L’esercizio fisico medicina per il diabete di tipo 2. Attività motoria da prescrivere con una ricetta e rimborsabile dal sistema sanitario come un farmaco. Così l’Associazione europea di cardiologia preventiva (European association of preventive cardiology, Eapc) considera l’attività fisica e lo sport per chi ha il diabete di tipo 2: come una vera e propria parte della terapia, portatrice di sicuri benefici per i pazienti.
L’associazione scientifica (che è parte della European society of cardiology, Esc) lo ha argomentato in un documento ufficiale (un “position paper”) pubblicato all’inizio di quest’anno sull’European Journal of Preventive Cardiology (Kemps H, Krankel N, Dorr M et al, on behalf of the European Association of Preventive Cardiology. “Exercise training for patients with type 2 disease: what to pursue and how to do it”. [published online January 15, 2019] Eur J Preven Cardiol. 2019).
Secondo la European association of preventive cardiology, l’attività fisica regolare nel diabete di tipo 2 aiuta a tenere sotto controllo la glicemia e a prevenire i rischi di patologie cardiovascolari: dovrebbe essere sempre prescritta dal medico, su misura del paziente, e rimborsata dai sistemi sanitari.
Il documento riprende e rafforza argomenti sostenuti da tempo nel mondo della diabetologia. Gli autori del testo riaffermano che una attività fisica personalizzata secondo le caratteristiche della persona con diabete di tipo 2 e praticata regolarmente ha positivi effetti sul controllo della glicemia e sulla salute del cuore e del sistema circolatorio e che è una terapia con un ottimo rapporto costi-benefici. Per queste ragioni il medico deve prescriverla alla persona con diabete di tipo 2 e sarebbe giusto e ragionevole che sistemi sanitari e assicurazioni rimborsassero i costi di programmi di esercizio fisico, riconoscendoli come terapie.
Per il cardiologo Hareld Kemps della Eapc, l’attività fisica è di grande aiuto nella prevenzione, ma il problema è che la maggioranza dei pazienti non segue programmi di esercizio fisico regolare.
Il primo firmatario del testo, Hareld Kemps, cardiologo al Máxima Medical Centre di Veldhoven, Olanda, sottolinea che stili di vita sedentari e cattiva alimentazione rappresentano le principali cause dell’aumento del numero di pazienti con diabete di tipo 2 (il 90% del totale dei diabetici) e di problemi cardiovascolari, che sono la prima causa di morte nella popolazione diabetica e che in diverse forme riguardano quasi tutti i diabetici di tipo 2. D’altra parte, nota il cardiologo, quanto meglio si mantiene in forma e in salute il paziente, tanto più i rischi di mortalità (che per chi ha il diabete sono doppi rispetto ai non diabetici) si riducono. L’attività fisica è di grande aiuto nella prevenzione, ma il problema, osserva Kemps, è che la maggioranza dei pazienti non segue programmi di esercizio fisico regolare. Per questo il position paper si rivolge ai medici affinché si attivino per migliorare questa situazione.
Kemps spiega che non basta che il dottore consigli al paziente di fare moto. È necessario che gli faccia una vera e propria prescrizione.
La prima raccomandazione per i medici è quella di imparare a motivare i pazienti in modo che introducano stabilmente l’attività fisica nella loro routine quotidiana. Per ottenere ciò è utile fissare tra medico e paziente una serie di obiettivi misurabili e raggiungibili, da ottenere con gradualità, che diano alla persona la percezione dei progressi fatti. Un contributo utile per mantenere nel tempo l’aderenza alla prescrizione da parte del paziente può venire dalla presenza di uno psicologo all’interno del team diabetologico.
È fondamentale poi disegnare programmi di esercizio individuali e personalizzati, che tengano conto della presenza eventuale di altre patologie (la comorbilità), dei rischi possibilmente collegati a certi esercizi (adatti ad alcuni soggetti, ma non ad altri), delle preferenze della persona. È sempre necessario tenere sotto osservazione tutti i parametri base della condizione diabetica (oltre alla glicemia, la pressione, i grassi eccetera). Gli autori osservano che emoglobina glicata e test sulla funzione cardiorespiratoria sono importanti misuratori del successo di un programma di attività fisica.
Se i programmi sono scelti e formulati bene e se il paziente li segue scrupolosamente, secondo gli autori del documento, il trattamento funziona nel controllare la glicemia e nel tenere lontane le complicanze cardiovascolari e si rivela anche economicamente conveniente nel lungo periodo. Kemps quindi esorta i medici a prendere l’iniziativa di chiedere ai decisori politici di inserire i programmi di attività fisica per i pazienti con diabete di tipo 2 tra le cure fornite e rimborsate dai sistemi sanitari.
Come si sceglie il tipo di attività fisica da svolgere? Gli autori, come già detto, raccomandano anzitutto la personalizzazione della prescrizione, perché ogni paziente ha caratteristiche peculiari che il medico deve attentamente valutare per scegliere lo sport e l’esercizio più adeguati.
In linea generale, il documento raccomanda una combinazione di attività aerobica, come corsa, bici, nuoto, per migliorare la condizione cardiovascolare, e di esercizi di resistenza per rafforzare e consolidare la massa muscolare. Esercizi aerobici sono consigliati da 3 a 5 volte la settimana.
Però, il paper raccomanda ai medici specifiche precauzioni per quei pazienti di tipo 2 che hanno problemi particolari (come, per esempio, aritmia, ischemia miocardica, neuropatia autonomica cardiovascolare, disfunzione del ventricolo sinistro, arteriopatia periferica), per i quali non tutte le attività fisiche, specie quelle più intense, sono praticabili.
L’esercizio fisico non deve in ogni caso essere una croce da portare, ma semplicemente una buona sana abitudine. Ci sono anche validi consigli che i pazienti possono mettere in pratica senza bisogno di chiamare il dottore. Gli autori raccomandano di non passare troppo tempo seduti, alzandosi ogni tanto per fare due passi, e di praticare con regolarità esercizi di intensità moderata come camminare o andare in bicicletta. Kemps fa notare che sono benéfici anche piccoli aumenti del livello di attività fisica per i pazienti con diabete e problemi di cuore. Piccole camminate ogni tanto, già da sole, migliorano il controllo della glicemia; due ore alla settimana di camminata a passo spedito riducono il rischio di problemi cardiovascolari per chi ha il diabete.
Una persona anziana diabetica può trarre beneficio anche semplicemente prendendo l’abitudine di usare le scale invece dell’ascensore e di andare a piedi a fare la spesa al supermarket.
Tra gli ulteriori elementi positivi di un buon piano di esercizi motori vi è la possibilità (che può diventare anche un incentivo per il paziente) di riuscire a ridurre l’assunzione di farmaci grazie al migliore compenso glicemico che l’attività fisica regolare aiuta a ottenere.
E per quanto riguarda la perdita di chili di troppo, necessaria per molti diabetici in sovrappeso? Kemps ricorda che perdere peso è molto importante, ma che per questo il solo esercizio fisico, pur utile, non basta: occorre un intervento multidisciplinare che includa un piano dietetico nutrizionale mirato.
Chi conosca l’inglese può approfondire qui. Sul nostro sito potete trovare diversi altri articoli dedicati a diabete e sport, collegandovi qui.