Che dalla pandemia in poi siano aumentati i casi di diabete è un dato di fatto. Diversi studi scientifici ne hanno mostrato l’incremento soprattutto tra la popolazione adulta. Solo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) si sono concentrati sull’analisi della fascia di età pediatrica, ma senza distinguere il diabete di tipo 1 da quello di tipo 2. Ora, un nuovo studio, pubblicato su Jama Network Open e condotto da Pauline Terebuh, del Center for Artificial Intelligence in Drug Discovery, Case Western Reserve University, ha colmato proprio questa lacuna. Un bambino o un adolescente che ha contratto il Covid potrebbe essere più a rischio dei suoi coetanei, che si sono ammalati di altre infezioni delle vie respiratorie, di sviluppare il diabete di tipo 2, quello insulino-resistente. Per giungere a questa conclusione i ricercatori hanno analizzato 613.602 bambini e ragazzi, di cui 306.801 con Covid-19 e 306.801 con altre infezioni delle vie respiratorie registrate nei primi tre anni di pandemia, ma mai colpiti dal Covid-19. Risultato? Il rischio di diagnosi di diabete nei bambini a uno, tre e sei mesi dopo l’infezione da Covid-19 è rispettivamente del 55%, 48% e 58% superiore rispetto al rischio di chi ha avuto altre infezioni respiratorie non legate al Covid-19.

GLI STUDI PRECEDENTI

“L’infezione da Sars-CoV-2 è associata a un’ampia gamma di malattie croniche successive nei pazienti, incluso il diabete. Tra gli adulti, una meta-analisi che ha preso in considerazione i dati da dicembre 2019 a ottobre 2022 ha rilevato un rischio complessivo del 66% più elevato di diabete di nuova insorgenza dopo l’infezione da Sarss-CoV-2 – scrivono i ricercatori nell’introduzione della pubblicazione -. Una seconda meta-analisi ha rilevato che 12 studi su 14 hanno riscontrato un rischio significativamente aumentato, compreso tra l’11% e il 276%, per il diabete di nuova insorgenza dopo l’infezione da Sars-CoV-2. Diversi studi indicano che questo rischio è maggiore nei pazienti di sesso maschile e in quelli con infezione da Sars-CoV-2 più grave”.

GLI STUDI SULLA POPOLAZIONE PEDIATRICA

“Mentre la maggior parte degli studi includeva adulti, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno riportato un aumento dell’incidenza del diabete dopo Covid-19 tra i pazienti di età inferiore ai 18 anni sulla base dei dati sulle indicazioni sulla salute, ma senza distinguere il diabete di tipo 1 dal diabete di tipo 2. Studi successivi, tra cui un’ampia ricerca che utilizza cartelle cliniche elettroniche (EHR), hanno trovato un’associazione tra l’infezione da Sars-CoV-2 e il rischio di successiva insorgenza del Diabete di tipo 1 nei bambini. Un altro rapporto ha documentato aumenti di altri disturbi nei bambini dopo Covid-19, in particolare complicanze autoimmuni, come le condizioni post-Covid-19, la sindrome infiammatoria multisistemica o la miocardite. Uno studio ha rilevato che i nuovi casi di Diabete di tipo 2, che possono avere o meno una componente autoimmune, sono aumentati del 77,2% nel primo anno della pandemia rispetto alla media dei precedenti due anni della pandemia. Tuttavia, la ricerca riportata sull’incidenza del diabete di tipo 2 nei bambini a seguito dell’infezione da Sars-CoV-2 è scarsa e la maggior parte degli studi include solo piccole popolazioni di studio”, sottolineano i ricercatori autori dello studio.

COVID E DIABETE: I FATTORI DI RISCHIO

Ed è proprio per colmare questa lacuna che gli scienziati della Case Western Reserve University hanno deciso di dedicarsi ad uno studio sull’argomento. Dalla ricerca in questione è emerso che il rischio di sviluppare la malattia nel post-Covid è risultato ancora maggiore per alcuni sottogruppi di pazienti: per i bambini e ragazzi sovrappeso o obesi il rischio a un mese dal Covid è più che raddoppiato (+107%) rispetto ai coetanei con altre infezioni respiratorie. A tre mesi il rischio è doppio, a sei mesi è più che doppio. Un’altra sottopopolazione a rischio è quella ospedalizzata per Covid: a un mese il rischio è più che triplicato, a tre  mesi il rischio è quasi triplo, a sei mesi il rischio è più che raddoppiato. “Lo stress metabolico indotto dal Covid potrebbe spiegare almeno in parte questi dati – concludono i ricercatori – ma servono nuovi studi per verificare se poi la malattia rientra negli anni  a venire”.

 

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