Contro la nefropatia diabetica, o malattia renale diabetica, i nefrologi della Sin (Società italiana di nefrologia) e i diabetologi della Sid (Società italiana di diabetologia) hanno stabilito una alleanza tra specialisti per rendere più efficaci il trattamento e la gestione di una delle più severe e frequenti complicanze del diabete.
La stretta collaborazione tra le due società scientifiche ha portato alla elaborazione di un documento congiunto (intitolato “Storia naturale della malattia renale nei soggetti con diabete e trattamento dell’iperglicemia nei pazienti con diabete di tipo 2 e insufficienza della funzione renale”), presentato al recente congresso della Sin a Rimini e pubblicato in inglese sulle riviste scientifiche internazionali Journal of Nephrology e Nutrition Metabolism & Cardiovascular Disease (Diabetic kidney disease: New clinical and therapeutic issues. Joint position statement of the Italian diabetes society and the Italian society of nephrology on “The natural history of diabetic kidney disease and treatment of hyperglycemia in patients with type 2 diabetes and impaired renal function” – Autori del lavoro: Giuseppe Pugliese, Giuseppe Penno, Andrea Natali, Federica Barutta, Salvatore Di Paolo, Gianpaolo Reboldi, Loreto Gesualdo, Luca De Nicola).
Il documento si concentra sul tema del trattamento dell’iperglicemia in pazienti con diabete di tipo 2 e malattia renale cronica e anticipa la pubblicazione di linee guida scientifiche ufficiali in materia, attualmente in elaborazione e previste per l’anno prossimo, 2020.
Il 40% delle persone con diabete di tipo 2 ha una forma di malattia renale, un milione e mezzo di italiani ne soffre. Il documento congiunto di nefrologi e diabetologi indica agli specialisti come affrontare e trattare il più efficacemente possibile questa importante complicanza del diabete.
Gli specialisti riassumono alcune cifre che fotografano l’impatto di questa complicanza: ne soffrono, con diversi gradi di gravità, il 40% delle persone con diabete, il che significa che circa un milione e mezzo di italiani ha una forma di nefropatia diabetica. Il diabete è la prima causa di insufficienza renale nel mondo ed è responsabile del 25-40% dei casi di dialisi. La nefropatia diabetica, oltre a rappresentare un danno per il funzionamento di organi fondamentali come i reni, è un’insidia anche per il cuore: Sin e Sid parlano di “rischio cardiovascolare elevatissimo”.
La nefropatia diabetica può colpire individui con entrambi i tipi di diabete. Secondo i dati citati dal documento, le percentuali, in ogni caso rilevanti, sono però differenti: la nefropatia diabetica riguarda circa il 30% dei diabetici di tipo 1 e il 40% delle persone con diabete di tipo 2.
Luca De Nicola, presidente scientifico del Congresso Sin 2019, sottolinea che “la malattia renale diabetica è un tema di grande attualità sia per il suo impatto sociale, sia per il peso economico che rappresenta per il Servizio sanitario nazionale. Se infatti nelle ultime due decadi le complicanze del diabete come l’infarto o ictus hanno registrato un decremento, l’insufficienza renale dialitica non è affatto diminuita”.
Prima arma contro questa complicanza sono controlli ed esami frequenti e regolari che permettano di arrivare all’individuazione dell’insorgenza quanto prima possibile. Sid e Sin sottolineano in proposito che, alla luce delle più recenti ricerche scientifiche, lo screening e la diagnosi di nefropatia diabetica non si può più limitare al classico esame della microalbuminuria, ma, per individuare un eventuale problema ai reni, si dovrà sempre misurare anche il livello della creatinina nel sangue. I livelli di albumina nelle urine e di creatinina nel sangue sono indicatori di una eventuale compromissione della funzione depuratrice dei reni. Se in passato la ricerca della albumina nelle urine era l’esame fondamentale per scoprire una nefropatia, oggi risulta opportuno eseguire, oltre a quello, anche la misurazione della creatininemia, perché si è rilevato che può verificarsi insufficienza renale anche senza albuminuria.
Il documento Sin-Sid infatti sottolinea la eterogeneità della complicanza renale diabetica: sono stati individuati, oltre al classico tipo “albuminurico”, anche nuovi tipi, come “insufficienza renale non albuminurica” e declino della funzione di filtrazione indipendente dalla presenza di albumina nelle urine. Ecco perché l’esame della microalbuminuria deve essere accompagnato da quello della creatininemia.
Se è vero che la diffusione della malattia renale diabetica non è diminuita, sono però cresciute le opzioni terapeutiche per contrastarla, grazie alla disponibilità di nuovi farmaci che, oltre a ridurre la glicemia, hanno una funzione protettiva cardiorenale: possono ridurre la progressione verso la dialisi e diminuire il rischio cardiovascolare in soggetti con insufficienza renale.
Il paper delle due società scientifiche sottolinea d’altra parte anche i progressi compiuti dalla terapia nel corso degli anni più recenti, passi avanti che consentono di curare e gestire meglio le problematiche della nefropatia diabetica. Le opzioni terapeutiche per i pazienti con diabete di tipo 2 e compromessa funzione renale sono sostanzialmente aumentate, permettendo così un migliore trattamento di questi casi.
Sono infatti oggi disponibili nuovi farmaci anti-iperglicemici che non causano ipoglicemia e aumento di peso e in certi casi possono fornire una protezione cardiorenale. De Nicola ricorda in particolare “la disponibilità di nuove efficaci armi terapeutiche, costituite dai farmaci inibitori Sglt-2, che, oltre ad abbassare la glicemia, possono arrivare a ridurre del 30% la progressione verso la dialisi e diminuire il rischio cardiovascolare in pazienti che hanno già un’insufficienza renale”.
Sono state anche riconsiderate e ampliate le possibilità di utilizzo della classica metformina in caso di problematiche renali.
Commenta il presidente della Sid Francesco Purrello: “Quest’iniziativa congiunta delle due società vuole mettere a fuoco le principali questioni aperte relative alla malattia renale nel diabete, che rappresenta una delle più temibili complicanze di questa patologia. In particolare, si vuole fornire ai diabetologi e ai nefrologi una visione aggiornata di tutti gli aspetti di una complicanza che è in continuo mutamento e che a tutt’oggi non siamo ancora in grado di controllare in maniera efficace. Per questo è necessario richiamare gli specialisti coinvolti a uno sforzo unitario e coerente e fornire loro gli strumenti adeguati affinché ciò si traduca in una migliore gestione della malattia renale nel diabete, nelle sue varie fasi: da quelle iniziali, che sono di competenza prevalente del diabetologo, a quelle più avanzate, che sono di competenza prevalente del nefrologo”.
Per approfondire questi argomenti potete leggere sul nostro sito questo articolo.
Per leggere il testo in inglese del documento Sin-Sid, potete cliccare qui e qui.