La neuropatia diabetica è una complicanza del diabete molto seria e colpisce una persona con diabete su tre e può manifestarsi in varie forme come, per esempio, dolori alle gambe, grosse difficoltà digestive, disturbi della vita sessuale. È una complicanza molto invalidante, ma non abbastanza conosciuta.

Secondo gli ultimi dati epidemiologici (forniti dal professor Andrea Truini, dell’Università La Sapienza di Roma) in Italia il 36% delle persone con diabete presenta una polineuropatia (una percentuale vicina a quella di altri Paesi europei come Francia e Gran Bretagna) e il 13% ha polineuropatia dolorosa. Ma -osserva la Società italiana di diabetologia- c’è ancora una scarsa conoscenza di questi disturbi, sia nei pazienti, sia nell’opinione pubblica sia da parte di molti medici. Per questa ragione il paziente tende “a non parlare dei propri disturbi (tranne in casi estremi), se non adeguatamente sollecitato dal medico” e dunque non riceve una diagnosi e una terapia che potrebbe alleviarli.

Per parlarne diffusamente al tema è stato recentemente dedicato un convegno internazionale, che si è tenuto all’inizio di settembre a Roma, il “Neurodiab”, promosso dal’omonimo gruppo di studio sulla neuropatia diabetica dell’Easd (European society for the study of diabetes), presieduto dall’italiana Simona Frontoni, docente di Endocrinologia presso l’Università Tor Vergata di Roma e presidente della sezione Lazio della Società italiana di diabetologia.

Simona Frontoni (Easd e Sid): “La neuropatia diabetica fa parte delle complicanze croniche del diabete e interessa quasi tutti gli organi e apparati”.

Inquadra così la problematica la professoressa Simona Frontoni: “La neuropatia diabetica fa parte delle complicanze croniche del diabete e interessa quasi tutti gli organi e apparati. Si distingue in una forma periferica e in una forma autonomica. La prima interessa i nervi periferici, soprattutto degli arti inferiori; quella autonomica interessa l’innervazione simpatica e vagale del nostro organismo e in quanto tale va a colpire quasi tutti gli organi. La forma più importante e pericolosa di neuropatia autonomica è quella cardiovascolare, in quanto è responsabile di un’altissima percentuale di morti nel soggetto diabetico proprio perché colpisce la regolazione autonomica del cuore e della pressione arteriosa ed è quindi associata a un’elevata morbilità e mortalità. La neuropatia autonomica può interessare anche il sistema gastrointestinale e quello urovescicale”. Ma esiste anche una forma di neuropatia “centrale”: “Abbiamo scoperto -aggiunge infatti Frontoni- che il sistema nervoso centrale è in qualche modo coinvolto nella neuropatia autonomica”.

Anche nel caso della neuropatia diabetica, il nemico numero 1 è l’iperglicemia. “Come tutte le complicanze croniche del diabete -spiega Frontoni- anche la neuropatia è causata dall’iperglicemia (e molto pericolosi sono anche gli sbalzi di glicemia, cioè la variabilità glicemica), che, attraverso meccanismi prevalentemente legati a un’attivazione dello stress ossidativo o dell’infiammazione o all’alterazione dei microvasi che portano nutrimento ai nervi, è responsabile dello sviluppo di neuropatia. Tutti questi meccanismi vanno a danneggiare (stato infiammatorio o di attivazione dello stress ossidativo) e portano in seguito a morte (apoptosi) le fibre nervose. Oggi sappiamo che il danno mielinico è molto precoce. Un’altra acquisizione recente è che le cellule gliali (o di supporto) sembrano avere un ruolo importante nella precocità del danno nervoso, perché sono quelle che in qualche modo garantiscono il nutrimento e le informazioni alla cellula nervosa”.

