Tra diabete e immersioni subacquee non c’è incompatibilità, se si seguono alcune fondamentali regole di sicurezza. L’associazione onlus Diabete Sommerso e l’équipe della Diabetologia dell’Ospedale Niguarda di Milano hanno stilato un protocollo che fissa le norme per una pratica sicura di questa attività sportiva da parte delle persone con diabete, in particolare di tipo 1.
Un esempio concreto del possibile positivo incontro tra diabete e immersioni subacquee viene dal soggiorno formativo organizzato da Diabete Sommerso qualche settimana fa all’isola di Favignana (nella provincia di Trapani, non per la prima volta teatro di questo tipo di iniziativa – vedi), nel corso del quale un gruppo di persone con diabete, tra i 15 e i 40 anni, ha potuto conseguire il brevetto di primo livello Open water diver.
Il corso di Favignana (patrocinato dall’Ospedale Niguarda e realizzato in collaborazione con il diving center La Subbaqqueria) aveva lo scopo di trasmettere ai partecipanti -con lezioni teoriche ed esercitazioni in mare- tutte le regole e nozioni base legate all’alimentazione, al controllo della glicemia, alla modulazione della terapia insulinica, in modo da far comprendere come prevenire complicanze metaboliche ma anche la maniera di affrontarle, qualora si verificassero durante i 30-60 minuti dell’immersione, nella fase preparatoria o nelle ore successive. I corsisti sono sempre stati seguiti da un diabetologo accanto all’istruttore sub.
Il protocollo di Diabete Sommerso e Ospedale Niguarda tiene conto di tutti i possibili specifici problemi che una persona con diabete può incontrare in una immersione subacquea, e li elenca minuziosamente, illustrando come prevenire i rischi e spiegando, anche sulla base di linee guida internazionali, come selezionare le persone con diabete che possono dedicarsi a questa attività in sicurezza e quelle che, per le loro condizioni generali di salute e di gestione della patologia diabetica, devono invece astenersi. Il testo del documento lo potete leggere qui.
Con un diabete ben compensato e rispettando le dovute regole e precauzioni si può praticare in condizioni di sicurezza uno sport come le immersioni subacquee, un tempo ritenuto proibito per le persone con diabete.
Scopo del progetto “Diabete Sommerso” è stabilire che, in materia di diabete e immersioni subacquee, non deve esistere alcun tabù e che il diabete di per sé non costituisce a priori una ragione per non praticare questo sport. A determinate e rigorose condizioni può invece essere affrontato con divertimento e soddisfazione e in completa sicurezza. Secondo l’associazione, le motivazioni con cui un tempo si sconsigliava o si vietava alle persone con diabete, soprattutto di tipo 1, di praticare immersioni subacquee sono da considerarsi superate dall’evoluzione farmacologica delle insuline, dal progresso tecnologico egli strumenti di misurazione della glicemia, oltre che dalla crescita generale delle conoscenze sulla patologia.
Come scrive il diabetologo Umberto Valentini sul sito di Diabete Sommerso, “la mission di Diabete Sommerso è: avviare alla pratica delle immersioni subacquee con autorespiratore persone con diabete mellito, sfruttando la motivazione a praticare questo sport per gestire meglio la malattia; promuovere e implementare studi nel campo dei rapporti fra scuba e malattia diabetica. Alla base di questa iniziativa sta la convinzione che, analogamente ad altre discipline sportive tradizionalmente considerate “off limits”, anche l’attività subacquea possa essere praticata in sicurezza, purché la malattia diabetica sia ben controllata ed esente da complicanze croniche. A essere messa in discussione è quindi la tradizionale preclusione verso l’attività subacquea da sempre presente in ambito specialistico, nel presupposto che, come per altre attività sportive complesse e impegnative, il diabete non debba costituire un criterio di esclusione “a priori”. Il progetto prevede che la persona con diabete venga messa in condizioni di immergersi in sicurezza attraverso un’attività di formazione metodologicamente sperimentata, che integra la didattica affrontata nei corsi “diving” tradizionali con temi specifici centrati sul diabete: un’esperienza di forte impatto emotivo e ricadute pratiche rilevanti anche sul controllo glicemico, oltre che sul miglioramento del benessere psicofisico. Partendo dalla motivazione della persona con diabete a confrontarsi con un’attività affascinante e impegnativa come la subacquea, il progetto è infatti arrivato a configurarsi come un percorso educativo all’autogestione consapevole della malattia”.
Bonomo (Niguarda): “Un’esclusione indiscriminata per il timore di complicanze acute, come un’ipoglicemia sott’acqua, non è giustificata sul piano scientifico. L’attività subacquea, se affrontata con un’opportuna formazione e le necessarie precauzioni, non dev’essere vietata al diabetico”.
