Buone notizie per i pazienti che soffrono di diabete e si trovano anche in una condizione di obesità: gli agonisti del recettore del GLP-1 (come la semaglutide) potrebbero offrire non solo un efficace controllo glicemico e una perdita di peso clinicamente significativa, ma anche una possibile protezione nei confronti di diversi tumori correlati all’obesità. È quanto emerge da un ampio studio osservazionale condotto negli Stati Uniti, i cui risultati sono stati presentati in questi giorni al Congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO).
UNO STUDIO LUNGO DIECI ANNI
Tra il 2013 e il 2023, oltre 170mila pazienti con diabete e obesità sono stati seguiti nella vita reale, confrontando chi assumeva agonisti del recettore GLP-1 – molecole oggi sempre più diffuse nella pratica clinica – con chi era trattato con inibitori della DPP-4, un’altra classe di farmaci antidiabetici. I risultati parlano chiaro: i pazienti in terapia con GLP-1 RA presentavano un rischio del 7% più basso di sviluppare uno dei 14 tumori correlati all’obesità e un rischio di mortalità per tutte le cause inferiore dell’8% rispetto a chi assumeva un DPP-4 inibitore. In particolare, si è osservata una riduzione del 16% nei casi di cancro del colon e addirittura del 28% nei casi di cancro del retto tra coloro che assumevano agonisti del GLP-1. Un dato che colpisce: nessuno dei 14 tumori correlati all’obesità ha mostrato un aumento del rischio nei pazienti trattati con GLP-1 RA.
UNA POSSIBILE PROTEZIONE ONCOLOGICA
“L’obesità è una causa ormai riconosciuta di diversi tumori – ha spiegato Lucas Mavromatis, primo autore dello studio e ricercatore alla NYU Grossman School of Medicine –, ma finora nessun farmaco aveva mostrato di poter ridurre direttamente il rischio oncologico associato. I nostri dati iniziano a colmare questa lacuna, suggerendo che i GLP-1 RA potrebbero avere un effetto protettivo, soprattutto nei confronti dei tumori colorettali”. Ma c’è di più: l’effetto sembrerebbe particolarmente marcato nelle donne. In questo sottogruppo, l’assunzione di agonisti del GLP-1 è stata associata a una riduzione dell’8% del rischio di cancro correlato all’obesità e addirittura a un abbattimento del 20% nella mortalità per tutte le cause rispetto alle donne trattate con DPP-4 inibitori. Nei pazienti di sesso maschile, invece, non si è osservata una differenza statisticamente significativa.
SONO IPOTESI, MA BEN FONDATE
Pur trattandosi di uno studio osservazionale, e quindi incapace di dimostrare un nesso causale, i risultati sono considerati solidi e potenzialmente rilevanti nella pratica clinica. Lo ha sottolineato anche Robin Zon, presidente dell’ASCO: “È un’ipotesi affascinante e molto attuale. Vediamo sempre più pazienti con obesità, e il legame tra peso in eccesso e tumori è ormai evidente. Se i GLP-1 RA possono offrire anche un beneficio preventivo in oncologia, definire il loro ruolo clinico sarà un passo fondamentale”.
PROSPETTIVE FUTURE
La prossima sfida sarà confermare questi dati attraverso studi prospettici controllati, magari valutando anche l’effetto dei GLP-1 RA in soggetti non diabetici ma con obesità o pregressi tumori. Un’altra linea di ricerca sarà l’indagine dei meccanismi biologici attraverso cui queste molecole potrebbero influenzare il microambiente tumorale o la risposta immunitaria. Nel frattempo, questo studio segna un punto importante nella storia clinica dei farmaci a base di GLP-1: da strumenti di gestione del diabete e del peso corporeo, a potenziali alleati nella prevenzione oncologica.
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