Una dichiarazione scritta firmata dal Parlamento della Ue contro il diabete, per impegnare la Commissione europea e il Consiglio europeo a dare priorità al diabete, in quanto emergenza sanitaria del continente, e a sviluppare una strategia condivisa per la prevenzione, la diagnosi e il controllo della patologia. Gli Stati membri sono invitati a elaborare piani nazionali mirati per la gestione globale del diabete e per aumentare l’accesso di tutti i cittadini a una alimentazione sana e alla possibilità di praticare un regolare esercizio fisico, cardini della strategia di prevenzione del diabete e delle sue complicanze. Ricordiamo in proposito che l’Italia  ha già un piano nazionale per il diabete, considerato di grande valore: ne parliamo qui.

La Dichiarazione (n. 0008/2016) della Ue contro il diabete (che ha un precedente analogo risalente però al 2006) ha raccolto 405 voti favorevoli (gli europarlamentari in totale sono 751): si tratta di un risultato significativo perché finalmente il mondo della politica mostra di comprendere innanzitutto l’esistenza di un grave problema di salute che si sta estendendo e poi la necessità di azioni dall’alto, programmatiche e coordinate, sia a livello nazionale, sia a livello internazionale, perché l’emergenza diabete si profila come una questione europea, che tocca tutti gli Stati.

Oggi nell’Unione europea si contano 32 milioni di persone con diabete, che si prevede possano arrivare a 37 entro il 2040.

Che cosa dice la Dichiarazione del Parlamento europeo

La Dichiarazione 0008/2016 approvata dal Parlamento europeo si articola in sette punti. Vediamoli qui di seguito.

  1. Il diabete mellito è una seria condizione cronica progressiva che colpisce 32 milioni di persone nell’Unione europea, con un prevedibile aumento sino a 37 milioni entro il 2040. Nel 2015 ci sono state 266mila morti dovute al diabete.
  2. Se diagnosticato tardi e inappropriatamente gestito, il diabete può condurre a complicanze invalidanti e letali, tra le quali malattie cardiovascolari, ictus, insufficienza renale, amputazioni, cecità.
  3. Nel 2013 nella Ue sono stati spesi 114 miliardi di euro per trattare il diabete, nonostante gli sforzi fatti dopo la precedente dichiarazione scritta del 2006 (la n. 0001).
  4. Alimentazione sana ed esercizio fisico possono fortemente contribuire a prevenire o a ritardare l’insorgenza del diabete di tipo 2.
  5. L’adozione di un salutare stile di vita non può servire a prevenire il diabete di tipo 1, ma dà un grande beneficio nel controllo della patologia.
  6. La Commissione e il Consiglio sono invitati a: dare priorità al diabete come serio problema sanitario, sociale ed economico; sviluppare una strategia Ue per la prevenzione del diabete, la diagnosi e il controllo della patologia; incoraggiare gli Stati membri a stabilire piani nazionali sul diabete; sviluppare una strategia per favorire il consumo e la produzione di cibo sano; coordinare e rafforzare effettivamente tutte le misure finora sviluppate.
  7. Questa dichiarazione è indirizzata alla Commissione europea e al Consiglio europeo.

 

Musacchio (Amd): “Come auspicato nella Dichiarazione e più volte ribadito dalla nostra Associazione, è fondamentale incoraggiare nella popolazione un’alimentazione salutare e l’abitudine all’esercizio fisico”.

La presidente dell’Associazione medici diabetologi Nicoletta Musacchio ha commentato con soddisfazione la presa di posizione della Ue contro il diabete: “È un risultato prezioso per i 32 milioni di pazienti diabetici che vivono nell’Unione europea e manda un segnale forte anche a tutta la più ampia regione europea. Come auspicato nella Dichiarazione e più volte ribadito dalla nostra Associazione, è fondamentale incoraggiare nella popolazione un’alimentazione salutare e l’abitudine all’esercizio fisico. Ancora pochi sanno che grazie a queste semplici misure è possibile prevenire la maggior parte dei nuovi casi di diabete di tipo 2 e migliorare il controllo di quello di tipo 1. Per questo ci rivolgiamo agli Stati membri, alla Commissione e al Consiglio dell’Ue affinché vengano implementate tutte le raccomandazioni contenute nella nuova Dichiarazione. Di concerto con l’International diabete federation (Idf), vigileremo sui progressi che speriamo si possano registrare nella prevenzione e nella cura del diabete a livello nazionale e internazionale”.

Idf: il diabete e le sue complicanze possono portare grandi sofferenze personali e rappresentano un considerevole onere economico per ogni Paese. L’impegno preso dal Parlamento europeo è cruciale per aiutare le persone con diabete.

Anche Idf Europa dà il benvenuto alla Dichiarazione del Parlamento Ue contro il diabete con parole del tutto simili a quelle di Nicoletta Musacchio. Idf Europa (che riunisce sotto la sua egida 70 associazioni di medici, pazienti e loro familiari di 47 Paesi della regione europea – nel mondo Idf conta 230 associazioni di 170 Stati) esprime la convinzione che questo impegno possa essere di grande aiuto, se coerentemente e sistematicamente attuato, per i milioni di diabetici europei. L’impegno preso dal Parlamento europeo è infatti definito “cruciale”.

Idf sottolinea poi che “il diabete e le sue complicanze possono portare grandi sofferenze alle persone. Inoltre rappresentano un considerevole onere economico per ogni Paese: quando l’incidenza del diabete cresce, con essa aumentano le spese per la salute; inoltre, una popolazione non sana non può sviluppare in pieno il suo potenziale per contribuire alla crescita economica del proprio Paese. Nel 2015, sono stati spesi 114 miliardi di euro per il trattamento del diabete nell’Unione europea, cifra che non comprende i costi indiretti, (come le perdite di produttività o di ore di lavoro) che sono anche maggiori dei costi diretti”. Una situazione che è destinata a peggiorare se aumenta la diffusione del diabete e delle sue complicanze.

La presidente di Idf Europa, la professoressa Sehnaz Karadeniz, di Istanbul, nell’esortare, come Musacchio, Commissione europea e Consiglio europeo a mettere in pratica le misure raccomandate dal Parlamento Ue contro il diabete ricorda che “tutti noi abbiamo un ruolo da giocare a livello individuale, nazionale ed europeo per combattere contro la crescita della pandemia e delle sue complicanze invalidanti”.