L’educazione terapeutica è una parte fondamentale della gestione del diabete: un paziente che sa bene che cosa fare, giorno per giorno, nelle diverse situazioni che gli si presentano, è una persona capace di tenere sotto controllo la propria condizione e quindi di convivere serenamente con il suo diabete. Oggi tutto questo è chiaro e unanimemente condiviso, sia per il diabete di tipo 1 sia per quello di tipo 2, ma non è sempre stato così. Ci vollero le riflessioni e gli studi di un grande medico americano, Elliott Proctor Joslin (1869-1962), fondatore del Joslin diabetes center di Boston (Massachusetts, Usa), punto di riferimento mondiale per la ricerca e la pratica diabetologica.
Fu il grande medico americano Elliott Proctor Joslin a comprendere e spiegare per primo quanto fossero essenziali per la buona gestione del diabete il coinvolgimento diretto del paziente, l’educazione terapeutica e l’autocontrollo.
Ce lo ricorda il professor Paolo Brunetti, illustre diabetologo, già presidente della Sid, secondo il quale Joslin è stato un vero pioniere, che ha dato un fondamentale contributo alla miglior gestione del diabete tramite la pratica dell’autocontrollo e che può a buon diritto essere considerato “il padre della moderna diabetologia”.
“Joslin -spiega Brunetti- fu un sostenitore convinto della necessità di una diagnosi precoce del diabete, di un controllo stretto della glicemia e di un coinvolgimento diretto del paziente, opportunamente istruito, nella gestione della propria patologia”.
Pubbilichiamo qui quanto Brunetti ha scritto per Tuttodiabete su Joslin e sull’educazione terapeutica e sulla grande attualità del suo approccio, rivolto in particolare al diabete trattato con terapia insulinica, ma valido in termini generali.
Dieta, esercizio fisico, terapia e autocontrollo consapevole
“L’approccio innovativo di Joslin alla terapia del diabete fu l’oggetto di numerosi dibattiti, ma il grande medico americano, scomparso nel 1962, non visse abbastanza per vedere confermata in pieno la sua teoria dallo studio decennale Diabetes control and complication trial o Dcct, che, pubblicato nel 1993 nel prestigioso New England journal of medicine e successivamente ampliato dallo studio osservazionale Epidemiology of diabetes interventions and complications o Edic, fornì la documentazione indiscussa della efficacia di uno stretto controllo metabolico per la prevenzione primaria delle complicanze microangiopatiche (retinopatia, nefropatia, neuropatia) e cardiovascolari del diabete di tipo 1.
Può essere interessante ricordare come, per onorare la lungimirante previsione di Joslin, furono prodotte, in quella occasione, spille per i pazienti e lo staff della Joslin Clinic con la scritta “I Told You So”.
Joslin, che aveva anche intuito come la terapia insulinica dovesse essere integrata con corrette abitudini alimentari e motorie, sintetizzò il suo concetto di equilibrio metabolico con l’immagine della troika, divenuta il simbolo della Joslin Foundation: un carro trainato da tre cavalli, dieta, esercizio fisico e insulina, che dovevano procedere di concerto e con pari dignità per il buon esito della corsa e per questo essere guidati con perizia dallo stesso paziente, opportunamente educato a gestire la propria condizione.
Il paziente primo artefice del controllo della propria condizione
Con Joslin, il paziente viene messo per la prima volta al centro della scena e a lui venne dedicato il primo testo di educazione terapeutica in ambito diabetologico, il Diabetic manual for the doctor and patient, perché fosse il primo artefice del controllo della propria condizione.
Fu ancora Joslin, dopo la scoperta dell’insulina, a espandere il ruolo delle infermiere, inviandole nella comunità a educare i diabetici a un uso appropriato dell’insulina in stretta armonia con la dieta e con l’esercizio fisico. È nata da allora, negli Stati Uniti, la figura dell’infermiere abilitato all’educazione dei pazienti diabetici (e proprio alle infermiere e agli infermieri diabetologici è stata dedicata l’ultima Giornata mondiale del diabete – ndr, vedi qui). Anche nel nostro Paese, grazie all’impegno delle società scientifiche, il tema dell’educazione all’autogestione del diabete è stato ampiamente sviluppato, sebbene rimangano ancora aree grigie che meritano un ulteriore approfondimento e una maggiore diffusione di interventi.
Il punto nodale nel processo educativo del paziente in terapia insulinica è l’acquisizione delle competenze atte a stabilire, come Elliott Joslin aveva intuito con tanto anticipo, una corretta integrazione tra alimentazione, esercizio fisico e insulina”.