Il piede diabetico è una delle più serie complicanze della patologia, perché, nei casi più gravi, può portare sino a interventi di amputazione, che bisogna fare tutto il possibile per prevenire ed evitare. Secondo dati forniti dalla Associazione medici diabetologi, oggi il 15% delle persone con diabete va incontro a una ulcerazione del piede, che rappresenta una descrizione appropriata di ciò che chiamiamo piede diabetico.
L’ulcerazione del piede, il cosiddetto piede diabetico, riguarda il 15% delle persone con diabete. È fondamentale tenere sotto controllo i fattori di rischio per prevenire le conseguenze più gravi della complicanza, che possono portare sino all’amputazione.
L’Associazione medici diabetologi raccomanda innanzitutto di tenere sotto controllo alcuni fattori di rischio importanti, quelli che, se trascurati, possono portare alle conseguenze più gravi: l’arteriopatia degli arti inferiori, la neuropatia diabetica e la conformazione del piede. La prevenzione è la parola d’ordine da applicare per ridurre i casi di amputazione a carico degli arti inferiori.
Negli Standard italiani per la cura del diabete mellito, Sid e Amd ricordano che il piede diabetico rappresenta la prima causa di amputazione non traumatica degli arti ed è un frequente motivo di ricovero in ospedale per il paziente con diabete. Le amputazioni degli arti inferiori nell’85% dei casi sono precedute da un’ulcera.
La International diabetes federation stima che nel mondo, ogni 20 secondi, si perda un arto inferiore a causa di questa patologia. Risulta inoltre che la presenza di ulcere al piede nei pazienti con diabete si associ a un sensibile aumento della mortalità.
Per quanto riguarda lo screening e la prevenzione, gli Standard di cura raccomandano che tutti i pazienti con diabete siano sottoposti a un esame completo del piede almeno una volta l’anno. Nei pazienti a elevato rischio l’ispezione dei piedi deve essere effettuata con frequenza maggiore.
Inoltre, a tutte le persone con diabete a rischio di lesioni al piede deve essere garantito un programma educativo sul piede diabetico.
Particolare attenzione occorre riservare ai soggetti anziani (sopra i 70 anni), specialmente se vivono soli, se hanno una lunga durata di malattia, problemi visivi ed economici, in quanto a maggior rischio di lesioni al piede.
Il diabetologo competente in piede diabetico
Per rafforzare l’azione di contrasto contro questa patologia del piede, Amd ritiene opportuno creare un profilo di diabetologo esperto competente in piede diabetico, cioè di un diabetologo la cui specifica preparazione nella prevenzione e nel trattamento di questa complicanza sia certificata e attestata in seguito a una formazione ad hoc.
L’Associazione ha quindi dato il via a corsi di formazione Ecm per preparare al meglio il diabetologo a valutare correttamente il rischio di insorgenza del piede diabetico nei propri pazienti, fornendogli tutte le competenze necessarie a essere un “medico diabetologo esperto competente in piede diabetico”.
Commenta Roberto Da Ros, responsabile scientifico dei percorsi formativi Piede Diabetico Amd: “L’obiettivo dei percorsi formativi Amd è fornire allo specialista diabetologo non solo le conoscenze, ma anche le competenze per una adeguata presa in carico della persona con piede diabetico e per una corretta gestione della complicanza in tutti i suoi aspetti: dal trattamento delle lesioni o di situazioni più complesse (patologia vascolare, neuroartropatia di Charcot) alla gestione delle comorbidità, alle terapie farmacologiche da integrare nel percorso di cura”.
L’importanza di saper comunicare bene con il paziente
Inoltre, sottolinea Cesare Miranda, componente del board scientifico dei percorsi formativi Piede Diabetico Amd, “l’aspetto comunicazionale e educazionale non deve essere sottovalutato: il diabetologo deve offrire al paziente indicazioni educative chiare per la corretta autogestione della propria condizione, adottando accorgimenti e buone abitudini per evitare decorsi più complessi”.
Di piede diabetico abbiamo parlato anche qui e qui.
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