È possibile ritardare l’arrivo del diabete di tipo 1? Sì, con l’utilizzo di un nuovo farmaco in arrivo in Europa, come segnala la Società italiana di diabetologia (Sid), sottolineando che questa specialità, il Teplizumab, in diversi studi ha mostrato la capacità di ritardare l’esordio clinico del diabete di tipo 1 in pazienti dagli 8 anni in su che abbiano una predisposizione a sviluppare la patologia.

La Sid segnala che è in arrivo in Europa il primo farmaco al mondo in grado di ritardare la comparsa del diabete di tipo 1 di alcuni anni.

Approvato nel 2022 dall’autorità regolatoria statunitense, la Food and drug administration (Fda), ora il Teplizumab è in attesa dell’autorizzazione dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) per l’Europa (e, per l’Italia, dell’Aifa, Agenzia italiana del farmaco).

Spiega la Sid che questo farmaco ha la capacità di ritardare l’arrivo del diabete tipo 1 di 2-5 anni. Infatti, dice la presidente eletta della Società italiana di diabtologia Raffaella Buzzetti, “ha mostrato di essere efficace nel prevenire la perdita di funzione delle cellule beta del pancreas, che nei soggetti con diabete mellito sono aggredite e progressivamente distrutte dal sistema immunitario del paziente”.

“Si tratta di un vantaggio importante -continua Buzzetti- che offre mesi e anni liberi dalla malattia, la possibilità di pianificare e organizzare la vita e (perché no?) prendere tempo rispetto a trattamenti che potrebbero curarla. Nello studio TN-10, con un ciclo di terapia endovena di 14 giorni, Teplizumab ha ritardato di 25 mesi l’esordio della malattia, mentre un aggiornamento dello studio del 2021 ha mostrato un ulteriore vantaggio, rimandando l’appuntamento con la diagnosi di 32,5 mesi. Gli studi ci hanno mostrato che l’insorgenza annua della malattia era del 35,9% nel gruppo trattato con  placebo e del 14,9% in quello trattato con Teplizumab, ma non solo: è stata evidenziata la capacità di ridurre l’attività aggressiva dei linfociti T CD8+, che riducono la capacità delle cellule beta del pancreas di funzionare”.

A chi può giovare questo farmaco

Chi può utlizzare questo medicinale? Lo illustra il presidente in carica della Sid Angelo Avogaro: “Possono beneficiarne i soggetti con più di 8 anni di età con predisposizione al diabete tipo 1, nei quali quindi lo screening abbia evidenziato due o più autoanticorpi e che abbiano una condizione di disglicemia: per questo è necessario un programma di screening che individui i soggetti con diabete di tipo 1 allo stadio 2. Un obiettivo che può essere raggiunto con un semplice ed economico prelievo di sangue su alcune fasce della popolazione e con l’istituzione di un Registro nazionale di patologia”.

Teplizumab (i cui eventuali effetti collaterali risultano transitori) è un anticorpo che -spiega la Sid- “funziona riprogrammando il sistema immunitario per impedire che attacchi erroneamente le cellule pancreatiche che producono insulina. Il diabete di tipo 1 (tipico di bambini e nei giovani adulti ma che può manifestarsi a qualsiasi età) è dovuto a una disfunzione del sistema immunitario che attacca e distrugge le cellule pancreatiche che producono insulina. La molecola Teplizumab agisce disattivando le cellule immunitarie che attaccano le cellule beta del pancreas. Allo stesso tempo aumenta la proporzione di cellule T regolatorie e cellule T CD8+ esaurite nel sangue periferico, che aiutano a moderare la risposta immunitaria”.

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