Anche a scuola e nel tempo libero i diritti di chi ha il diabete devono essere garantiti e nessuno deve essere discriminato per la sua condizione, per esempio per il fatto che deve fare attenzione al rischio di una crisi ipoglicemica: lo riafferma la Società italiana di diabetologia e con lei concordano tutti quelli che sanno bene che cosa sia il diabete. Chi invece non lo conosce ed è fuorviato da pregiudizi e timori infondati può comportarsi in modo ingiusto e scorretto nei confronti di persone con diabete, come è recentemente accaduto a Milano a due ragazze con diabete: a una è stata vietata la partecipazione a una gita scolastica, a un’altra non è stato consentito l’accesso a una discoteca, proprio a causa della loro condizione, sulla quale i loro interlocutori non erano adeguatamente informati.

In entrambi i casi, il punto critico è rappresentato dalla possibilità di una crisi ipoglicemica, un evento che chi ha il diabete conosce e di cui sa come deve essere controllato, ma che può spaventare o disorientare chi di diabete sa troppo poco. Il risultato però può essere che a una persona con diabete sia impedito ingiustamente di fare quello che fanno gli altri (a scuola o nel tempo libero in questi casi), perché non gli sono garantite le condizioni per la gestione corretta e in sicurezza di un eventuale caso di ipoglicemia, come invece dovrebbe essere suo diritto.

Secondo la Società italiana di diabetologia, episodi di discriminazione a danno di persone con diabete accadono per ragioni di scarsa conoscenza di che cosa sia questa condizione: è necessaria una informazione chiara e sistematica, a cominciare dall’ambiente scolastico.

La Società italiana di diabetologia ha richiamato l’attenzione sulle due vicende (segnalate anche dalla stampa nazionale), due episodi come purtroppo ne continuano ancora a capitare e che si potrebbero evitare se vi fosse una più diffusa ed esauriente informazione sul diabete nella popolazione. Il caso più recente riguarda una diciottenne, in un primo tempo allontanata da scuola per una decina di giorni, dopo che l’istituto aveva ricevuto dal suo dottore un certificato medico in cui si chiedeva alla scuola di dotarsi di una dose di glucagone, farmaco utilizzato nelle emergenze ipoglicemiche; poi, al rientro, alla ragazza è stato comunicato che non avrebbe potuto partecipare alla gita di fine anno scolastico, con la motivazione che nessuno voleva prendersi la responsabilità di gestire un’eventuale emergenza, ossia una possibile crisi ipoglicemica.

Alcuni mesi prima era invece successo a un’altra ragazza di essere lasciata fuori da una discoteca milanese perché aveva in tasca il suo personale kit per le emergenze (bustine di zucchero e succo di frutta), da utilizzare in caso di crisi ipoglicemica: la motivazione del divieto di ingresso era stata che non è permesso introdurre dall’esterno alimenti nel locale (in questo caso, però, dopo la denuncia sulla stampa e le polemiche, il titolare del locale ha chiesto scusa e si è impegnato a evitare il ripetersi di episodi del genere, mettendo a disposizione di chi ha il diabete un kit per le emergenze ipoglicemiche).

“Da una parte -commenta la Sid- una storia di ‘paura’ generata dal non essere in grado di saper gestire un’emergenza, una crisi ipoglicemica. Dall’altra una storia di ignoranza, che comunque non rappresenta una scusante. Due brutte storie di discriminazione che si sarebbero potute evitare se solo la gente fosse più informata delle ‘regole’ da seguire nell’evenienza di un abbassamento repentino dei livelli degli zuccheri nel sangue”.

Purrello, presidente della Sid: “Non serve essere un medico per gestire una crisi ipoglicemica, almeno al suo esordio. Imparare a riconoscerne i sintomi, a misurare la glicemia con un glucometro, a somministrare il giusto ‘antidoto’ è qualcosa alla portata di tutti”.

Il presidente della Società italiana di diabetologia Francesco Purrello, ha dichiarato in proposito: “La Sid si è più volte offerta di colmare questo gap, facendo informazione sull’argomento diretta agli insegnanti, agli studenti, al personale non insegnante. Non serve essere un medico per gestire una crisi ipoglicemica, almeno al suo esordio. Imparare a riconoscerne i sintomi, a misurare la glicemia con un glucometro, a somministrare il giusto ‘antidoto’ (delle bustine di zucchero, una bevanda zuccherata, l’iniezione di glucagone nei casi più impegnativi) è qualcosa alla portata di tutti. E conoscere le ‘istruzioni per l’uso’ aiuterebbe a risparmiare queste tristi storie di ordinaria discriminazione, dovute non alla cattiveria di qualcuno, ma all’ignoranza (intesa come non conoscenza) di molti”.

“Le persone con diabete -conclude Purrello- non possono e non devono essere discriminate a causa della loro condizione. La società civile si deve prodigare per rimuovere gli ostacoli, non per crearne di inutili, ingiusti e traumatizzanti”.

Una campagna di informazione e comunicazione di Agd Italia

Un positivo esempio di società civile che si mobilità per rimuovere questi ostacoli viene proprio in queste settimane, da Agd Italia, Coordinamento tra le associazioni italiane giovani con diabete, che ha lanciato una campagna di informazione sul diabete di tipo 1 con un videospot il cui testimonial è l’attore Leonardo Pieraccioni (più informazioni sul sito dell’associazione)

La Campagna di comunicazione si chiama “Accendi la testa e fai girare la voce” e intende appunto “informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sul diabete in età pediatrica e giovanile” che riguarda circa 20mila ragazzi e bambini italiani , che si affianca ad altre iniziative di Agd “per un corretto inserimento scolastico e qualificato sostegno psicologico associato alla terapia insulinica”.

Il presidente di Agd Italia Lamenza: ”La sintesi del nostro messaggio è l’invito a informarsi per evitare che i giovani con diabete possano essere discriminati da atteggiamenti dovuti a una errata conoscenza di questa patologia e che vengano loro precluse opportunità personali e professionali”.

”La sintesi del messaggio che abbiamo voluto lanciare con questo spot –commenta il presidente di Agd Italia Giovanni Lamenza- è l’invito a informarsi per evitare che i giovani con  diabete possano essere discriminati da atteggiamenti dovuti a una errata conoscenza di questa patologia e che vengano loro precluse opportunità personali e professionali”. Proprio situazioni del genere di quelle segnalate dalla Sid.