Da anni si parla di trapianto nel diabete tipo 1, una prospettiva di cura su cui la ricerca lavora da tempo e che ora fa un ulteriore passo avanti. Si è infatti arrivati alla approvazione del primo protocollo di sperimentazione per il trapianto di isole in capsule, che non necessita di terapia immunosoppressiva.

Nuove prospettive per il trapianto nel diabete tipo 1: è stato approvato il primo protocollo di sperimentazione per il trapianto di isole in capsule, che non richiede una terapia immunosoppressiva.

La notizia è segnalata dalla Associazione medici diabetologi: il Centro nazionale trapianti e l’Ospedale Niguarda di Milano hanno approvato il protocollo di sperimentazione clinica per trapianti di isole pancreatiche in capsule, da anni allo studio dei principali centri d’avanguardia della trapiantologia. L’obiettivo è di arrivare a una soluzione biologica per il diabete, che non necessita di terapie immunosoppressive per prevenire il rigetto d’organo. Questa è infatti una delle principali problematiche dei trapianti: la necessità di applicare una terapia specifica per contrastare la reazione dell’organismo, che vede l’elemento trapiantato come estraneo e attiva il proprio sistema immunitario per attaccarlo e respingerlo.

Come spiega la Amd, questa sperimentazione, realizzata con il supporto della Fondazione Italiana Diabete onlus, rappresenta dunque un importante passo in avanti per la ricerca in ambito diabetologico, che potrà rivoluzionare la cura del diabete di tipo 1, che oggi riguarda 250mila persone in Italia.

Amd: finora il trapianto di pancreas e quello di isole pancreatiche sono “due opzioni terapeutiche riservate solo ad alcune categorie di pazienti con specifiche caratteristiche cliniche”.

L’Associazione medici diabetologi ricorda che il trapianto nel diabete tipo 1 è già una terapia possibile, ma a determinate condizioni. Infatti, “il trapianto di pancreas e il trapianto di isole pancreatiche rappresentano già oggi due opzioni terapeutiche concrete per chi soffre di diabete di tipo 1, che consentono di raggiungere un’ottimizzazione del compenso glicemico senza la necessità di iniettare l’insulina. I benefici per i pazienti riceventi trapianto sono molteplici -controllo glicemico, del metabolismo glicidico, proteico e lipidico, rallentamento della progressione delle complicanze- e consentono un generale miglioramento della qualità di vita. Si tratta però di due opzioni terapeutiche riservate solo ad alcune categorie di pazienti con specifiche caratteristiche cliniche”.

Bertuzzi (Amd): “Il trapianto di pancreas, così come quello di insule pancreatiche, non possono essere propriamente definiti la cura definitiva per il diabete perché impongono al paziente di seguire per tutta la durata del trapianto la terapia immunosoppressiva per scongiurare il rigetto dell’organo o del tessuto trapiantato”.

Quindi, precisa Federico Bertuzzi, membro del Gruppo di Studio Amd e ricercatore presso l’Ospedale Niguarda di Milano, “il trapianto di pancreas, così come quello di insule pancreatiche, al di là dei benefici in termini di salute e qualità della vita, non possono essere propriamente definiti la cura definitiva per il diabete perché impongono al paziente di seguire per tutta la durata del trapianto la terapia immunosoppressiva per scongiurare il rigetto dell’organo o del tessuto trapiantato. Per questo l’indicazione a un trapianto viene data solo a un numero molto selezionato di pazienti con diabete mellito di tipo 1 non responsivi alla terapia tradizionale, o già in terapia immunosoppressiva per altra patologia o trapianto. In Italia, ogni anno le persone con diabete sottoposte a trapianto sono nell’ordine di alcune decine”.

Le prospettive aperte dalla sperimentazione in corso: arrivare a offrire l’opportunità di trapianti senza ricorrere alla terapia immunosoppressiva.

Di qui l’importanza della sperimentazione in corso, che apre la via a nuove prospettive e speranze: “Oggi -continua Bertuzzi- grazie all’approvazione del protocollo di sperimentazione per trapianti di insule in capsule, frutto di una collaborazione internazionale con l’Università di Perugia e il Diabetes Research Institute di Miami, con i primi otto pazienti già arruolati al trial, la ricerca clinica è pronta ad affrontare la sfida per arrivare a offrire l’opportunità di trapianti senza ricorrere alla terapia immunosoppressiva. L’inserimento delle isole pancreatiche all’interno di micro o macrocapsule consente di proteggere le insule dalla distruzione da parte del sistema immunitario e di prevenire il rigetto”.

Di Bartolo (Amd): “La terapia insulinica resta la pietra miliare del trattamento della patologia diabetica. Ma per tutte quelle persone che non riescono a raggiungere buoni controlli glicometabolici, neppure attraverso le nuove terapie e tecnologie, i trapianti rappresentano l’opzione terapeutica in più”.

Commenta così il presidente deila Amd Paolo Di Bartolo: “Oggi, grazie alle innovazioni cliniche e terapeutiche che si sono susseguite, la vita di una persona con diabete tipo 1 è una vita quasi normale. La terapia insulinica resta la pietra miliare del trattamento della patologia diabetica: con molecole sempre più efficaci, innovazioni informatiche e tecnologiche è stato possibile migliorare drasticamente la qualità di vita dei pazienti. Ma per tutte quelle persone che non riescono a raggiungere buoni controlli glicometabolici, neppure attraverso le nuove terapie e tecnologie, i trapianti rappresentano l’opzione terapeutica in più! A noi diabetologi il ruolo di indirizzare le persone con diabete verso le migliori strategie di cura possibili”.