Come funziona oggi l’assistenza diabetologica in Italia? E come funzionerà domani? Abbiamo visto recentemente le posizioni delle associazioni dei pazienti (si veda sul nostro sito qui). Ora vediamo che cosa ne pensano i diabetologi della Sid, riunitisi a fine 2021 a Riccione per il forum “Panorama Diabete”.

Il presente e il futuro dell’assistenza diabetologica in Italia, secondo i diabetologi della Sid. Come riorganizzarla dopo la pandemia e in vista dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza?

Come qualcuno dei nostri lettori ricorderà, le associazioni dei pazienti con diabete da un lato hanno espresso l’esigenza di rafforzare l’assistenza diabetologica in Italia, colmando le lacune del sistema evidenziate dall’emergenza Covid, e dall’altro hanno manifestato la preoccupazione che possa essere invece malauguatamente (e incomprensibilmente) ridimensionata.

I diabetologi di Sid e Amd  sono molto attenti a queste problematiche: “Noi diabetologi -dice infatti Agostino Consoli, presidente della Sid- vogliamo essere parte attiva nella ridefinizione del nuovo piano assistenziale. Per questo, insieme ad Amd, abbiamo istituito un apposito tavolo tecnico consultivo, con il compito di elaborare proposte operative che aiutino a declinare le linee di indirizzo del Pnrr in relazione al diabete”.

La posta in gioco è importante, perché il Pnrr offre una grande occasione, che non si deve sprecare. Infatti, la cosiddetta “Missione 6 Salute” del Piano di ripresa e resilienza dà ampio rilievo al tema, cruciale nella sanità moderna, della cronicità, di cui il diabete è esemplare rappresentazione. Si parla quindi di ridisegnare l’assistenza territoriale puntando sulla medicina di prossimità, istituendo le case e gli ospedali di comunità e avvalendosi sempre più di servizi di telemedicina.

Ma come far sì che queste premesse costituiscano un passo avanti, e non uno indietro, per l’assistenza diabetologica in Italia?

Agostino Consoli: “Creare anche sul territorio delle forti unità di diabetologia, che possano lavorare in rete e interagire con le case di comunità. È giusto che il paziente cronico venga assistito quanto più possibile fuori dall’ospedale, ma è necessario che soprattutto sul territorio possa trovare strutture specialistiche di diabetologia  in grado di assisterlo in maniera ottimale”.

Consoli esprime così il suo punto di vista in proposito: “Ci auguriamo che la rete dei centri diabetologici, che tanto ha contribuito al benessere delle persone con diabete in Italia, non venga relegata nelle case di comunità e magari ridimensionata, ridotta cioè alla presenza del solo diabetologo, anziché del team. Riteniamo opportuno creare anche sul territorio delle forti unità di diabetologia, che possano lavorare in rete e interagire con le case di comunità. È giusto che il paziente cronico venga assistito quanto più possibile fuori dall’ospedale, ma è necessario che soprattutto sul territorio possa trovare strutture specialistiche di diabetologia in grado di assisterlo in maniera ottimale e multidimensionale. Per questo riteniamo fondamentale creare e/o potenziare fortemente centri diabetologici hub, che rappresentino lo snodo essenziale di una rete digitale integrata, che consenta l’interazione efficace con la medicina generale e con tutti gli specialisti coinvolti a nella gestione delle persone con diabete”.

Un altro, annoso, problema che riguarda il diabete, come tutta la sanità italiana, è quello della diversità di situazioni tra una Regione e l’altra, che implica inevitabilmente diseguaglianze ingiustificabili tra i cittadini, tanto meno accettabili quando si parla di salute.

Angelo Avogaro: “Purtroppo esistono forti difformità a livello delle singole Regioni nella gestione delle malattie croniche. Per questo la Sid auspica che in tutte le Regioni italiane, in modo uniforme, il cittadino con diabete possa essere seguito da un team diabetologico completo”.

Commenta infatti Angelo Avogaro, presidente eletto della Sid: “La omogeneità delle cure e dell’accesso a esse è un diritto inalienabile dei cittadini affetti da diabete. Purtroppo esistono forti difformità a livello delle singole Regioni nella gestione delle malattie croniche. Per questo la Sid auspica che in tutte le Regioni italiane, in modo uniforme, il cittadino interessato da questa malattia possa essere seguito da un team diabetologico completo e possa ricevere un counselling adeguato per ottimizzare lo stile di vita e affrontare le problematiche poste dalla convivenza con il diabete. In tutte le persone affette dalla patologia dovrebbe non solo essere raggiunto un compenso metabolico ottimale attraverso l’impiego di farmaci innovativi con comprovata azione di protezione cardio-vasculo-renale, ma anche effettuato un periodico screening approfondito delle complicanze a lungo termine del diabete”.

Oggi in Italia soltanto un paziente su tre è assistito da un centro diabetologico.

La Sid ricorda che oggi vi sono in Italia circa 4 milioni di persone con diabete diagnosticato, a cui vanno aggiunti 1,5-2 milioni di soggetti diabetici che non sanno di esserlo. Inoltre, solamente un paziente su tre è attualmente assistito presso un centro diabetologico (una limitazione importante, dato che al momento farmaci e device innovativi sono prescrivibili in gran parte solo dagli specialisti, come abbiamo spesso raccontato sul nostro sito – vedi, per esempio, qui e qui). Riorganizzare l’assistenza diabetologica in Italia significa quindi intervenire su questi nodi, avvicinando quanto più possibile il diabetologo e il team diabetologico alla popolazione.

“Ecco perché -argomenta infatti Avogaro- chiediamo da un lato che vengano fortemente potenziati i team diabetologici, dall’altro che si attui uno sforzo comune con la medicina generale per individuare e trattare tempestivamente i cittadini con nuova diagnosi di diabete, riferendoli, almeno per un primo inquadramento della patologia, ai servizi di diabetologia. Questi a loro volta dovranno collaborare in maniera efficace ed efficiente con il medico di medicina generale per una gestione integrata dell’assistito. In questo moderni strumenti tecnologici e informatici saranno di grande aiuto per seguire anche da remoto e con maggior continuità i pazienti con diabete, a rischio di complicanze o particolarmente fragili”.

“Questo schema -conclude Avogaro- avrà il vantaggio non solo di permettere al cittadino con diabete di essere comunque in contatto con lo specialista,ma anche di beneficiare di una più efficiente condivisione di dati e strategie tra diabetologo e medico di medicina generale”.