Se l’iperglicemia è l’avversario più pericoloso, un alleato fondamentale contro la neuropatia diabetica è la diagnosi precoce. Argomenta Simona Frontoni: “Per prima cosa è importante saperla riconoscere attraverso i suoi segni e sintomi. Nel caso della neuropatia autonomica, alcuni di questi sono piuttosto precoci e, anche se aspecifici, se ben inquadrati nel contesto clinico, possono aiutarci a porre un sospetto diagnostico. Per esempio, uno dei primi segni e sintomi della neuropatia diabetica è la disfunzione erettile (che nel diabetico può avere anche cause vascolari ma che spesso nasconde anche una neuropatia). Sintomi gastrointestinali, quali un rallentato svuotamento gastrico che dà un senso di ripienezza, possono essere un iniziale segno di neuropatia gastrointestinale. La presenza di una tachicardia fissa e di una scarsa modulazione della frequenza cardiaca sono un altro segno da valorizzare nella diagnosi; più avanti nel tempo compare l’ipotensione ortostatica, che è un segno importante, facile da individuare e che è fortemente diagnostico di neuropatia diabetica; purtroppo, bisogna anche ricordare che l’ipotensione ortostatica si associa anche a un aumento di mortalità e morbilità nella popolazione diabetica. Altro motivo per ricercarne attivamente la presenza. Per la forma periferica è molto importante l’esame del paziente, l’ispezione del piede, la valutazione del polso e il test del microfilamento, che insieme consentono di fare agevolmente diagnosi di neuropatia diabetica periferica, senza necessità di ricorrere a esami quali l’elettromiografia (Emg), necessaria solo quando si vuole fare una diagnosi differenziale della neuropatia diabetica”.

La professoressa Frontoni parla di test del microfilamento. Ecco di che cosa si tratta, secondo la definizione fornita dalla Sid: “si effettua toccando alcune parti predefinite del dorso e della pianta del piede del paziente con un microfilamento (una sorta di setola morbida, semirigida); estremamente facile da eseguire, è decisamente low cost e alla portata di ogni medico. Va a rilevare a livello del piede la percezione del filamento. La perdita della sua percezione è considerata un indice estremamente precoce di neuropatia diabetica, oltre che un indice prognostico negativo per piede diabetico (complicanza in stretta correlazione con la neuropatia)”. La medicina dispone oggi poi anche di altri test diagnostici più sofisticati per la individuazione della neuropatia diabetica nei suoi diversi aspetti quali Holter cardiaco e analisi spettrale, microperimetria retinica, microscopia confocale corneale, conduttanza cutanea elettrochimica.

Frontoni: “La terapia migliore e più efficace in assoluto della neuropatia diabetica è lo stretto controllo metabolico del diabete”.

“La terapia migliore e più efficace in assoluto della neuropatia diabetica -ricorda Frontoni- è lo stretto controllo metabolico del diabete. Per la neuropatia periferica, ci sono dati interessanti sull’utilizzo di alcuni integratori, quali l’acido alfa-lipoico (Ala) che, se assunto per lunghi periodi può dare risultati, soprattutto se iniziato precocemente. L’Ala è stato utilizzato anche nella neuropatia autonomica, ma con risultati meno robusti. Nel caso della neuropatia autonomica, si ricorre soprattutto a terapie sintomatiche, a strategie per l’ipotensione ortostatica e i vari disturbi disfunzionali, come le calze elastiche per facilitare il ritorno venoso, la caffeina per l’ipotensione ortostatica, i farmaci per la disfunzione erettile, i procinetici per la gastroparesi”.

Quando c’è neuropatia dolorosa si ricorre all’uso di farmaci per il dolore. “Per molti anni -prosegue la professoressa Frontoni- sono state utilizzate terapie del tutto aspecifiche (Fans, benzodiazepine, eccetera) con scarso beneficio. Oggi disponiamo invece di un certo numero di classi terapeutiche per il dolore”.

“Le forme dolorose e gravi sono purtroppo molto frequenti -conclude la docente- Per questo è così importante fare una diagnosi accurata. Troppo spesso i disturbi di questi pazienti vengono sottovalutati o considerati aspecifici”.