I sintomi da riconoscere e le contromisure da adottare quando i livelli glicemici del bambino sono troppo bassi, il caso più tipico, ma anche troppo alti. Tutto quello che gli insegnanti devono sapere.

Il maggior problema cui un bambino con diabete di tipo 1 in trattamento insulinico può andare incontro è la possibile insorgenza di ipoglicemia, che può verificarsi ogni qual volta si riduca la quantità di cibo senza ridurre nel contempo la dose di insulina o si svolga un’attività fisica eccessiva non adeguatamente protetta dalla ingestione di carboidrati.

L’ipoglicemia deve essere riconosciuta precocemente e trattata di conseguenza. Nella maggior parte dei casi, il bambino è in grado di avvertire chi gli sta vicino che la sua glicemia è verosimilmente bassa ed è perciò possibile intervenire prontamente con la somministrazione di una bevanda zuccherata o simili. Alcuni bambini, invece, ancora non esperti, non riescono a comunicare che qualcosa non va ed è allora necessario saper cogliere anche qualche segno minore, come un’apparente estraniazione dall’ambiente o manifestazioni inconsuete di irritabilità.

I sintomi più comuni di una ipoglicemia lieve o moderata sono tremore, sudorazione, senso di fame, accelerazione del polso, pallore, irritabilità, pianto.

Quando ciò si verifica, è necessario controllare la glicemia e, se bassa, somministrare zucchero: operazione da ripetere dopo 15-30 minuti se la glicemia è ancora su livelli inferiori alla norma. Quando la glicemia tende a risalire e i sintomi sono stati neutralizzati, è opportuno dare al bambino una merenda per consolidare il pieno recupero.

Se l’ipoglicemia non viene riconosciuta precocemente e quindi non viene trattata, può aggravarsi fino alla perdita della coscienza e alla comparsa di convulsioni. Più semplicemente, può determinarsi un’alterazione dello stato di coscienza con rifiuto o impossibilità di deglutizione. Il quadro che così si presenta assume tinte anche drammatiche, creando non poche difficoltà a un personale non adeguatamente preparato a evenienze di questo genere. In questo caso è giocoforza richiedere l’intervento di un medico provvedendo nel contempo alla iniezione di una dose di glucagone da conservare in frigorifero e di cui un diabetico di tipo 1 dovrebbe essere sempre fornito.

Un’altra evenienza di cui si deve tenere conto è, al contrario, quella di un eccessivo innalzamento della glicemia. Le cause di una elevata iperglicemia possono risiedere nella introduzione di un’eccessiva quantità di cibo, dolci o bevande zuccherate, nella omissione di una dose di insulina o in una condizione di stress fisico, come quella determinata da un mal di gola o un raffreddore o da qualsiasi altra malattia, o anche psichico se il bambino si trova in una condizione di stress emotivo.

Ci si può accorgere di una iperglicemia se il bambino accusa una sete eccessiva o chiede di andare più volte al bagno oppure se avverte una stanchezza inusuale o un annebbiamento della vista. Questi sintomi devono indurre a controllare la glicemia e, se possibile, anche la presenza di corpi chetonici nelle urine con una semplice striscia reattiva. L’iperglicemia può in effetti evolversi verso una chetoacidosi, che richiede un immediato trattamento per evitare la possibile progressione verso un coma chetoacidosico.

I segni che possono indirizzare verso una chetoacidosi sono la presenza di nausea, vomito, dolore addominale, alito acetonico – odore di frutta marcia – stato confusionale, disidratazione.

In questo caso è necessario somministrare un bolo aggiuntivo di insulina sottocute – ciò dovrebbe essere previsto nelle raccomandazioni descritte nel piano terapeutico individuale del bambino – avvertire i genitori e, in rapporto alla gravità del quadro, programmare un ricovero ospedaliero.

Diverse da quelle di un bambino possono essere le problematiche presentate da un adolescente diabetico in cui i problemi derivanti dalla necessità di iniettarsi l’insulina, di eseguire l’automonitoraggio della glicemia e di rispettare certe limitazioni dietetiche si sommano a quelli propri dell’età. È possibile e non infrequente che, di fronte a queste difficoltà, i giovani diabetici cedano alla tentazione di trascurare una corretta condotta terapeutica per uniformarsi al comportamento dei propri compagni. La dissuasione dalla abitudine al fumo, come dall’abuso di alcolici o dal ricorso alle droghe di varia natura, acquista qui un maggior valore per il rischio aggiuntivo rappresentato dal diabete.