Pilotare un aereo con il diabete è possibile: se la persona ha un buon compenso metabolico e tiene la propria condizione sotto controllo, non vi sono preclusioni assolute nei confronti di questa attività.
Lo attesta uno studio inglese condotto dalla dottoressa Julia L. Hine del Royal Surrey County Hospital di Guildford, dal dottor Stuart Mitchell della United Kingdom Civil aviation authority, Aeroporto di Gatwick con altri colleghi, presentato al recente congresso della Easd, European association for the study of diabetes a Monaco di Baviera (lo studio si intitola: “The UK Civil aviation authority protocol to certify commercial pilots with insulin-treated diabetes: preliminary results of monitoring” e chi conosca la lingua inglese può leggerne un riassunto qui).
Lo studio è importante perché contrasta la convinzione che pilotare un aereo con il diabete sia assolutamente controindicato, in quanto metterebbe a rischio la salute del pilota e la sicurezza dei passeggeri, un’opinione tanto diffusa che attualmente, nel mondo, soltanto Canada, Gran Bretagna e Irlanda consentono a persone con diabete di guidare voli commerciali. Neppure negli Stati Uniti questo è permesso. E nemmeno in Italia.
Gli studiosi britannici hanno invece dimostrato come i piloti delle linee aeree commerciali inglesi con diabete in trattamento con insulina negli ultimi tre anni, dal 2012 al 2015, abbiano guidato un aereo su voli di breve e lungo raggio, senza problemi, mantenendo i livelli di glicemia in buon compenso, monitorandoli regolarmente con un glucometro in cabina di pilotaggio secondo un rigoroso protocollo ufficiale stabilito dall’ente regolatorio nazionale. Quindi, se la propria condizione è costantemente mantenuta sotto controllo e in buon compenso, pilotare un aereo con il diabete si può, senza pericolo per sé stessi e per gli altri.
Scrive la dottoressa Hine nel suo abstract di sintesi dello studio: “Un numero crescente di piloti insulino-trattati ha richiesto con successo e ottenuto la licenza per pilotare voli commerciali nel Regno Unito. Attualmente il protocollo della Civil aviation authority ha dimostrato di funzionare bene in cabina di pilotaggio, senza che si siano mai registrati problemi di sicurezza e senza peggioramento del controllo del diabete nei piloti”.
I piloti inglesi con diabete trattato con insulina sono soggetti a requisiti molto rigorosi, fissati da un protocollo elaborato da una équipe di medici e di esperti di aviazione che prevede controlli della glicemia prima e durante il volo.
Julia Hine ricorda che “nel 2012, il Regno Unito è diventato la seconda nazione nel mondo a concedere a persone in trattamento insulinico il rilascio del certificato medico di classe 1 per la licenza di pilota commerciale. Oggi ha la più ampia coorte di piloti in trattamento con insulina e sta indicando la via per la creazione e il mantenimento di opportunità di impiego per le persone con diabete insulinotrattato”. In Inghilterra il protocollo generale che disciplina la concessione del certificato medico ai piloti con diabete è stato elaborato da un team di medici ed esperti di aviazione. I piloti sono quindi soggetti a requisiti stretti, sotto la diretta supervisione del dipartimento medico della Civil aviation authoriy (l’autorità regolatoria britannica del settore), che prevedono il monitoraggio della glicemia prima e durante il volo. L’esperienza di questi tre anni è stata del tutto positiva. Nel 2015 anche l’Irlanda ha deciso di seguire l’esempio inglese, adottando un Protocollo di valutazione medica nell’ambito del regolamento della European aviation safety agency
Vediamo più da vicino i risultati dello studio di Hine, Mitchell e colleghi. Sono stati analizzati i file medici dei 26 piloti con diabete insulino-trattato, con certificato di Classe 1, prendendo in considerazione età, data di rilascio del certificato medico, durata e tipo di diabete, trattamento, comorbilità, monitoraggio delle complicanze del diabete, valori di emoglobina glicata prima e dopo il conseguimento della licenza, tutti i voli effettuati con i relativi valori di glicemia rilevati durante il volo. I piloti presi in esame erano tutti maschi, età media 41 anni, l’85% affetti da diabete di tipo 1 insorto in media 8 anni prima, licenza ottenuta in media 19,5 mesi prima.
Nell’arco di 4.900 ore di volo sono state registrate 8.897 misurazioni della glicemia, classificate in 3 diverse categorie, secondo i colori del semaforo: verde (90-270 mg/dl ovvero 5-15 millimoli per litro), giallo (72-90 e 270-360 mg/dl ovvero 4-5 e 15-20 millimoli per litro) e rosso (minore di 72 maggiore di 360 mg/dl ovvero sotto i 4 o sopra i 20 millimoli per litro). Per i voli di breve-medio raggio (sotto le 6 ore) il 96% (95,8% la percentuale esatta) delle 7.829 letture di glicemia è risultato con “semaforo verde”; per quelli di lunga durata (più di 6 ore), il 97% (96,9%) dei 1.068 valori di glicemia rilevati in volo è risultato nella categoria verde. In totale soltanto 19 misurazioni (pari allo 0,2%) hanno registrato “semaforo rosso”, ma al momento non risultano casi di piloti inabilitati al volo per una glicemia troppo bassa o troppo alta.
In Italia la Società italiana di diabetologia ha accolto con favore gli esiti di questa ricerca e sottolinea che il protocollo della britannica Civil aviation authority “sembra dunque funzionare molto bene, garantendo la sicurezza in volo, senza bisogno di discriminare i piloti con diabete. Il monitoraggio della glicemia nella cabina di pilotaggio con un semplice glucometro consente di rilevare prontamente delle alterazioni potenzialmente a rischio e di correggerle rapidamente”. Quindi, la Gran Bretagna in questo momento rappresenta “un esempio per tutti nel campo della non discriminazione sul lavoro per le persone con diabete”.
Oggi in Italia non è consentito a chi ha il diabete pilotare aerei di linea. La Sid si dichiara “disponibile a collaborare con l’autorità italiana (Enac) per approfondire la tematica e sviluppare protocolli di monitoraggio della glicemia ad hoc”.
Diverse nazioni europee hanno manifestato interesse verso l’esempio inglese. Potrebbe entrare tra queste anche l’Italia? Secondo il presidente della Sid Giorgio Sesti, vale la pena di parlarne: “L’attuale normativa italiana non consente la concessione della licenza a piloti di linea con diabete in trattamento con insulina o farmaci orali che possano causare ipoglicemie. Se questa restrizione appare dettata da logiche motivazioni di buonsenso, i progressi del trattamento del diabete con nuovi farmaci che non causano ipoglicemie e con insuline sempre più intelligenti che riducono i rischi d’ipoglicemia aprono alla possibilità che questa patologia possa essere trattata in assoluta sicurezza anche con insulina. Lo studio sui piloti inglesi con diabete insulino-trattato dimostra chiaramente che è possibile pilotare aerei su rotte commerciali in piena sicurezza attraverso un attento monitoraggio della glicemia e un protocollo terapeutico rigoroso. La Sid è disponibile a collaborare con le autorità regolatorie italiane per approfondire la tematica e sviluppare protocolli per il trattamento e il monitoraggio della terapia”.
L’Ente nazionale aviazione civile, Enac, interpellato in proposito, ha risposto che conferma la propria attenzione agli importanti sviluppi emersi dai recenti studi e che indicano la necessità di un’innovazione della normativa in materia, ma ha evidenziato che il tema deve comunque essere portato avanti nel contesto europeo che è regolamentato dall’Easa, l’Agenzia europea per la sicurezza aerea.