Ci sono condizioni che non pesano solo sul corpo, ma sulla qualità della vita, sulle relazioni, sulle opportunità. L’obesità è una di queste: una malattia che accompagna milioni di persone e che spesso viene raccontata attraverso stereotipi, semplificazioni o giudizi. Oggi, però, la prospettiva internazionale cambia passo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato le prime linee guida globali per l’uso dei farmaci GLP-1 nella gestione dell’obesità, riconoscendola con nettezza come una malattia cronica e recidivante che richiede trattamenti continui, strutturati e accessibili. È un momento storico, che arriva in un contesto in cui oltre un miliardo di persone convive con questa condizione e in cui il peso economico globale cresce a ritmo allarmante. Il documento dell’Oms nasce con un intento preciso: guidare gli Stati verso un approccio più moderno e realmente centrato sulle persone. I GLP-1 vengono considerati una risorsa importante, ma non l’elemento risolutivo di un problema complesso. Lo ha ribadito anche il Direttore Generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, ricordando che “nessun farmaco, da solo, può ribaltare una crisi sanitaria mondiale. Può aiutare, può sostenere, può offrire nuove possibilità terapeutiche a chi oggi non ne ha, ma deve inserirsi in un piano più ampio, che coinvolge abitudini, ambienti, politiche pubbliche e sistemi sanitari capaci di rinnovarsi”.
UNA MALATTIA CRONICA CHE RICHIEDE CURE CONTINUE
Con questo documento, l’Oms afferma un principio fondamentale: l’obesità non è il risultato di scelte individuali sbagliate, ma una patologia da trattare con continuità. Da qui la raccomandazione all’uso dei GLP-1 negli adulti, con esclusione delle donne in gravidanza, all’interno di percorsi a lungo termine. Le cautele non mancano. Mancano ancora dati solidi sulla sicurezza a distanza di anni, i costi restano elevati e molti sistemi sanitari non sono ancora pronti a gestire una domanda così ampia. Il rischio è evidente: che questi farmaci, invece di ridurre le disuguaglianze, possano ampliarle. Per questo motivo l’Oms insiste sull’importanza di integrare i GLP-1 con interventi intensivi sullo stile di vita. Non semplici consigli dietetici, ma programmi strutturati che comprendano alimentazione equilibrata, attività fisica programmata e un accompagnamento continuo. L’uso dei farmaci, secondo l’organizzazione, diventa davvero efficace solo quando è parte di un percorso multidisciplinare capace di incidere sul comportamento e sulla salute complessiva della persona.
IL TEMA DELL’ACCESSO: UNA SFIDA GLOBALE
Il punto più politico delle linee guida riguarda ciò che accadrà nei prossimi anni. Anche immaginando un aumento della produzione, l’Oms stima che entro il 2030 meno del 10% delle persone che potrebbero beneficiare dei GLP-1 riuscirà ad accedervi. Un dato che accende un campanello d’allarme. Senza interventi decisi su produzione, costi, modalità di distribuzione e sostenibilità, questi farmaci rischiano di diventare un privilegio per pochi. Da qui l’appello ai governi: ampliare la disponibilità, negoziare prezzi più equi, sviluppare modelli di acquisto collettivo e favorire licenze in grado di accelerare l’ingresso dei generici. È un invito a pensare la salute pubblica non come somma di singole prescrizioni, ma come capacità di costruire un ecosistema di cura che metta al centro l’accessibilità economica e territoriale.
OLTRE IL FARMACO: RIPENSARE AMBIENTI, PREVENZIONE E CURA
Le linee guida insistono su una visione più ampia, che guarda oltre la terapia farmacologica. Per ridurre davvero il peso dell’obesità serve un cambiamento profondo negli ambienti in cui viviamo: città che favoriscano il movimento, politiche alimentari che sostengano scelte sane, interventi educativi e prevenzione mirata nei gruppi più vulnerabili. L’Oms chiede anche di garantire cure continuative e personalizzate, lungo tutto l’arco della vita, perché l’obesità non è una condizione da affrontare in modo episodico, ma un percorso che può evolvere, cambiare e richiedere aggiustamenti nel tempo.
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