La nefropatia diabetica, la complicanza che colpisce i reni, è una delle più gravi conseguenze di un diabete mal gestito e mal controllato e può riguardare sia il diabete di tipo 1 sia quello di tipo 2. Si stima che i problemi renali riguardino più di un milione di persone con diabete e che due diabetici su dieci siano costretti a ricorrere alla dialisi, la terapia fisica sostitutiva che serve a svolgere, attraverso un apposito apparecchio, quella funzione depuratrice che i reni non riescono più a esercitare.

Toscano (Associazione medici endocrinologi): la nefropatia diabetica è oggi la principale causa di insufficienza renale cronica nel mondo occidentale.

La nefropatia diabetica è stata al centro dei lavori del recente congresso di marzo, a Napoli, della Associazione medici endocrinologi (“Ame Diabetes Update 2018″). Il presidente dell’associazione Vincenzo Toscano, sottolinea che “circa il 30-40% dei pazienti diabetici sviluppa una nefropatia diabetica, che è oggi la principale causa di insufficienza renale cronica nel mondo occidentale. La nefropatia diabetica provoca una perdita progressiva e irreversibile della funzione renale e complicanze derivanti dalla ridotta funzione del rene. L’insufficienza renale cronica risulta in netto aumento in tutto il mondo anche a causa dell’invecchiamento medio della popolazione e del conseguente incremento delle sue cause principali che sono il diabete e l’ipertensione”.

La prevenzione delle complicanze renali si basa sul controllo dei valori fondamentali (glicemia, pressione, livello dei grassi), sulla pratica regolare di sani stili di vita (alimentazione equilibrata e attività fisica regolare), su esami periodici che consentano una diagnosi precoce.

La prima risposta al rischio di sviluppare la complicanza va cercata nella prevenzione. E’ essenziale quindi tenere sotto controllo i valori glicemici, la pressione arteriosa e il livello dei grassi. E’ fondamentale, dal punto di vista della prevenzione, adottare e osservare con costanza salutari stili di vita, soprattutto seguendo una alimentazione equilibrata e praticando un’attività fisica regolare, comportamenti che contribuiscono a mantenere i valori dei parametri clinici ai livelli raccomandati.

Per verificare la condizione dei reni e arrivare a una diagnosi tempestiva di una eventuale complicanza esiste uno specifico esame delle urine per rilevare la microalbuminuria, che in generale andrebbe eseguito una volta l’anno. Secondo gli Standard italiani per la cura del diabete mellito 2016, elaborati da Associazione medici diabetologi (Amd) e Società italiana di diabetologia (Sid), il controllo andrebbe fatto annualmente dall’età di dieci anni o dopo cinque anni di durata della patologia. Il medico può eventualmente prescrivere una differente periodicità dell’esame a seconda della particolare condizione personale del paziente.

Come spiega Giorgio Borretta, del Gruppo di lavoro Diabete dell’Ame, “il rene ha un ruolo fondamentale nella regolazione del metabolismo degli zuccheri ed è uno dei principali organi bersaglio delle complicanze del diabete. Per prevenire il danno renale nei pazienti diabetici occorre agire a più livelli, sia modificando lo stile di vita con abolizione del fumo, miglioramento dell’alimentazione e introduzione di attività fisica regolare, sia controllando in modo ottimale i livelli di glicemia, pressione arteriosa e di grassi circolanti. Tutto ciò anche grazie a nuovi farmaci ipoglicemizzanti e ipolipemizzanti che consentono di ritardare l’insorgenza e di rallentare la progressione del danno renale. Per la prevenzione della nefropatia diabetica è molto importante la diagnosi precoce, per cui le persone con diabete devono sottoporsi periodicamente all’esame delle urine con la rilevazione dell’escrezione urinaria di albumina. La cadenza di questo esame è variabile a seconda del tipo di diabete e dell’età di insorgenza della malattia”.

Loreto Gesualdo, presidente della Società italiana di nefrologia (Sin), osserva: “Ben 2 persone con diabete su 10 entrano in dialisi e questo ci porta a dire che non si sono fatti sufficienti sforzi per l’identificazione precoce del danno renale al fine di evitare il ricorso alla dialisi o al trapianto di rene, mentre una corretta diagnosi consentirebbe un più appropriato approccio terapeutico”.

Ma che cosa si può fare quando la nefropatia è avanzata e il funzionamento dei reni è compromesso?

Argomenta Silvio Settembrini, Gruppo di lavoro Diabete Ame: “Uno degli esiti finali della nefropatia diabetica è la dialisi. È tuttavia interessante sottolineare che l’incidenza di malattia renale terminale nei pazienti diabetici è in continua diminuzione dal 1998 con un decremento annuale del 2-4%, verosimilmente come conseguenza del continuo miglioramento delle terapie. Nonostante la sopravvivenza in dialisi dei pazienti con diabete sia ridotta del 20-30% rispetto ai pazienti con altre patologie, essa tende nel tempo ad avvicinarsi sempre di più a quella dei pazienti non diabetici”.

L’altra via terapeutica percorribile è quella del trapianto di rene. Dice Olga Disoteo, Gruppo di lavoro Diabete Ame: “La migliore terapia sostitutiva della funzione renale quando questa è irrimediabilmente compromessa è il trapianto renale anche per le persone con diabete, che non costituisce motivo di esclusione. Il trapianto di rene, rispetto alla dialisi, riduce il rischio di morte e incrementa l’aspettativa di vita. Nei pazienti con diabete è preferibile la donazione da donatore vivente, in quanto riduce il tempo di attesa, è programmabile e in genere presenta un miglior grado di compatibilità, consentendo una maggiore sopravvivenza dell’organo trapiantato. Tuttavia, il solo trapianto di rene non tutela dalla possibilità di una recidiva della nefropatia diabetica, che è purtroppo molto frequente anche per gli effetti negativi che i farmaci immunodepressori possono avere sul diabete”.

Di nefropatia diabetica abbiamo parlato altre volte su tuttodiabete.it. Potete approfondire l’argomento leggendo qui, qui e qui.