Che cosa può fare la tecnologia nella cura del diabete? Non poco e in vari modi, secondo molti esperti. Il contributo che può dare -nel rapporto tra medico e paziente, nell’autocontrollo glicometabolico, nella organizzazione, trasmissione e valutazione dei dati clinici e via dicendo- è importante e può migliorare la gestione complessiva della patologia, e non soltanto in tempi di pandemia. Non al posto, ma al fianco dell’assistenza in presenza.
La tecnologia nella cura del diabete può essere di grande aiuto: telemedicina, televisite, dispositivi e app al fianco della assistenza in presenza. Le società scientifiche di diabetologia ed endocrinologia ne hanno analizzato le potenzialità in un documento congiunto Amd-Sid-Sie.
Lo hanno detto chiaramente le società scientifiche e se ne è parlato in tanti dibattiti recenti. L’arrivo del Coronavirus ha messo in crisi il sistema sanitario, facendo saltare visite ed esami anche per le persone con diabete, ma la tecnologia (con rilevazione e trasmissione di dati e comunicazione a distanza tra medico e paziente) ha spesso consentito di mantenere la continuità dell’assistenza, dimostrando la propria utilità anche nella prospettiva del dopo-Covid.
Secondo Agostino Consoli, presidente della Sid, infatti, “la telemedicina, utilizzata in corsa nella prima ondata della pandemia, sicuramente sopravviverà a questi mesi e ci consentirà di ridisegnare l’assistenza per i pazienti cronici, già in crisi prima del Covid-19”.
Il presidente di Amd Paolo Di Bartolo sottolinea l’impegno delle società scientifiche di diabetologi ed endocrinologi “affinché sia ampliato il ricorso a strategie che garantiscano la continuità assistenziale, proprio quando seguire e assistere si fa più complesso, telemedicina e teleassistenza in primis”.
Per Francesco Giorgino, presidente della Società italiana di endocrinologia (Sie), “l’impiego della telemedicina nella assistenza alla persona con diabete dovrà da ora in poi far parte dello standard di cura del diabete attraverso strumenti digitali sempre più versatili e affidabili, anche per garantire la protezione dei dati personali. È anche auspicabile che i medici e gli infermieri impegnati nella cura delle persone con diabete acquisiscano sempre più familiarità con la telemedicina, così da venire incontro alle esigenze anche di specifiche categorie di pazienti, come le donne affette da diabete in gravidanza e coloro che fanno uso di dispositivi avanzati (microinfusori di insulina, sensori della glicemia e sistemi integrati)”.
Ma quali sono le risorse e gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia nella cura del diabete?
Associazione medici diabetologi, Società italiana di diabetologia e Società italiana di endocrinologia hanno elaborato un documento congiunto per analizzare le potenzialità tecnologiche attuali dal punto di vista del trattamento del diabete.
Amd-Sid-Sie: l’ausilio tecnologico può essere la soluzione per consentire la adeguatezza e la appropriatezza delle cure, in condizioni di massima sicurezza.
Il documento sottolinea che l’assistenza a domicilio a distanza, resa necessaria in modo particolare dall’emergenza creata da Covid-19, può essere uno strumento prezioso, anche indipendentemente dal virus, per il controllo costante di patologie croniche come il diabete, quando l’intervento in presenza non sia indispensabile (oltre che quando non sia possibile).
Il documento stilato dal Gruppo interassociativo della telemedicina Amd-Sid-Sie (Roberta Assaloni, Francesco Giorgino, Concetta Irace, Giacomo Vespasiani) osserva che in patologie croniche come il diabete mellito “l’ausilio tecnologico può essere la soluzione per consentire la adeguatezza e la appropriatezza delle cure, in condizioni di massima sicurezza. Si realizza in questa prospettiva una evoluzione rivolta a garantire in maniera sempre più diffusa l’accesso alle cure anche di eccellenza. Quanto sopra è reso ancor più cogente da condizioni di “emergenza” quale quella pandemica, che rendono più necessario garantire le dovute cure e la sicurezza dei pazienti e degli operatori”.
Televisita e telesalute: “un’opzione concreta, fattibile e sicura, per il controllo a domicilio di tutte le patologie croniche non riacutizzate o che richiedano trattamenti di lungo periodo”, come il diabete mellito.
In particolare, la televisita e la telesalute “rappresentano un’opzione concreta, fattibile e sicura, per il controllo a domicilio di tutte le patologie croniche non riacutizzate o che richiedano trattamenti di lungo periodo, normalmente gestiti in parte o del tutto da servizi territoriali o da strutture residenziali, quale è il diabete mellito”.
Che cosa si intende per televisita e telesalute? Secondo il Ministero della Salute, la televisita “è un atto sanitario in cui il medico interagisce a distanza con il paziente. L’atto sanitario di diagnosi che scaturisce dalla visita può dar luogo alla prescrizione di farmaci o di cure. Durante la televisita il medico può essere eventualmente assistito da un operatore sanitario che si trovi vicino al paziente. Il collegamento deve consentire di vedere e interagire con il paziente”.
