Sessant’anni di diabetologia, ricerca, impegno, passione. È un anniversario importante quello che si completa con il 30esimo Congresso Nazionale della SID, la Società Italiana di Diabetologia. Sessant’anni che hanno visto una evoluzione vorticosa sia delle conoscenze della patologia, sia delle innovazioni tecnologiche e terapeutiche. Sullo sfondo, un sistema sanitario anch’esso in evoluzione. “Prevedere per progettare sarà quest’anno la tematica trasversale agli interventi del Congresso – spiega il Prof. Angelo Avogaro, Presidente SID . Prevedere perché la diabetologia ha sposato da tempo l’approccio di Leroy Hood per una medicina partecipativa, predittiva, personalizzata e preventiva. Questo approccio però non è declinato solo nei confronti del paziente ma anche, e soprattutto, del contesto sociale e dei meccanismi sociali che favoriscono la comparsa del diabete e delle sue complicanze: l’urbanizzazione, l’inquinamento, la qualità del cibo”. Su queste tematiche si parlerà di previsione e di progettazione di soluzioni. Ma anche di organizzazione sanitaria alla luce del piano nazionale di rinascita e resilienza e di come contestualizzare il ruolo del diabetologo nell’ambito del DM 77 e soprattutto dei rapporti con gli altri operatori sanitari.

ACCANTO A PAZIENTI E CAREGIVER

La SID nasce come società scientifica con obiettivi di ricerca ma ben presto evolve in un complesso ecosistema di scambio culturale, formativo e organizzativo. “Le porte di una ‘casa’ aperta a tutti: dai ricercatori ai clinici, a tutto il personale sanitario specializzato che ruota intorno alle persone con diabete di tipo 1 e 2 – racconta la Prof. Raffaella Buzzetti, prima donna a prendere le redini della SID  – e proprio alle persone con diabete e ai loro caregiver dedichiamo ogni giorno il nostro impegno. Il dialogo con le associazioni pazienti si è rivelato nel tempo fondamentale anche per la ricerca che personalmente desidero rinforzare in una ottica ‘di genere’ per comprendere come valorizzare le differenze possa migliorare l’assistenza”. Non è possibile prevedere e progettare senza una forte innovazione tecnologica che sarà nei prossimi anni un ausilio di fondamentale importanza non solo nell’assistenza alla persona con diabete ma anche per l’organizzazione della ricerca che è sempre stata un fiore all’occhiello della SID.

CURE SU MISURA

“La medicina si sta evolvendo verso un futuro di cura su misura, dove le caratteristiche uniche di ogni individuo saranno al centro del processo di prevenzione, diagnosi e trattamento. Questa nuova era, chiamata medicina di precisione, sfrutta il potere combinato di informazioni genetiche e dati clinici per creare piani terapeutici personalizzati grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e dei Big Data – sottolinea il Prof. Lorenzo Piemonti, Coordinatore del Consiglio Scientifico della SID – . Algoritmi sofisticati possono analizzare grandi quantità di dati in tempo reale, fornendo ai medici indicatori di sintesi sullo stato di salute del paziente e sul suo andamento. Questo permette un intervento medico mirato e proattivo, con diagnosi precoci e trattamenti tempestivi. I dati permetteranno di dare anche più potere ai pazienti: monitorando il proprio stato di salute e verificando l’aderenza alle terapie, diventando parte attiva nel percorso di cura”.

UN RESPIRO EUROPEO

“Stiamo vivendo i tempi più entusiasmanti nel campo della cura del diabete – aggiunge Chantal Mathieu Presidente EASD (European Association for the study of Diabetes) -.  Ora abbiamo una migliore comprensione della fisiopatologia delle numerose malattie che compongono il diabete e abbiamo a possibilità di intervenire e modificare il decorso della malattia sia nel diabete di tipo 2 che in quello di tipo 1. Le nuove terapie con effetti rilevanti sul peso corporeo sono in prima linea, con un rallentamento della progressione verso il diabete di tipo 2. Mentre nel diabete di tipo 1 sta avvenendo una rivoluzione, con l’introduzione di nuove tecnologie con il potenziale di rilevarlo nella fase presintomatica”.
“Lo European Diabetes Forum aspira a riunire in un’unica voce le competenze, esperienze e l’influenza di tutte le maggiori organizzazioni operanti nell’ambito del diabete a livello Europeo. EUDF Italia è stata fondamentale ed ha rappresentato un esempio a livello europeo nella recente campagna elettorale europea. Ora, tutte le sigle diabetologiche italiane devono unire le proprie forze affinché il diabete rimanga una priorità e non diventi un mero fattore di rischio cardiovascolare come sembra di intravedere nelle linee programmatiche sottoscritte dalla attuale Presidenza del Consiglio Europeo e diventi, invece il benchmark per tutte le azioni politiche dirette alle patologie non trasmissibili” conclude il Professor Stefano Del Prato, Past President EUDF.

 

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