È noto che i fattori genetici sono importanti nell’insorgenza del diabete di tipo 2, ma anche nelle persone ad alto rischio genetico di diabete un’attività fisica regolare da moderata a intensa, sempre consigliata, contribuisce a prevenire l’emergere della patologia (sempre abbinata a un salutare stile di vita generale). Lo attesta uno studio dell’Università di Sydney, in Australia, pubblicato sul British Journal of Sports Medicine (potete consultarlo qui).
Anche per chi è ad alto rischio genetico di diabete di tipo 2 l’attività fisica regolare, da moderata a intensa, è consigliabile per prevenire l’insorgere della patologia. I risultati di uno studio australiano.
Gli autori dello studio (“Accelerometer-measured intensity-specific physical activity, genetic risk and incident type 2 diabetes: a prospective cohort study”) hanno constatato che se da tempo le linee guida internazionali dell’Oms suggeriscono almeno mezzora al giorno di attività fisica da moderata a intensa (o 150 minuti totali in una settimana) per prevenire il diabete di tipo 2, poco si è studiato sinora sull’ipotesi che il suggerimento sia valido anche per chi ha un alto rischio genetico.
La loro indagine ha dato esito affermativo. Quindi, a loro avviso, una attività fisica quotidiana, da moderata a intensa, si conferma sempre benefica e andrebbe promossa in modo particolare anche per i soggetti ad alto rischio genetico di sviluppare il diabete di tipo 2.
L’indagine ha selezionato 59.325 soggetti non diabetici (rilevati dal database Uk Biobank), seguendoli poi per circa sette anni con l’utilizzo di accelerometri da polso per misurare l’esercizio fisico e con la sistematica rilevazione e comparazione dei dati nel tempo, con l’obiettivo di valutare il rischio di diabete tipo 2 in relazione alla predisposizione genetica al diabete.
Lo studio -argomentano gli autori- ha mostrato che più elevati livelli di attività fisica moderata o intensa sono fortemente associati con un più basso rischio di sviluppare diabete di tipo 2, indipendentemente dal rischio genetico. Considerando che l’inattività fisica è un fattore di rischio modificabile nella maggior parte dei casi, i risultati forniscono suggerimenti utili per raccomandazioni sanitarie sulla prevenzione del diabete di tipo 2.
Secondo lo studio australiano, soggetti con più elevata predisposizione genetica al diabete tipo 2, ma che fanno maggiore esercizio fisico quotidiano, rischiano meno di sviluppare la patologia rispetto a chi ha bassa predisposizione, ma fa scarsa attività motoria.
In particolare, i ricercatori hanno rilevato una maggiore riduzione del rischio di diabete di tipo 2, grazie all’attività fisica moderata o intensa, proprio nei soggetti che presentavano una più alta predisposizione genetica a sviluppare la patologia.
Si è osservato che chi praticava esercizio fisico per circa settanta minuti al giorno aveva un rischio di sviluppare diabete di tipo 2 ridotto del 74% rispetto a chi ne faceva per meno di cinque minuti.
Più nel dettaglio, chi aveva un alto rischio genetico, ma praticava esercizio fisico per almeno 68 minuti al giorno, aveva un più basso rischio di diabete tipo 2 rispetto a chi aveva basso rischio genetico, ma faceva movimento quotidiano per 5 minuti o meno.
Gli autori sottolineano che i benefici si evidenziano se l’attività fisica è da moderata a intensa, mentre per un’attività di bassa intensità non si riscontrano gli stessi risultati positivi. Per questo si consiglia, per quanto possibile, di promuovere una attività sostenuta se si punta a ottenere effetti preventivi. (SV)
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