“Squadra che vince non si cambia”: così, anche quest’anno, istituzioni, società scientifiche e pazienti, sono scesi in campo con iniziative legislative, sportive e di advocacy, in occasione del World Diabetes Day, Il risultato da raggiungere è ambizioso: contrastare una patologia in continua crescita che, secondo i dati dell’International Diabetes Federation, entro il 2045 riguarderà globalmente un adulto su otto, e che in Italia colpisce circa quattro milioni di persone, ma sembra destinata a estendersi fino al 10% della popolazione entro il 2040. E, sulla scia di questi impegni che è stata ideata la campagna ‘Facciamo squadra attorno la diabete‘, realizzata da FeSDI, che invita a unire le forze per affrontare la sfida comune, in linea con la narrativa delle precedenti campagne ‘Il diabete una malattia molto comune’ e ‘Una persona con diabete non è mai sola’.
LA SORVGLIANZA DELL’ISS
Il 5% degli adulti italiani ha una diagnosi di diabete e, tra questi, l’87% è in trattamento farmacologico, in un caso su tre sotto il monitoraggio di un centro specialistico. Sono solo alcuni dei dati della sorveglianza Passi 2022-2023 pubblicati dall’Istituto superiore di Sanità in occasione della Giornata mondiale del Diabete. Dai dati emerge che meno del 5% della popolazione adulta tra i 18 e i 69 anni ha riferito di avere una diagnosi di diabete nel nostro paese nel biennio 2022-2023. La prevalenza dei diabetici cresce con l’età: tra gli under 50 è il 2% e sfiora il 9% fra i 50-69enni. È più frequente fra gli uomini che fra le donne: 5,3% e 4,4% rispettivamente, nelle fasce di popolazione socio-economicamente più svantaggiate per istruzione o condizioni economiche. Sfiora il 16% fra chi non ha alcun titolo di studio o al massimo la licenza elementare, e raggiunge l’9% fra le persone con molte difficoltà economiche. Non emergono ampie differenze geografiche, ma le prevalenze più alte di malattia si osservano in alcune regioni del Sud-Italia.
DIABETE E RISCHIO CARDIOVASCOLARE
Il diabete è “fortemente associato”, così come evidenziato dall’Iss, ad altri fattori di rischio cardiovascolari come l’ipertensione, l’ipercolesterolemia, l’eccesso di peso e la sedentarietà, segni che risultano molto più frequenti tra chi ha una diagnosi di diabete: il 49% di loro riferisce una diagnosi di ipertensione (contro il 17% fra le persone senza diagnosi di diabete), il 42% una diagnosi di ipercolesterolemia (contro il 17% fra chi non ha il diabete), il 70% sostiene di essere in eccesso ponderale (Imc ≥ 25 contro il 42% fra le persone senza diagnosi di diabete) e solo il 45% di loro sta seguendo una dieta per cercare di perdere peso. Ancora, il 48% delle persone con diabete è completamente sedentario (il 34% tra le persone senza diagnosi di diabete) e il 22% fuma (lo fa il 25% fra chi non ha una diagnosi di diabete).
DOVE SI CURANO I DIABETICI
Dal 2011 Passi raccoglie le informazioni sul monitoraggio metabolico e la terapia di persone con diabete e dai dati risulta che circa di un terzo dei pazienti diabetici riferisce di essere seguito esclusivamente dal centro diabetologico (32%), ancor meno solo dal proprio medico di medicina generale (26%), e poco più di un terzo da entrambi (36%). Pochi dichiarano di essere seguiti da altri specialisti (3%) e meno di due su 100 riferiscono di non essere seguiti da nessuno. Solo il 43% dei pazienti ha controllato l’emoglobina glicata. Quasi il 67% di tutte le persone che dichiarano di avere il diabete ha effettuato il controllo dell’emoglobina glicata nei 12 mesi precedenti l’intervista. L’87% delle persone con diabete dichiara di essere sotto trattamento farmacologico per il controllo del diabete, la gran parte (78%) con ipoglicemizzanti orali e circa un paziente su tre ricorre all’insulina.
LA PREVENZIONE
I dati e le cifre sul diabete mostrano il crescente peso globale per le persone le famiglie e i Paesi. Tuttavia, è possibile ridurre l’impatto del diabete adottando misure di prevenzione per il diabete di tipo 2 e fornendo diagnosi precoce e cure adeguate. Prevenire il diabete di tipo 2 implica uno stile di vita sano: “Seguire una dieta equilibrata, fare esercizio fisico regolare, evitare cibi zuccherati e trasformati, mantenere un peso sano, e infine, sottoporsi a screening e controlli regolari se si è a rischio per rilevare i primi segni e ritardare o prevenire l’insorgenza della malattia”, suggeriscono gli esperti dell’Iss.
UNA LEGGE SUL DIABETE?
Quello italiano, nell’ambito di diabete e obesità è uno scenario di grande impegno istituzionale, grazie soprattutto all’attività dell’Intergruppo parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili: gli ultimi anni hanno visto la presentazione del Pdl n.741 a prima firma dell’onorevole Roberto Pella, grazie al quale l’Italia potrebbe avere oggi, primo Paese al mondo, una legge specifica sull’obesità, e del Ddl n. 287 a firma della senatrice Sbrollini per rendere l’esercizio fisico prescrivibile come un farmaco da parte del medico di medicina generale, del pediatra di libera scelta e degli specialisti, con l’obiettivo di incentivarlo quale strumento di prevenzione e cura. Oggi, con il Ddl ‘Disposizioni per l’arruolamento di atleti con diabete nei gruppi sportivi militari e dei corpi dello Stato’, sempre su iniziativa della senatrice Sbrollini, si porta avanti un’altra battaglia, quella per rendere possibile agli atleti con diabete l’accesso ai gruppi sportivi militari. Una battaglia contro lo stigma e la discriminazione, e per lanciare forte e chiaro il messaggio che lo sport è non solo possibile ma anche auspicabile nel contrasto a questa patologia. Il Convegno, dunque, fa il punto della situazione su una malattia cronica che interessa milioni di individui, ribadendo l’importanza della prevenzione, della diagnosi precoce e della gestione efficace. Al centro della giornata anche la firma del ‘Manifesto dei diritti della persona con diabete e dei doveri dell’individuo e della comunità’.
IL PUNTO DI VISTA DELLA SCIENZA
“Occorre realizzare una rivoluzione copernicana nell’approccio al diabete – commenta Riccardo Candido, presidente FeSDI e Associazione medici diabetologi (Amd) – . Dobbiamo passare da un sistema che mette al centro la malattia a una rete che accolga e assista la persona con diabete e garantisca il suo diritto alla salute. È quindi necessario dare l’opportunità a tutti i pazienti di avere le cure migliori e investire con più decisione per evitare che nuove persone si ammalino, da una maggior ‘accessibilità’ dell’attività fisica e della pratica sportiva alla promozione dei corretti stili di vita, fino alla sensibilizzazione delle nuove generazioni”.
“Negli ultimi anni sono stati fatti importanti passi avanti nella comprensione del diabete e nella sua gestione – conclude Raffaella Buzzetti, presidente Società italiana di diabetologia (Sid) –. Nuovi farmaci, terapie innovative e programmi di educazione terapeutica hanno migliorato significativamente la qualità di vita dei pazienti e questo anche grazie alla mobilitazione delle istituzioni”.
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