In Campania il diabete è molto diffuso, al punto da dare alla regione un primato che certo preferirebbe non avere, quello della mortalità per diabete più alta d’Italia, che si accompagna a una percentuale di persone diabetiche superiore alla media nazionale (il 6,7% contro il 5,8%). La recente adesione di Napoli al programma internazionale Cities Changing Diabetes potrà contribuire a comprenderne le ragioni e a prendere iniziative per prevenire e contrastare l’espansione della patologia, fungendo da modello anche per altre realtà.
In Campania il diabete ha una forte presenza: ha una diffusione superiore alla media nazionale e causa un tasso di mortalità che è il più alto d’Italia.
Questi dati sul diabete in Campania suggeriscono che la diffusione della patologia abbia molto a che vedere con il fenomeno del “diabete urbano”, che l’iniziativa Cities Changing Diabetes (realizzata da University College London e il danese Steno Diabetes Center, con la collaborazione di istituzioni nazionali e amministrazioni locali, mondo universitario e società civile e con il contributo non condizionato di Novo Nordisk) da anni sta studiando in città di tutto il mondo.
Il programma si propone di individuare e approfondire la relazione tra il modo di vita cittadino e lo sviluppo del diabete di tipo 2, accertata già da molte indagini (sul tema si veda sul nostro sito qui, qui e qui).
Il caso campano è significativo sotto questo punto di vista, perché i dati sul diabete in Campania si associano a una forte urbanizzazione, con la città metropolitana di Napoli che conta circa 3 milioni di abitanti sui circa 6 totali della regione e con un’elevata densità abitativa (la maggiore d’Italia, mentre per popolazione è la terza).
Ecco perché è di grande importanza e interesse che anche Napoli sia entrata a far parte del progetto Cities Changing Diabetes, che in Italia è coordinato da Health City Institute, in collaborazione con Anci, Intergruppo parlamentare “Qualità di vita nelle città” e oltre 150 partner istituzionali, scientifici, appartenenti alla società civile.
I dati dell’Istat e dell’Health City Institute ci dicono dunque che nella città metropolitana di Napoli risiedono oltre 200mila persone con diabete, pari al 6,7% della popolazione, percentuale decisamente maggiore della media nazionale, che è pari al 5,8%
Inoltre, la Campania ha il tasso di mortalità per diabete più alto d’Italia: 5,3 decessi per 10.000 abitanti. E a Napoli, in particolare, il tasso è del 4,9 per 10.000 abitanti.
In Campania c’è un alto tasso di sedentarietà, tipico della vita cittadina, che favorisce lo sviluppo di obesità e diabete di tipo 2.
Una prima spiegazione per queste percentuali elevate viene dalla forte propensione alla sedentarietà (una tipica caratteristica della vita in città, che favorisce lo sviluppo di obesità e diabete di tipo 2) che si riscontra in Campania, anche in questo caso con un tasso superiore alla media nazionale.
Risulta infatti che il 54,7% dei campani non praticano alcuna attività fisica, rispetto al 36,6% della media italiana.
Inoltre, il 38,4% della popolazione campana è in sovrappeso contro il 31,6% della media nazionale.
Commenta così Pietro Buono, dirigente della Struttura Supporto tecnico operativo Direzione Generale Salute, della Regione Campania: “Rafforzare e accelerare azioni finalizzate a prevenire il diabete e le sue complicanze, così come a contrastare la diffusione del sovrappeso e dell’obesità è fondamentale. In questo contesto l’urbanizzazione può rappresentare un pericoloso fattore di rischio, che favorisce lo sviluppo di diabete e obesità e peggiora gli esiti di queste patologie. In particolare, alcuni dati recenti dimostrano che il basso livello socioeconomico presente in alcune aree metropolitane può favorire la comparsa del diabete: questo dovrebbe essere motivo di attenta riflessione nelle politiche sanitarie per assicurare un reale miglioramento dello stato di benessere della collettività”.
Esposito (Health City Institute): l’aumento dell’incidenza di patologie non trasmissibili come diabete e obesità è da attribuire a maggiori livelli di urbanizzazione, invecchiamento delle popolazioni, stili di vita sedentari e diete alimentari non salutari.
Secondo Katherine Esposito, presidente del Comitato scientifico Cities Changing Diabetes Napoli, Health City Institute, “oggi è centrale il rapporto tra salute e ambiente: l’aumento dell’incidenza di malattie non trasmissibili come diabete e obesità, è da attribuire a maggiori livelli di urbanizzazione, invecchiamento delle popolazioni, stili di vita sedentari e diete alimentari non salutari. Per assicurare che la salute sia presente in tutte le politiche e per garantire città più sostenibili, più vivibili e più salutari, serve un impegno comune tra amministratori locali, sindaci, Regioni, Parlamento e Governo”.
Chiosa Andrea Lenzi, presidente di Health City Institute e del Comitato nazionale Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita – Presidenza Consiglio dei ministri: “Parlare di urban health e diabete urbano oggi è fondamentale e prioritario: si tratta di una sfida globale, per la quale le città sono chiamate a diventare centri di innovazione nella gestione e nella risposta ai fenomeni epidemiologici in atto. Una strategia efficace richiede un approccio multidisciplinare e trasversale, in cui i saperi, a partire da quello medico e scientifico, possano supportare le scelte di salute pubblica da parte di decisori politici così come dei cittadini stessi. La città metropolitana di Napoli sta sperimentando questa alleanza, che senza dubbio potrà rappresentare un modello per tutto il territorio regionale cui ci rivolgiamo”.
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