Si può fare prevenzione del diabete in farmacia: è quanto intende dimostrare la campagna promossa da Federfarma, il sindacato nazionale dei farmacisti titolari, che per una settimana, dal 14 al 24 novembre, in occasione della Giornata mondiale del diabete, proporrà ai cittadini di sottoporsi all’autotest gratuito della glicemia nelle farmacie di tutta Italia.
Scopo di questo ampio screening in tutta Italia è far emergere casi di diabete non ancora riconosciuti e di individuare persone a rischio, in condizioni di prediabete o con caratteristiche predisponenti allo sviluppo della patologia, per indirizzarle al medico di medicina generale o al centro diabetologico.
Obiettivo della campagna è fare prevenzione, cioè individuare, attraverso le farmacie, i casi di diabete non ancora diagnosticati e i soggetti a rischio di sviluppare la patologia, in particolare quelli che si trovano nella condizione intermedia di prediabete, così da indirizzare le persone al proprio medico o al diabetologo per ulteriori controlli ed eventuali interventi terapeutici.
La possibilità di offrire ai cittadini migliaia di punti di riferimento in tutta Italia, quali sono le farmacie, per l’autoanalisi della glicemia apre la strada a uno screening su larga scala del diabete non ancora emerso e di quello potenziale, favorendo la prevenzione della patologia per chi ancora non ce l’ha, ma è a rischio, e l’inizio della opportuna terapia per chi sia diabetico senza saperlo. In Italia uno screening così ampio non era stato ancora condotto.
La campagna viene realizzata da Federfarma in collaborazione con la Sid (Società italiana di diabetologia) e con l’Aild (Associazione italiana Lions per il diabete) e ha il patrocinio della Federazione degli Ordini dei farmacisti (Fofi), dell’Intergruppo parlamentare “Qualità di vita e diabete”, di Fenagifar (Federazione delle associazioni dei giovani farmacisti) e dell’Amd (Associazione medici diabetologi).
Dal 14 al 24 novembre nelle farmacie italiane i cittadini interessati potranno sottoporsi gratuitamente alla autoanalisi della glicemia e al questionario per individuare il rischio-diabete.
Dal 14 al 24 novembre, dunque, i cittadini interessati potranno sottoporsi, nelle farmacie aderenti, alla “misurazione gratuita della glicemia in regime di autoanalisi”: la farmacia metterà a disposizione gli strumenti e presidi necessari forniti dalle aziende produttrici partecipanti (glucometro, pungidito monouso, strisce reattive) e materiali informativi.
Ma, come spiega Federfarma, il ruolo del farmacista non si limiterà a questo. Infatti, le farmacie compileranno, per ogni persona che farà il test, un questionario anonimo (nel rispetto della privacy) ricavato dal modello finlandese del rischio di diabete (Diabetes risk score – Drs), con informazioni generali sul soggetto (come età, peso, sesso, ereditarietà, alimentazione, esercizio fisico, eccetera). Il questionario compilato permetterà, tramite una elaborazione informatica, di stabilire un punteggio che misura il livello di rischio che la persona sottopostasi al test ha di sviluppare il diabete. Su questa base, considerato anche l’esito della misurazione glicemica, il farmacista (che rilascerà al cittadino la stampa dei dati) potrà consigliare alla persona a rischio di rivolgersi al medico di medicina generale o al centro diabetologico per approfondimenti.
La campagna di screening prevede poi che i dati rilevati -sempre in forma anonima- siano elaborati dal board scientifico, composto da diabetologi, farmacisti e rappresentanti delle istituzioni, per essere presentati ufficialmente e pubblicamente all’inizio del 2018.
Partendo dai risultati dell’indagine, sarà possibile impostare campagne educative di prevenzione, informazione e sensibilizzazione sui corretti stili di vita e assumere iniziative per contrastare l’espansione della forma di diabete che può essere prevenuta, cioè il diabete di tipo 2, e delle complicanze della patologia.
Ci aiuta a capire meglio l’importanza di questa campagna il professor Paolo Brunetti, diabetologo, già presidente della Società italiana di diabetologia e, tra l’altro, storico e autorevole collaboratore per tanti anni della nostra testata Tuttodiabete. Brunetti è coinvolto in prima persona in questa iniziativa perché attualmente presiede la Aild, Associazione italiana Lions per il diabete, che ha collaborato con Federfarma all’attuazione del progetto.
In Italia vi sono tre milioni e mezzo di persone con diabete diagnosticato, a cui si aggiungono un milione e mezzo di diabetici ignari di esserlo e due milioni di soggetti con intolleranza al glucosio o alterata glicemia a digiuno (prediabete).
