Continua a crescere il numero di giovani con diabete di tipo 2 e la vecchia distinzione tra diabete di tipo 1 “giovanile” e diabete di tipo 2 “dell’adulto” diventa sempre meno adatta a descrivere la realtà.

Il processo è in atto da anni e si sta accentuando e non è certo una buona notizia, come si legge sull’ottava edizione dell’Idf Atlas, il rapporto mondiale della International diabetes federation, che dedica un capitolo a “Le diabète de type 2 chez les enfants”, in cui si segnala come diversi dati dimostrino la crescita del diabete di tipo 2 tra bambini e adolescenti in vari Paesi. La Idf avverte che il pericolo non deve essere sottovalutato, perché i giovani e giovanissimi diabetici di tipo 2 rischiano di sviluppare complicanze all’inizio dell’età adulta proprio come quelli con diabete di tipo 1.

Sono in preoccupante aumento i casi di diabete di tipo 2 nei giovani: bambini e adolescenti, ma anche uomini e donne sotto i quarant’anni. In Italia e in vari Paesi del mondo. International diabetes federation e Società italiana di diabetologia lanciano l’allarme.

Tenendo conto dell’aumento dei fattori di rischio del diabete di tipo 2 che riguardano direttamente anche i più giovani, ossia la inattività fisica, la scorretta alimentazione e l’obesità, il diabete tipo 2 tra bambini e adolescenti può diventare un problema di salute pubblica mondiale, avverte la Idf.

Essendo l’obesità una delle condizioni che predispongono il soggetto all’insorgenza di diabete di tipo 2, appaiono molto significativi e preoccupanti i dati citati dall’Italian diabetes & obesity barometer report – Facts and Figures about type 2 diabetes & obesity in Italy, realizzato da Italian Barometer diabetes observatory foundation (Ibdo), in collaborazione con Istat, società scientifiche, enti e istituti di ricerca.

Il rapporto cita dati Istat secondo cui circa il 26% dei bambini tra i 6 e i 17 anni ha un eccesso di peso. Più di un bambino-adolescente su 4 è in sovrappeso e uno su 8 è obeso. In particolare, il sovrappeso e l’obesità tra i minori aumentano significativamente passando dal Nord al Sud d’Italia (19,7% Nord-ovest; 22,5% Nord-est; 23,8% Centro; 33% Sud; 24,8% Isole), con percentuali particolarmente elevate in Campania (36,1%), Molise (31,9%), Puglia (31,4%), Basilicata (30,3%) e Calabria (30%).

Inoltre, anche tra gli adulti, il diabete di tipo 2 tende a svilupparsi in età sempre più precoce. Anche se mancano rilevazioni precise, vi sono indicatori significativi della tendenza: per esempio, l’Atlante di Idf osserva che tra i soggetti che hanno intolleranza al glucosio, condizione che pone la persona a elevato rischio di diabete di tipo 2, circa un terzo (il 28,8%) è molto giovane, tra i 20 e i 39 anni.

Purrello, presidente della Sid: si può stimare che in Italia negli ultimi 10 anni la popolazione dei giovani con diabete di tipo 2 sia raddoppiata, arrivando a interessare circa 150mila soggetti; e in queste fasce di età la patologia è più aggressiva e favorisce la comparsa precoce di complicanze.

Il tema è stato rilanciato con forza dal presidente della Società italiana di diabetologia (Sid) Francesco Purrello al 55° congresso della Easd (European association for the study of diabetes), tenutosi a metà settembre a Barcellona, che ha lanciato un allarme esplicito: il diabete di tipo 2, tipico dell’adulto, compare sempre più di frequente in età giovanile. Questa condizione negli adolescenti assume una particolare aggressività e favorisce la comparsa di complicanze micro e macrovascolari in età più precoce.

Dato che il fenomeno è relativamente recente, non sono disponibili dati precisi, ma esistono stime attendibili che indicano chiaramente l’espansione della patologia tra adolescenti e giovani sotto i quarant’anni.

Purrello cita cifre di fonte statunitense, che “parlano di un aumento annuale del 2,3% di diabete di tipo 2 negli under 30, dal 2010 a oggi. Gli esperti prevedono inoltre che il numero di giovani con diabete di tipo 2 sia destinato a quadruplicare negli Usa tra il 2010 e il 2050. Non ci sono dati italiani ufficiali, ma, estrapolando il dato Usa al nostro Paese, è possibile stimare che negli ultimi 10 anni la popolazione dei giovani con diabete di tipo 2 (una forma tipica dei loro padri o addirittura dei loro nonni) si sia raddoppiata, arrivando a interessare circa 150mila soggetti”.

Anche nelle fasce di età più giovani i principali fattori di rischio predisponenti sono obesità, storia familiare e stile di vita sedentario. La Sid raccomanda una urgente opera di prevenzione che coinvolga non soltanto i medici, ma anche famiglia, scuola, responsabili delle politiche sanitarie e varie componenti della società, compresa l’industria alimentare.

Purrello precisa che “anche in queste fasce d’età, i principali fattori di rischio predisponenti sono l’obesità, la storia familiare e lo stile di vita sedentario”, e aggiunge che in giovane età il diabete di tipo 2 si manifesta con particolare pericolosità e incisività.

“I dati scientifici fin qui ottenuti -prosegue il presidente della Sid- dimostrano che in queste fasce di età la patologia è più aggressiva. L’insorgenza del diabete in giovane età è associata inoltre a una più lunga esposizione alla patologia e a un aumentato rischio di complicanze croniche, sia macro sia microvascolari, legate a un periodo maggiore di esposizione a elevati livelli di glicemia. Inoltre, si stanno accumulando prove del fatto che il diabete di tipo 2 a esordio giovanile abbia un fenotipo patologico più aggressivo, che porta allo sviluppo prematuro di complicanze, con effetti negativi sulla qualità della vita ed effetti sfavorevoli sugli esiti a lungo termine”.

Purrello spiega più in particolare che cosa differenza il diabete tipo 2 nei giovani rispetto a quello che emerge in età più avanzata: “Il diabete di tipo 2 nei giovani è associato a grave resistenza all’insulina e a un progressivo deterioramento della funzione delle cellule beta-pancreatiche. Contrariamente al diabete di tipo 2 adulto, il declino della funzione delle cellule beta nel diabete di tipo 2 giovanile è da tre a quattro volte più veloce e i tassi di fallimento terapeutico sono significativamente più alti nei giovani che negli adulti. Il diabete di tipo 2 a esordio precoce colpisce infine anche più individui in età lavorativa, accentuando gli effetti sociali avversi della malattia”.

Indispensabile prevenire l’obesità negli adolescenti

Che cosa si può fare per contrastare questa situazione? “Insieme alle modifiche dello stile di vita, di importanza capitale -risponde Purrello- la metformina rimane la terapia di prima linea per gli adolescenti con diabete di tipo 2, sebbene la maggior parte progredisca rapidamente verso l’insuccesso del trattamento, e la terapia insulinica. Esiste un motivo in più per la prevenzione dell’obesità negli adolescenti e nei giovani: arrestare l’aumento del numero di giovani con diabete tipo 2. L’onere della prevenzione non ricade solo sui medici, ma comincia dalla famiglia, dalla scuola, dai responsabili delle politiche sanitarie, e coinvolge varie componenti della società, inclusa l’industria alimentare”.