Il 9,8% dei casi di diabete di tipo 2, ovvero quasi uno su 10, è dovuto ad un consumo eccessivo di bevande zuccherate. Per lo stesso motivo ogni anno circa 80mila persone perdono la vita. Più in generale sono oltre due milioni, per la precisione, 2,2, i nuovi casi di diabete di tipo 2 diagnosticati ogni 12 mesi. A dimostrarlo sono alcuni dati raccolti nel 2020 dai ricercatori della Tufts University di Boston, contenuti in uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine.
OBESITA’ E DIABETE DI TIPO 2: UN BINOMIO INSCINDIBILE
“Questa ricerca rappresenta un importante passo in avanti nella conoscenza dell’impatto delle bevande zuccherate sull’incidenza e prevalenza del diabete – commenta la Professoressa Raffaella Buzzetti, Presidente della Società Italiana di Diabetologia (Sid), in un’intervista a Tutto Diabete – . Gli autori hanno valutato molti studi ed analisi provenienti da più di 180 Paesi nel mondo, mettendo in evidenza, attraverso un modello statistico, questo complesso rapporto di causalità tra il consumo di bevande zuccherate, l’incremento della obesità e, quindi, indirettamente del diabete di tipo 2”, aggiunge la specialista.
BEVANDE ZUCCHERATE E MALATTIE CARDIOVASCOLARI
Ma il nesso tra abuso di bevande zuccherate e incremento di diabete di tipo 2 non è l’unico analizzato dai ricercatori americani. Allo stesso motivo sono dovute anche molte delle diagnosi di malattie cardiovascolari, per la precisione 1,2 milioni, pari al 3,1% del totale. Superano i 257mila i decessi per patologie cardiovascolari evitabili diminuendo il consumo delle bibite zuccherate. “Stando ai risultati della ricerca condotta alla Tufts University, tra le Regioni del mondo è l’America Latina quella in cui il consumo delle bevande zuccherate ha un impatto più alto sul diabete. È qui, infatti, che si concentra il 24,4% dei nuovi casi. Nell’Africa sub-Sahariana, invece, si osservano gli effetti più ampi sulle malattie cardiovascolari”, aggiunge la professoressa Buzzetti.
DIFFERENZE DI GENERE, ETA’ E ISTRUZIONE
“Lo studio – continua la Presidente della Sid – ha, inoltre, osservato che l’impatto delle bevande zuccherate è maggiore nei maschi rispetto alle femmine, tra i giovani rispetto agli anziani, tra le persone con un livello di istruzione più elevato rispetto a quelli con un livello di istruzione più basso e tra i residenti delle aree urbane rispetto a quelli delle aree rurali”. Per gli autori dello studio “questi risultati sottolineano la necessità di interventi mirati, che tengano conto delle disuguaglianze sociali e in linea con gli obiettivi di salute globale”.
PROMUOVERE POLITICHE ATTIVE PER LA RIDUZIONE DEI CONSUMI
Un bisogno sottolineato anche dalla professoressa Buzzetti: “È necessario riflettere su questi risultati in maniera attiva. Ovvero questi dati scientifici dovrebbero fungere da guida per le politiche sanitarie volte a ridurre il consumo delle bevande zuccherate. Tra le iniziative da intraprendere per cambiare rotta, c’è sicuramente l’applicazione di una maggiore tassazione sulle bevande zuccherate, oltre all’incremento di campagne di formazione e informazione, a partire dalla popolazione generale. Un migliorare consapevolezza sui danni effettivamente causati alla nostra salute – conclude la Presidente della Sid – potrebbe concretamente contribuire ad una diminuzione dei consumi di bevande zuccherate ad ogni età”.
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