La sana alimentazione è parte integrante fondamentale della terapia del diabete, sia di tipo 1 sia di tipo 2, e la dieta mediterranea continua a essere il migliore modello a cui ispirarsi per formulare un corretto piano nutrizionale a misura delle esigenze di ogni singola persona. Ne abbiamo parlato più volte (per esempio, qui, qui e qui) e ora torniamo sull’argomento perché il tema è stato al centro della seconda giornata degli incontri di studio e approfondimento della Winter School 2023 di Motore Sanità, svoltasi a Pollenzo (Cuneo), in particolare con l’intervento della dietista Valentina Ponzo, del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università degli Studi di Torino.

Valentina Ponzo (Università di Torino): “L’importanza di una corretta alimentazione, ispirata al modello della dieta mediterranea, nella prevenzione delle patologie cardiovascolari e del diabete e il ruolo della terapia dietetico-nutrizionale nel trattamento di queste patologie sono ampiamente riconosciuti dalla comunità scientifica”.

Secondo Valentina Ponzo, infatti, c’è un generale consenso sul fatto che la dieta mediterranea non soltanto è efficace nella prevenzione di molte patologie, come il diabete e altre a esso correlate (malattie cardiovascolari, ipercolesterolemia, obesità), ma anche nel trattamento di queste condizioni.

Spiega dunque Ponzo: “L’importanza di una corretta alimentazione, ispirata al modello della dieta mediterranea, nella prevenzione delle patologie cardiovascolari e del diabete e il ruolo della terapia dietetico-nutrizionale nel trattamento di queste patologie sono ampiamente riconosciuti dalla comunità scientifica”.

Inoltre, continua la dietista, “l’intervento dietetico nel trattamento dell’ipercolesterolemia familiare si va ad aggiungere alla terapia farmacologica determinando un ulteriore modesto abbassamento dei livelli circolanti di colesterolo Ldl e contribuendo così a potenziare l’impatto dei farmaci ipolipemizzanti. Inoltre, l’intervento dietetico può ridurre l’eccesso ponderale e migliorare gli altri fattori di rischio cardiovascolare”.

I criteri fondamentali dell’alimentazione mediterranea

Esistono alcuni criteri generalmente validi per identificare una sana alimentazione basata sulla dieta mediterranea. Vediamo come li sintetizza l’autorevole American diabetes association (Ada), precisando che non esiste un modello rigido di dieta mediterranea, ma che le diverse varianti hanno caratteristiche comuni sintetizzabili come segue.

  • Alimenti di origine vegetale: abbondanti quantità di frutta e verdura; pane e altre forme di cereali; fagioli, noci, semi.
  • Ridotti al minimo gli alimenti lavorati e processati: originariamente, il modello mediterraneo era l’alimentazione dei poveri e, come tale, comprendeva cibi prodotti localmente e freschi di stagione.
  • Limitate quantità di dolci: il tipico dessert quotidiano è a base di frutta fresca.
  • Grassi di alta qualità: l’olio d’oliva è la principale fonte di grassi.
  • Basso o moderato consumo di latticini (formaggio e yogurt).
  • Proteine: carne rossa e uova vanno consumate in piccole quantità e non frequentemente.
  • Moderato consumo di pesce.
  • Alcol da assumere in basse o moderate quantità e soltanto durante i pasti.
  • Erbe aromatiche e spezie al posto del sale per aggiumgere sapore ai cibi.

Anche Ada ribadisce che, secondo la maggioranza degli studi sull’argomento, seguire i principi della alimentazione mediterranea contribuisce a migliorare il controllo glicemico e a ridurre il rischio cardiovascolare nelle persone con diabete di tipo 2 e a diminuire le probabilità di sviluppare il diabete nei soggetti a rischio.

Se la dieta mediterranea bilanciata rimane il principale punto di riferimento per una corretta alimentazione anche nel trattamento del diabete, è però poi necessario personalizzare la composizione ottimale degli alimenti da assumere per ogni diverso paziente.

Ancora scarsa l’aderenza dei pazienti alle raccomandazioni nutrizionali

Un altro aspetto della questione è quello dell’aderenza al programma dietetico: una volta stabilita la dieta giusta con il proprio medico, il paziente deve rispettarla. Ma non sempre ciò avviene, come osserva Valentina Ponzo: “I dati dimostrano una scarsa aderenza alle raccomandazioni nutrizionali e il progressivo peggioramento dell’indice di massa corporea nei pazienti seguiti dalle strutture diabetologiche. Questo impone sicuramente una riflessione su come migliorare la compliance alla terapia medico-nutrizionale. Inoltre, dati di letteratura dimostrano come un programma integrato di intervento sullo stile di vita (educazione terapeutica, esercizio fisico, dieta) avrebbe anche un importante risvolto economico riducendo in modo significativo i costi per farmaci ipoglicemizzanti”. (SV)

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