Tra cuore e diabete c’è un rapporto molto delicato, perché le malattie cardiovascolari sono la principale causa di invalidità e mortalità nelle persone con diabete di tipo 2. Una situazione che può essere contrastata a partire da una maggiore consapevolezza, da parte dei soggetti diabetici, di quali siano i fattori di rischio cardiovascolare e di che cosa fare per prevenire queste pericolose complicanze (che comprendono infarto, cardiopatia coronarica, arteriopatia periferica).
La Idf-International diabetes federation (autorevole organizzazione mondiale che raggruppa oltre 240 associazioni nazionali che si occupano di diabete in 168 Paesi) ha lanciato, circa un anno fa, (in partnership con Novo Nordisk) una grande indagine globale, “Taking diabetes to heart”, proponendo un questionario on line che ha interessato persone di circa 130 Paesi del mondo, per comprendere quale sia il livello di coscienza e conoscenza del problema negli individui con diabete di tipo 2.
Un sondaggio mondiale di Idf dimostra che tra i diabetici di tipo 2 c’è insufficiente consapevolezza e conoscenza riguardo alle patologie cardiovascolari, complicanze frequenti e molto pericolose di un diabete mal controllato.
I risultati dell’inchiesta mostrano che questo livello di consapevolezza e informazione è ancora troppo basso e che è necessario intraprendere iniziative di ampio respiro, che coinvolgano anche le istituzioni politiche e sanitarie. Tenendo conto della crescente ed estesa diffusione del diabete nel mondo, che riguarda oggi 425 milioni di persone adulte, la maggioranza delle quali con diabete di tipo 2.
Dell’iniziativa abbiamo dato alcune anticipazioni qui, con gli esiti delle prime risposte al questionario. In questi giorni, in occasione della Giornata mondiale del cuore (celebrata il 29 settembre), Idf ha reso noti i dati più aggiornati, a sondaggio completato e chiuso, basati su un numero molto più ampio di risposte: oltre 12mila (per la precisione, 12.695). Pur con qualche variazione, i risultati danno sostanziale conferma di una situazione insoddisfacente, sulla quale è necessario intervenire. Infatti, in sintesi, appare evidente che le persone con diabete di tipo 2 troppo spesso non sono adeguatamente informate e consapevoli della relazione pericolosa “diabete-cuore”, sottovalutano il rischio, non hanno un dialogo adeguato con il loro dottore su questo tema. D’altro canto, la maggioranza di chi ha risposto desidererebbe saperne di più e ha fiducia in ciò che può dire il medico sull’argomento.
Più in particolare, Idf elenca così i punti principali dei risultati raccolti dai diabetici di tipo 2 che hanno compilato il questionario on line “Taking diabetes to heart”:
- 2 persone con diabete su 3 hanno avuto fattori di rischio di malattie cardiovascolari come pressione alta, livelli di glicemia non sotto controllo, colesterolo alto e/o hanno subìto un evento patologico quale angina, attacco di cuore (infarto), ictus, scompenso cardiaco
- 1 su 4 si considera a basso rischio di patologie cardiovascolari
- nonostante l’alta incidenza, 1 su 4 non ha mai discusso o non ricorda di aver discusso con un dottore di questi fattori di rischio
- 3 su 4 dicono di fidarsi delle informazioni del loro dottore sulle malattie cardiovascolari
- più della metà di chi ha risposto al questionario (quasi 2 su 3) dice che vorrebbe più informazioni sulle malattie cardiovascolari e sui loro segnali e sintomi per capire meglio i rischi al fine di prevenirli.
Nam H. Cho, presidente di Idf: “Sollecitiamo i governi a investire su misure adeguate a individuare il diabete di tipo 2 precocemente e ad assicurare che gli operatori sanitari siano preparati a guidare le persone a compiere positivi cambiamenti nei loro stili di vita e a gestire meglio il loro diabete”.
Così commenta i dati Nam H. Cho il presidente (sudccoreano) della International diabetes federation: “Questi risultati dell’indagine confermano le nostre preoccupazioni sulla crescente prevalenza mondiale del diabete e delle complicanze correlate. Consapevolezza dei rischi e delle conseguenze della patologia restano miseramente basse e l’educazione sulle complicanze del diabete è carente. Sollecitiamo i governi a investire su misure adeguate a individuare il diabete di tipo 2 precocemente e ad assicurare che gli operatori sanitari siano preparati a guidare le persone a compiere positivi cambiamenti nei loro stili di vita e a gestire meglio il loro diabete. Questo aiuterà le persone a evitare complicazioni invalidanti e pericolose”.
Analoghe considerazioni ha fatto Shaukat Sadikot, presidente (indiano) di Idf nel precedente mandato 2016-2017: “I risultati ribadiscono l’importanza di accrescere la consapevolezza della relazione tra diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari al fine di promuovere la prevenzione, la diagnosi tempestiva e il trattamento appropriato per aiutare a ridurre l’attuale peso che le due condizioni rappresentano. Con il mondo che fronteggia un aumento della prevalenza del diabete di tipo 2, comprendere meglio la relazione tra queste condizioni è più necessario che mai”.
La International diabetes federation non si limita quindi a sottolineare l’importanza di un cambiamento negli stili di vita degli individui, certamente indispensabile per prevenire le complicazioni, ma si rivolge alle autorità politiche e sanitarie affinché assumano misure che favoriscano questo positivo mutamento e rafforzino gli interventi di prevenzione delle complicanze cardiovascolari del diabete.
Infatti, i risultati definitivi di “Taking diabetes to heart” saranno raccolti in un ampio rapporto, con dati suddivisi Paese per Paese, che sarà presentato nel dicembre 2018 con lo scopo di fornire informazioni e indicazioni ai responsabili e decisori politici dei vari Stati del mondo. Per maggiori informazioni, si può consultare il sito di Idf.