Brunetti ci ricorda innanzitutto le cifre del diabete in Italia: circa tre milioni e mezzo di diabetici riconosciuti, tra i quali trecentomila circa con diabete di tipo 1, a cui vanno aggiunti almeno un milione e mezzo di persone che hanno il diabete ma non lo sanno e circa due milioni con intolleranza al glucosio o alterata glicemia a digiuno (ciò che viene chiamato prediabete). Esistono inoltre persone che, pur avendo una glicemia normale, rischiano di sviluppare la patologia per altri fattori e necessitano quindi di essere tenute sotto controllo.
La campagna di screening ha quindi l’obiettivo “di individuare nella popolazione generale i soggetti già affetti da diabete, ma che, per lo stesso carattere asintomatico della malattia, non sanno ancora di esserlo, i soggetti portatori di una anomalia della glicemia a digiuno (prediabetici) e quelli che, pur essendo normoglicemici, presentano, per tutta una serie di caratteristiche, un rischio elevato di sviluppare il diabete in un arco di tempo relativamente breve”.
Il Diabetes risk score, metodo utilizzato per lo screening, misura il rischio di sviluppare il diabete tramite un punteggio: quando questo è alto, significa che per la persona c’è una probabilità su due di sviluppare il diabete entro dieci anni.
Per questo fine lo strumento del Diabetes risk score è una risorsa preziosa. Brunetti ne illustra così il funzionamento: “Il questionario finlandese o Findscore, la cui validità è riconosciuta a livello internazionale, comprende una serie di rilievi anamnestici e antropometrici che, nel loro insieme, definiscono il rischio di comparsa del diabete entro dieci anni. Questi sono: l’età (l’incidenza del diabete cresce con l’aumentare degli anni); l’indice di massa corporea (l’obesità è un fattore di rischio primario); la circonferenza alla vita (la raccolta di grasso a livello addominale è un forte indicatore di patologia metabolica); l’abitudine a svolgere attività fisica (l’esercizio fisico tiene lontano il diabete); le abitudini dietetiche (l’uso di alimenti di origine vegetale va stimolato); oltre alla possibile presenza di ipertensione arteriosa (che va a braccetto con il diabete) e, soprattutto, alla familiarità, perché c’è anche una componente genetica alla base della comparsa del diabete di tipo 2. A ciascuno di questi indici viene attribuito un punteggio, che, sommato, indica l’entità del rischio. Quando il rischio viene definito molto elevato, s’intende che esiste una probabilità su due di sviluppare il diabete entro dieci anni. Proprio a queste persone dovrebbe essere rivolto un programma di educazione sotto il profilo alimentare e motorio per la prevenzione della patologia”.
Le persone con prediabete hanno un alto rischio di sviluppare il diabete, ma un intervento precoce mirato alla educazione a un corretto stile di vita è in grado di prevenire la comparsa della patologia diabete dal 60 al 100% dei casi.
Punto focale di questa campagna di prevenzione del diabete in farmacia è il prediabete. Considerato che si dà diagnosi di diabete con valori di glicemia a digiuno uguali o superiori a 125 mg/dl oppure uguali o superiori a 200 mg/dl dopo i pasti o in qualunque momento della giornata, si definisce condizione di prediabete quando la glicemia a digiuno è tra 100 e 125 mg/dl (alterata glicemia a digiuno). I soggetti prediabetici hanno un alto rischio di sviluppare il diabete, ma, sottolinea Brunetti, “un intervento precoce mirato alla educazione a un corretto stile di vita è in grado di prevenire la comparsa del diabete dal 60 al 100% dei casi”.
Conclude pertanto il diabetologo: “È importante sottolineare la necessità di una diagnosi quanto più precoce possibile nel lungo iter che dalla semplice condizione di rischio conduce alla patologia conclamata e alle sue complicanze. Infatti, solo intervenendo nelle fasi più precoci è possibile prevenirne la comparsa. Il diabete ha infatti il grave torto di essere totalmente asintomatico anche per molti anni, durante i quali la tossicità legata all’iperglicemia si rende responsabile delle complicanze di tipo microangiopatico (retinopatia, nefropatia, neuropatia) e macroangiopatico aterosclerotico (infarto del miocardio, ictus, eccetera). Da qui l’importanza di questa campagna nazionale, che richiama l’attenzione sulla necessità di una diagnosi e di un intervento precoci finalizzati all’adozione di uno stile di vita salutare. Fare questo significa non solo evitare di incorrere nella sofferenza condizionata dalla malattia, ma anche ottenere notevoli risparmi nella spesa sanitaria pubblica”.