Lo studio voleva quindi ora indagare gli effetti, ancora non noti, sulle cellule alfa del pancreas, quelle che secernono il glucagone, un ormone regolatore che fa salire la glicemia (infatti, come farmaco è utilizzato in caso di gravi crisi ipoglicemiche), e che, nelle persone con diabete o in condizioni di prediabete, raggiunge livelli troppo elevati, più alti che nella popolazione non diabetica e normoglicemica.

I ricercatori hanno osservato una significativa correlazione inversa tra glucagone circolante e livelli di colesterolo Hdl e hanno concluso che i dati rilevati suggeriscono un possibile nuovo ruolo di Hdl e ApoA1 sulla omeostasi del glucosio (equilibrio glicemico) tramite i loro effetti sulla funzione alfa-cellulare e quindi sulla secrezione del glucagone.

Secondo il diabetologo Giorgio Sesti, la novità di questo studio è che per la prima volta è stato dimostrato un ruolo del colesterolo Hdl nel ridurre la secrezione di glucagone, un ormone che ha effetti opposti all’insulina in quanto fa innalzare la glicemia.

Così commenta il professor Sesti: “Da tempo riconosciamo il colesterolo Hdl come colesterolo ‘buono’. Per quanto riguarda il diabete, inoltre, studi in vivo e in vitro hanno dimostrato che il colesterolo Hdl svolge un ruolo positivo nel controllo metabolico stimolando la secrezione insulinica e la funzione delle cellule beta-pancreatiche. La novità di questo studio è che per la prima volta è stato dimostrato un ruolo del colesterolo Hdl nel ridurre la secrezione di glucagone, un ormone che ha effetti opposti all’insulina in quanto induce iperglicemia. Questo studio apre nuove prospettive terapeutiche sia nel diabete tipo 1 sia nel diabete tipo 2, in quanto un aumento dei livelli di glucagone è riscontrabile in entrambe le forme di diabete e contribuisce all’innalzamento della glicemia”.

La Società italiana di diabetologia accoglie favorevolmente i risultati della ricerca, sottolineando come il colesterolo Hdl, che ha già dimostrato una azione benefica nel rimuovere i grassi dalle arterie (proteggendo così dalla formazione della placca aterosclerotica), possa diventare, in prospettiva, una risorsa per il controllo della glicemia e aprire quindi nuove vie nella terapia del diabete.

Sintetizza così la Sid: “il gruppo di ricerca diretto dal professor Giorgio Sesti presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro, studiando una coorte di 130 soggetti non diabetici, ha evidenziato una correlazione inversa tra i livelli circolanti di Hdl e glucagone. A conferma di questa osservazione, esperimenti su topi non diabetici hanno dimostrato che la somministrazione di Hdl e Apo A1 riduceva la risposta del glucagone allo stimolo ipoglicemico, suggerendo un effetto diretto sulla funzione della cellula alfa-pancreatica”.

Gaia Chiara Mannino: “Il nostro studio suggerisce la possibilità che strategie terapeutiche in grado di aumentare i livelli circolanti di Hdl possano essere utili nel migliorare il controllo metabolico nei soggetti con diabete mellito”.

Conclude la dottoressa Gaia Chiara Mannino, dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, tra gli autori della ricerca: “I risultati ottenuti dal nostro studio evidenziano un nuovo ruolo esercitato dal colesterolo Hdl e dalla sua porzione proteica Apo A1 sulla funzione delle cellule alfa-pancreatiche, suggerendo la possibilità che strategie terapeutiche in grado di aumentare i livelli circolanti di Hdl possano essere utili nel migliorare il controllo metabolico nei soggetti con diabete mellito”.

Chi volesse approfondire il tema può consultare la sintesi (in inglese) dello studio italiano qui.