Un ruolo più attivo del medico di famiglia nella cura del diabete è quanto auspicano e richiedono le società scientifiche dei diabetologi e degli endocrinologi italiani.

In un comunicato congiunto, la Associazione medici diabetologi (Amd), la Società italiana di diabetologia (Sid) e la Società italiana di endocrinologia (Sie) sottolineano l’importanza di rafforzare il coinvolgimento e la cooperazione con i medici di medicina generale (mmg) per garantire alle persone con diabete la migliore assistenza possibile.

Le associazioni scientifiche dei diabetologi e degli endocrinologi italiani auspicano un ruolo maggiore dei medici di medicina generale e una sempre più stretta collaborazione integrata tra specialisti e mmg nella cura e assistenza delle persone con diabete.

Si stima che circa il 50% dei diabetici siano seguiti dai medici di base, che con i loro pazienti hanno un rapporto di conoscenza privilegiato, e già questo dato dimostra quanto sia importante la loro figura in questo campo, in coordinamento con gli specialisti. Appare quindi naturale che il loro ruolo sia incrementato, cominciando con la eliminazione di alcune limitazioni alla loro facoltà di prescrizione (come si è spesso fatto notare, i mmg non possono prescrivere alcuni farmaci innovativi antidiabete validi e sicuri, che restano prerogativa dello specialista diabetologo – vedi anche sul nostro sito qui e qui).

Su questo punto cruciale, Amd, Sid e Sie, prendendo spunto dalla recente decisione ufficiale della Agenzia italiana del farmaco (Aifa) che consente la prescrizione in rimborsabilità dei nuovi anticoagulanti orali anche da parte dei medici di medicina generale, “auspicano quanto prima il raggiungimento di una condizione analoga anche per quanto concerne i farmaci innovativi per la cura del diabete mellito”.

Amd-Sid-Sie: “Oggi l’opportunità che i medici di medicina generale possano prescrivere in regime di rimborsabilità le terapie innovative per il diabete resta cruciale”.

La questione era stata posta più volte negli ultimi anni non soltanto dai diabetologi, ma anche dagli stessi medici di base, dalle associazioni dei pazienti (ed era stata sollevata pure in Parlamento) e anche dopo l’arrivo dell’emergenza Covid continua a essere centrale (sul tema si è pronunciata di recente in modo esplicito anche la American diabetes association, come potete leggere qui).

“Oggi -scrivono le società scientifiche italiane- l’opportunità che i medici di medicina generale possano prescrivere in regime di rimborsabilità le terapie innovative per il diabete resta cruciale per tutte le ragioni che erano già valide prima della pandemia. Prima fra tutte la necessità di concorrere in modo sostanziale al superamento delle disparità di accesso ai farmaci innovativi, ancora evidenti nel nostro Paese. Una non pari opportunità di cura, spesso su base regionale, che dipende non solo dalle differenti politiche di rimborso delle terapie adottate dalle singole Regioni, ma anche dall’impossibilità della prescrizione in regime di rimborsabilità dei ‘nuovi’ farmaci da parte della medicina generale”.

Un modello di gestione integrata della persona con diabete

Il maggiore coinvolgimento dei medici di famiglia è coerente con l’idea forte e largamente condivisa non solo tra gli specialisti, ma anche dai provvedimenti di legge che riguardano il diabete (come il Piano nazionale del diabete), di “team diabetologico” e di “rete integrata di assistenza” quali principi fondamentali per offrire le cure più efficaci a ogni paziente diabetico. Altro concetto fondamentale, in questo contesto, è quello di “triage della fragilità”, ossia l’importanza di individuare e selezionare i pazienti più fragili, che richiedono terapie più incisive, rispetto a quelli che hanno bisogno di cure di minore intensità.

“È fondamentale -argomentano infatti Amd, Sid e Sie- che i medici di famiglia “salgano a bordo” con un ruolo più attivo nella presa in carico della persona con diabete, secondo un nuovo modello di gestione integrata basato sul “triage della fragilità” della persona con diabete. Questo implica da un lato colmare il gap sul fronte dell’impiego di terapie che hanno fornito evidenze molto solide in merito alla loro efficacia e sicurezza nel migliorare gli esiti cardiovascolari e renali del diabete. Ciò implica anche, dall’altro lato, diventare sempre più parte attiva di quella rete clinica, che, sfruttando al meglio gli strumenti innovativi sia farmacologici sia telematici, renda più agevole e cost-effective la fruizione dell’assistenza specialistica da parte del paziente”.

Diabetologo e medico di medicina generale come “nodi imprescindibili” di una “rete virtuosa” di assistenza alle persone con diabete.

Per le tre società scientifiche è quindi essenziale la stretta collaborazione tra diabetologi e mmg: “Il diabetologo e il medico di medicina generale saranno nodi imprescindibili di questa rete virtuosa. Lo specialista diabetologo sarà il regista del percorso di cura, con il compito di inquadrare la persona con diabete alla diagnosi e l’incarico del periodico triage della fragilità, necessario per indirizzarla nel luogo di cura più appropriato ai suoi bisogni. Il medico di medicina generale sarà il più vicino punto di riferimento per la persona con diabete quando il suo percorso terapeutico non preveda alta intensità di cura”.