La telesalute, invece, concerne anzitutto l’assistenza primaria. “Riguarda i sistemi e i servizi che collegano i pazienti, in particolar modo i cronici, con i medici, per assistere nella diagnosi, monitoraggio, gestione, responsabilizzazione degli stessi. Permette a un medico (spesso un medico di medicina generale in collaborazione con uno specialista) di interpretare a distanza i dati necessari al telemonitoraggio di un paziente, e, in quel caso, alla presa in carico del paziente stesso”. Inoltre, “la telesalute prevede un ruolo attivo del medico (presa in carico del paziente) e un ruolo attivo del paziente (autocura), prevalentemente pazienti affetti da patologie croniche, e in questo si differenzia dal telemonitoraggio. La telesalute comprende il telemonitoraggio, ma lo scambio di dati (parametri vitali) tra il paziente (a casa, in farmacia, in strutture assistenziali dedicate, …) e la postazione di monitoraggio non avviene solo per l’interpretazione dei dati, ma anche per supportare i programmi di gestione della terapia e per migliorare la informazione e formazione del paziente”.
Da queste descrizioni si può già comprendere l’utilità di queste forme di assistenza.
Continuità delle cure e dell’assistenza grazie agli strumenti elettronici
Infatti, scrivono diabetologi ed endocrinologi, “la tempestiva attivazione del servizio di televisita/telesalute garantisce, per quanto possibile, la continuità delle cure e dell’assistenza a cui le persone hanno diritto”.
Proprio durante il lockdown -ricorda la Sid in un suo comunicato- “l’impiego delle cartelle cliniche elettroniche ha permesso di avere accesso alla storia del singolo paziente e di erogare prestazioni puntuali anche da remoto”. Inoltre, “i sistemi Cloud che gestiscono monitoraggio continuo della glicemia, monitoraggio flash e micropompe hanno consentito ai diabetologi di modificare le terapie diabetologiche in base alle glicemie”.
I tipi di sistemi di telemedicina oggi disponibili
Amd, Sid e Sie hanno quindi fatto, nel loro documento congiunto, una ricognizione dei sistemi di telemedicina disponibili per valutarne funzionalità e applicazioni cliniche, individuando tre tipologie di strumenti oggi utilizzabili per l’applicazione della tecnologia nella cura del diabete: sistemi di trasmissione dei valori glicemici a distanza; sistemi integrati con telehealth center automatici e con personale sanitario; sistemi di trasmissione di dati clinici e amministrativi da e verso la persona con diabete.
Naturalmente, l’adozione di modalità e strumenti tecnologici per l’assistenza richiede, comportando l’utilizzo di dati sensibili, il rispetto delle norme sulla privacy, a partire dal consenso informato del paziente.
Diabete Italia: l’utilizzo della telemedicina deve essere rapidamente implementato ed esteso in tutto il territorio nazionale secondo regole condivise e semplici.
A favore della tecnologia nella cura del diabete si è recentemente pronunciata anche Diabete Italia, organizzazione che raggruppa rappresentanti sia dei diabetologi, sia dei pazienti e delle loro famiglie. Nel recente documento “Call to action in 8 punti”, Diabete Italia afferma infatti che “l’utilizzo della telemedicina deve essere rapidamente implementato all’interno dei modelli organizzativi per la gestione del malato di diabete, seguendo modalità ed esempi di chi ha già sperimentato punti di forza ed aree critiche. Dovrà essere condiviso su quali attività applicarla, essendo ben chiaro che non sostituirà la normale attività in presenza, ma sarà un utile supporto di questa”.
Secondo Diabete Italia, “l’applicazione deve essere subito estesa in tutto il territorio nazionale secondo regole condivise e semplici, approvate in Conferenza Stato-Regioni. A questa dovrà essere affiancata una intensa attività di formazione su tutti gli operatori -medici, caregiver, farmacisti- e a cascata sui pazienti. Le Regioni dovranno avere linee guida semplici per poter effettuare la formazione. Dovranno essere stabilite delle tariffe di rimborso delle prestazioni a livello nazionale e monitorati attentamente l’applicazione e l’utilizzo appropriato di queste”.
Quando televisita e telesalute non sono consigliate
Esistono però situazioni in cui, secondo il documento di Amd, Sid e Sie, l’uso dei servizi di televisita e telesalute è “sconsigliato, a titolo precauzionale”. Eccole.
• Paziente al primo accesso presso gli ambulatori/reparti dell’azienda (la modalità di televisita, in forma breve, può tuttavia rappresentare anche un utile screening per i primi accessi, tenendo conto del fatto che una frazione significativa dei pazienti prenotati per prima visita non hanno la documentazione minima per l’inquadramento diagnostico e terapeutico (es., persone con diabete senza valori di glicemia e HbA1c). In questi casi, la televisita breve può servire a ottimizzare la gestione dei tempi e delle risorse).
• Paziente cronico che mostri anche uno solo dei seguenti segni: stato di coscienza alterato, dispnea a riposo, pressione sistolica minore o uguale a 100 mmHg (se tale misurazione è eseguibile presso il paziente), e situazioni similari che richiedano un intervento urgente. In questi casi è indicato avviare immediatamente il paziente al ricovero ospedaliero in urgenza, secondo le procedure previste.
• Pazienti con patologie acute o riacutizzazioni di patologie croniche in atto, anche se indirizzate all’isolamento (a eccezione di piccoli traumatismi gestibili, salvo complicazioni, in ambito domiciliare).
• Pazienti con patologie croniche e fragilità o con disabilità che rendano imprudente la permanenza a domicilio.
Di tecnologia nella cura del diabete abbiamo parlato anche qui e qui.