Il dottor Matteo Bonomo, responsabile dela Ssd Diabetologia dell’Ospedale Niguarda di Milano, sintetizza la storia della onlus di cui è uno degli ispiratori: “Diabete Sommerso è un progetto nato alcuni anni fa, all’interno del nostro ospedale, da una mia passione per il mare e le immersioni, ma soprattutto dalla constatazione che, da sempre, questo sport era precluso alle persone con diabete, al pari di altre discipline ritenute estreme. In realtà, un’esclusione indiscriminata per il timore di complicanze acute, come un’ipoglicemia sott’acqua, non è giustificata sul piano scientifico. L’attività subacquea, se affrontata con un’opportuna formazione e le necessarie precauzioni, non dev’essere vietata al diabetico. Con questa convinzione abbiamo stilato un protocollo di sicurezza che applichiamo scrupolosamente durante i corsi. Attraverso la raccolta delle misurazioni di glicemia effettuate in centinaia di immersioni, stiamo inoltre conducendo uno studio, approvato dal Comitato etico del Niguarda, che ha finora dimostrato la validità del protocollo: con il campo di Favignana contiamo di avere una mole di dati tale da avvalorare definitivamente il riconoscimento della sicurezza della pratica subacquea per il diabetico con buon compenso metabolico”.
Aggiunge Valentina Visconti, presidente di Diabete Sommerso: “Per troppo tempo la subacquea è stata una disciplina “off limits” per le persone con diabete: sconsigliata da molti specialisti, che si basavano su linee guida ormai superate. La cura di questa patologia ha compiuto grandi progressi negli ultimi dieci anni ed è arrivato il momento di infrangere un vecchio tabù. La nostra associazione si batte per diffondere la cultura del diabete e delle immersioni, affinché in futuro sempre più diabetologi e medici dello sport autorizzino la pratica subacquea nei giovani pazienti, superando preclusioni e pregiudizi”.
Che diabete e immersioni subacquee non siano entità che si escludono a vicenda lo sottolinea anche Fabrizio Querci, responsabile di Diabetologia presso l’Ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo (Bergamo), Asst Bergamo Est: “I rischi che questo sport può comportare per un soggetto con diabete, se il protocollo tecnico-scientifico viene seguito in modo scrupoloso, sono sovrapponibili a quelli cui va incontro chi non ha tale patologia. L’unico vero aspetto da monitorare è la presenza o il possibile verificarsi di un episodio di ipoglicemia anche minore durante l’immersione, che potrebbe comportare problemi di vigilanza, interferendo con i riflessi e con il coordinamento dei movimenti. Il protocollo prevede dei controlli glicemici secondo una tempistica imprescindibile, che permette di decidere se l’immersione sia praticabile; in più, durante il campo di Favignana viene effettuato un monitoraggio in continuo della glicemia, per valutare l’influenza dell’attività subacquea sul compenso metabolico. I corsisti devono inoltre aumentare l’introito di liquidi e tenere a disposizione del glucosio prontamente assimilabile. Infine, è stato codificato un segnale gestuale che consenta al diabetico di comunicare una possibile ipoglicemia durante l’immersione”.
Un’esperienza come quella di Favignana -secondo gli organizzatori- ha anche l’obiettivo di educare i giovani partecipanti alla gestione del diabete in circostanze particolari e insieme di rafforzarne autostima e consapevolezza. Lo spiega bene Giovanni Careddu, diabetologo della Asl 3 Genovese e coordinatore del Gruppo italiano di studio per l’educazione sul diabete (Gised): “L’educazione terapeutica gioca un ruolo fondamentale nella cura del diabete: serve a guidare verso un’autonomia consapevole, per una buona autogestione della propria condizione. Questo soggiorno formativo dimostra alla persona diabetica che nessun traguardo le è negato a priori e può avere una vita ricca e gratificante. Inoltre, rendersi conto che solo con un buon controllo delle glicemie si riescono a ottenere le prestazioni volute è una formidabile motivazione per curarsi nel modo migliore possibile. La settimana di immersioni non è dunque soltanto un corso di sub, ma un campo di addestramento del diabete, dove si mettono in pratica tutte le strategie per ottenere un buon compenso metabolico. E chi ha imparato a gestire la malattia in condizioni ‘estreme’, come in queste giornate, può testimoniare che ottenere gli stessi risultati nella vita di tutti i giorni diventa quasi banale”.
L’iniziativa di Favignana ha ottenuto il patrocinio anche di Diabete Italia, Agd Italia (Coordinamento tra le associazioni italiane giovani con diabete), Aniad (Associazione nazionale italiana atleti diabetici), Clad (Coordinamento Lombardia associazione diabetici), SOStegno 70, Andid (Associazione nazionale dietisti), Regione Sicilia, Comune di Favignana, Area Marina Protetta Isole Egadi, oltre alla collaborazione di Ypsomed Italia.
Il direttivo di Diabete Sommerso onlus
Il Consiglio direttivo di Diabete Sommerso è attualmente così composto: presidente Valentina Visconti; vicepresidente Maurizio Ricci; segretaria e tesoriera Laura Cingoli; consiglieri Miriam Campani, Marco Casaccia, Andrea Fazi, Alessandra Mereu.